Si conoscono bene e assieme hanno già lavorato per l’accordo sul nucleare iraniano. Oggi guidano le delegazioni di Washington e Mosca che si incontrano a Ginevra
Entrambi diplomatici di carriera. Settantadue anni lei, sessantuno lui. Sono Wendy Sherman e Sergei Alexeyevich Ryabkov, i due top diplomat che guidano le delegazioni di Stati Uniti e Russia ai tavoli dei negoziati di Ginevra, in Svizzera, sulla situazione in Ucraina. L’incontro nel territorio neutrale per eccellenza non è il primo tra i due diplomatici in seguito al faccia a faccia tra i presidenti Joe Biden e Vladimir Putin dello scorso giugno.
Lei, vicesegretaria di Stato, cioè numero due del dipartimento, arriva dal mondo di Bill Clinton e Madeleine Albright. Di entrambi – ex presidente ed ex segretaria di Stato – è stata special advisor. Alla seconda è legata anche nel mondo privato: infatti, è stata vicepresidente della società di consulenza Albright Stonebridge Group dalla fondazione nel 2009.
Lui, viceministro degli Esteri con deleghe per America, sicurezza e disarmo, è ritenuto dal ministro Sergei Lavrov l’uomo migliore per dialogare con gli Stati Uniti. Un po’ perché ha nel curriculum quattro anni da consigliere all’ambasciata russa a Washington all’inizio degli anni Duemila. Un po’ perché parla molto bene inglese. Un po’ perché ha famigliarità con la controparte.
I due, infatti, si conosco bene. Dai tempi delle trattative sull’accordo nucleare iraniano (Jcpoa) firmato nel 2015 (e da cui gli Stati Uniti sono usciti sotto l’amministrazione di Donald Trump). Erano loro i negoziatori capo di Stati Uniti e Russia. Mosca schierava già allora Lavrov, che è ministro dal 2004. Washington, invece, aveva John Kerry come segretario di Stato. Per il raggiungimento dell’intesa è stato “probabilmente utile” che i quattro si conoscessero, ha raccontato Sherman nel 2017 al portale Russia Matters, progetto lanciato dal Belfer Center for Science and International Affairs della Harvard Kennedy School. “Eravamo membri chiave della squadra che ha elaborato l’accordo tra gli Stati Uniti e la Russia per far uscire le armi chimiche dalla Siria, quindi ci conoscevamo piuttosto bene e avevamo già realizzato un accordo”, ha spiegato.
“Non è che ci fidassimo l’uno dell’altro – sapevamo tutti di avere diversi interessi nazionali, per essere sicuri – ma certamente ci conoscevamo, il che è utile”, ha aggiunto. Chissà che la personal diplomacy dell’amministrazione Biden non possa aiutare a sbloccare l’impasse ucraino…