Il sistema politico sembra il regno dell’improvvisazione, per cui l’inquilino del Colle è diventata l’ultima trincea delle istituzioni repubblicane. Il commento di Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence e direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria
La vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica ha confermato l’ovvio.
Prima di tutto non si va al voto e quindi tutti i parlamentari possono ritornare tranquilli al proprio domicilio.
Si conferma che, come accade dal 1946, il capo dello Stato viene individuato tra due categorie: i presidenti dei rami del Parlamento e i presidenti o vice presidenti del Consiglio.
Il presidente, poi, come succede ininterrottamente dal 1999, è stato scelto tra un non eletto al Parlamento.
Il capo dello Stato continua a essere un esponente della vituperata Prima Repubblica,
in particolare è stato confermato un democristiano, proveniente da una famiglia che ha dato al Paese un ministro e un presidente di regione ucciso dalla mafia, primo delitto eccellente nella storia della Repubblica.
Per la seconda volta consecutiva un presidente uscente è succeduto a se stesso, invocato a gran voce da una parte rilevantissima del Parlamento, che non sapeva che pesci prendere.
I partiti hanno confermato la loro insostenibile leggerezza, con le etichette centro-destra e centro-sinistra che si rivelano in gran parte scatole vuote. Circostanza sempre più evidente che sta facendo comprendere a tanti, anche meno avvertiti, che davvero “il re è nudo”, perché è principalmente il sistema mediatico che rende credibile quello politico. Infatti, la realtà fa emergere fatti diversi da quelli raccontati dalla propaganda.
I ministri, inoltre, hanno dimostrato di avere più peso dei segretari di partito, vedi le doppie antinomie Salvini–Giorgetti e Conte–Di Maio.
Il sistema politico sembra il regno dell’improvvisazione, per cui l’inquilino del Colle è diventata l’ultima trincea delle istituzioni repubblicane.
Diciamo che è andata bene e che il sistema politico è rimasto stabile in Italia oltre che
autorevole in Europa con Mattarella, Capo dello Stato, e Draghi, Capo del Governo.
E, per onestà intellettuale, va rilevato che tutti e due si sono trovati in quei posti grazie a Matteo Renzi.
Il quotidiano “Il Manifesto” dopo le elezioni del 1983, che videro un arretramento della DC del 6 per cento, titolò “Non moriremo democristiani”.
Alla luce di quello che dopo quasi 40 anni sta succedendo, è bene rammentare quanto ammoniva Aldo Moro: “è possibile fare meglio, ma è ancor più facile fare peggio”.