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Quirinale, parla Fitto (Fdi). La partita vista da Bruxelles

Con Berlusconi fino alla fine, poi decisivi per il Colle. Nel d-day del centrodestra Raffaele Fitto, eurodeputato di Fratelli d’Italia, traccia la road map conservatrice per il Quirinale. E racconta umori e malumori a Bruxelles

Mentre si attende la (vera) mossa di Silvio Berlusconi, si muove il fronte conservatore. Fratelli d’Italia ha davvero una sua alternativa sul tavolo per la corsa al Quirinale? La parola all’eurodeputato Raffaele Fitto, copresidente del Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei.

Fitto, lei ha partecipato alla riunione dell’esecutivo di FdI avente all’odg l’elezione del Presidente della Repubblica. Giorgia Meloni ha dichiarato di essere “pronta a convergenze più ampie se Berlusconi dovesse rinunciare a correre”. Partiamo da questo: la candidatura di Berlusconi è ancora in campo? E FdI la sostiene con lealtà e determinazione?

Finché Silvio Berlusconi è il candidato del centrodestra, Fratelli d’Italia lo sosterrà. Giorgia Meloni è stata molto chiara. Per noi ciò che conta è tenere unita la coalizione di centrodestra che ha una grande chance, ma solo se rimarrà compatta.

Avete un piano b? Potrebbe tracciare un identikit alternativo a quello di Berlusconi in linea con le vostre aspettative e che possa incontrare il consenso del centro-sinistra? 

Come ho detto prima il nostro candidato è Silvio Berlusconi. Se la sua candidatura non dovesse essere più in campo, il centrodestra deve trovare un’alternativa condivisa. Nel caso in cui Berlusconi decidesse in altro modo, Fratelli d’Italia è pronta ad avanzare le sue proposte. Ma di questo si parlerà solo nel caso in cui dovesse venir meno la candidatura di Berlusconi.

Lei mastica pane e politica da quando era un ragazzino. Pensa che finirà con l’elezione di Draghi più per disperazione che per convinzione? Non ritiene che in tale caso saremmo di fronte a un fallimento di tutte le forze politiche? 

Finché è in campo la candidatura di Berlusconi non ha senso parlare di altri nomi. Se successivamente alla candidatura di Berlusconi ci sarà un’altra candidatura, Draghi o altri, ragioneremo tutti insieme che posizione assumere. Il profilo delineato da FdI per la Presidenza della Repubblica è quello di un presidente patriota capace di difendere gli interessi nazionali e rappresentare l’Italia con autorevolezza.

A suo avviso, l’eventuale elezione di Draghi quali ripercussioni avrebbe sul governo e sul destino della legislatura? FdI è favorevole a una modifica della legge elettorale?

 La nostra posizione è chiara, e non da oggi. FdI ha sempre sostenuto che la via principale è quella di tornare al voto per dare finalmente voce agli italiani e tornare ad avere un governo legittimato dai cittadini. Non siamo disposti ad un altro governo con un Presidente del Consiglio non eletto, né tantomeno siamo per una modifica della legge elettorale in senso proporzionale.

Sono passati pochi giorni dalla scomparsa di David Sassoli, a cui sia lei che Giorgia Meloni avete reso un bel tributo. Come ha detto Gianni Letta, il clima di partecipazione corale e sincera visto in Parlamento e nel Paese, nel giorno della sua commemorazione, può rappresentare una lezione per i parlamentari e i grandi elettori chiamati a eleggere il nuovo Presidente?

Credo che la scomparsa del Presidente Sassoli, oltre a lasciare un vuoto in tutti noi, indipendentemente dall’appartenenza politica, abbia rappresentato un momento di riflessione su quello che deve essere la politica. Siamo, ormai, abituati a una politica urlata, nella quale spesso manca il rispetto per l’avversario e per le idee altrui. Le diversità di opinione come reale arricchimento, il rispetto come cifra distintiva del suo impegno politico, sono questi i principali insegnamenti di David Sassoli che la politica italiana dovrebbe apprendere e portare avanti, non solo nei prossimi giorni in cui sarà eletto il futuro Presidente della Repubblica, ma anche nei prossimi anni.

Il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, di cui FdI è membro, ha contribuito con il suo voto all’elezione di Roberta Metsola alla Presidenza del Parlamento europeo, ottenendo una vicepresidenza per il lituano Roberts Zile. Anche la Lega, che fa parte di Identità e Democrazia, ha votato per la nuova presidente, ma lo ha deciso all’ultimo senza ottenere nulla. Ci spiega questo paradosso per cui FdI è centrale e decisiva in Europa ma all’opposizione in Italia, mentre la Lega si presenta come governista e moderata in Italia ma isolata in Europa, dove paga le sue alleanze con Marine Le Pen e i tedeschi di AfD. Cosa vi differenzia sul piano politico-culturale dai vostri alleati di coalizione?

Il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei ha svolto un ruolo importante nell’elezione di Roberta Metsola a Presidente del Parlamento Europeo. Come gruppo Ecr siamo riusciti a rompere quel cordone sanitario che si era creato a inizio legislatura, riportando un nostro rappresentante nell’ufficio di presidenza. In questi mesi, ci siamo confrontati con le nostre idee e proposte con il PPE e la sua candidata, con la quale abbiamo diversi punti in comune e sono sicuro possiamo lavorare insieme nei prossimi anni per spostare il baricentro dell’Aula verso posizione di centro-destra. Noi come Fratelli d’Italia, e come gruppo Ecr, siamo stati sempre coerenti con le nostre posizioni e con le nostre visioni, ossia non un disegno disgregatore dell’Europa, ma un progetto che modifichi profondamente l’attuale assetto, rafforzando la cooperazione nel rispetto delle identità e delle prerogative dei diversi stati membri, rendendolo più vicino ai bisogni dei nostri cittadini. Detto questo, il voto a Metsola è un voto non per una maggioranza allargata, ma un voto per eleggere un Presidente politicamente sensibile alle nostre posizioni.

In Europa si discute sul ritorno delle vecchie regole di bilancio, sospese per la pandemia. Qual è la posizione del Gruppo che lei presiede? In esso hanno cittadinanza le posizioni anti-austerity di FdI? Sul tema crede che possa esserci una convergenza con le forze socialiste?

La riforma delle regole di bilancio sarà la madre di tutte le battaglie nei prossimi mesi. Modificare i meccanismi, pur nel rispetto e nella sensibilità del debito, è un fatto decisivo, non farlo e ritornare ai vecchi sistemi, ritornare a due anni fa, come se nulla fosse accaduto, sarebbe devastante e renderebbe molto poco credibili anche le politiche di sostegno sviluppate in questi anni, a partire dal Next Generation Eu. Il gruppo Ecr è pronto a confrontarsi con tutti i gruppi politici, non solo con i socialisti. Il Presidente Macron, rispondendo a un passaggio in Aula su questo tema, ha ribadito il fatto che non si può tornare alle vecchie regole, e nell’ultimo eurogruppo anche tra i cosiddetti “frugali” si è aperta una discussione in tal senso.

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