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Continuità e stabilità. La rielezione di Mattarella vista dagli Usa

L’accoppiata Mattarella-Draghi è senza dubbio la miglior carta che possiamo utilizzare per rafforzare la nostra posizione agli occhi degli alleati americani, senza che si debbano preoccupare troppo della probabile ristrutturazione del quadro politico italiano. Il commento di Simone Crolla, consigliere delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy

Dagli Stati Uniti, dove sono stato nella settimana delle elezioni che hanno portato alla rielezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la vista di ciò che accadeva in Italia era più lineare e meno caotica di come me la raccontavano gli amici italiani che hanno seguito questa settimana sull’ottovolante.

Appariva chiaro che le possibilità di trovare un accordo ampio che favorisse una convergenza tra le coalizioni e preservasse la maggioranza di governo era reso quasi impossibile dalla ferrea volontà di non voler toccare gli assetti di governo, lasciando a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Draghi. Una volta presa coscienza di questa situazione, escludendo il successo di una delle due parti, appariva evidente la necessità di dover chiedere un sacrificio all’attuale presidente della Repubblica, unico punto di caduta possibile in questo passaggio politico.
La logica ferrea della politica si è basata su due parole: continuità e stabilità.

Due parole che negli Stati Uniti hanno il sapore di un ottimo risultato, garantendo per il prossimo anno il tandem che ha permesso all’Italia di tornare alla ribalta come uno dei – se non il principale – alleato europeo degli Stati Uniti d’America. Il Presidente Mattarella, da sempre atlantista e sostenitore dell’importanza della relazione transatlantica, è un punto di riferimento per le autorità governative americane, avendo passato già 3 diverse amministrazioni (Obama, Trump e Biden) con la prospettiva di arrivare fino al 2029.

Lo stesso presidente ha già vissuto 2 legislature e 5 governi (Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi) con una finestra di tre legislature da gestire. Questo percorso fornisce ampia sicurezza ai nostri partner americani – politici, istituzionali ed economici – sull’affidabilità che il nostro Paese continuerà a dimostrare rispetto ai principali dossier di politica internazionale. Le sfide che si pongono in questo anno che separa l’Italia dalle elezioni politiche sono di primaria importanza: dall’implementazione del Pnrr alla gestione del riassetto internazionale, dalla necessità di stringere la relazione transatlantica, al cambiamento del quadro economico (questione energetica e inflazione in primis).

L’accoppiata Mattarella-Draghi è senza dubbio la miglior carta che possiamo utilizzare per rafforzare la nostra posizione agli occhi degli alleati americani, senza che si debbano preoccupare troppo della probabile ristrutturazione del quadro politico italiano, che porterà necessariamente alcune turbolenze all’interno del governo.

Questo rischio è parzialmente calmierato dalla presenza di forti interlocutori transatlantici quali il Ministro Giorgetti – il cui viaggio negli Stati Uniti a ottobre ha rafforzato la sua impronta atlantica – e il Ministro Guerini, pienamente affidabile agli occhi dell’Amministrazione Biden.

In definitiva, anche se arrivata in modo sorprendente per alcuni, la soluzione al rebus del Quirinale è apparsa chiara all’osservatore lontano dal “rumore politico”: una soluzione che dobbiamo sfruttare al meglio per arrivare in ordine al 2023 e con una maggiore consapevolezza delle attese nei nostri confronti e delle responsabilità che ci spettano all’interno dello scenario internazionale.



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