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Ecco chi sono i diplomatici-007 russi espulsi dalla Nato

Un’inchiesta di EUObserver e del Dossier Center smaschera gli “ufficiali di intelligence non dichiarati” cacciati da Bruxelles a ottobre e ne ricostruisce il passato

L’ultima inchiesta di EUObserver e del Dossier Center, un’Ong londinese, ha rivelato nomi e carriere delle otto spie russe espulse lo scorso ottobre dal quartier generale della Nato a Bruxelles. L’articolo esce all’inizio di una giornata caldissima per il fronte orientale, ossia l’inizio del dialogo tra Stati Uniti e Russia a Ginevra per scongiurare la possibilità di un’invasione russa in Ucraina.

Quando l’Alleanza revocò i permessi ai sedicenti “diplomatici” russi Mosca rispose sdegnata, accusando l’Occidente di malafede ed optando per la linea dura, cioè la chiusura definitiva dell’intera ambasciata presso la Nato. La mossa fu interpretata come un tentativo di sminuire l’importanza dell’organizzazione – una tattica nota che si ripete anche oggi con il tentativo russo di estromettere Unione europea e Ucraina dai dialoghi appena iniziati.

Tuttavia, scrive EUObserver, l’identità degli espulsi può spiegare perché la Russia di Vladimir Putin abbia deciso di reagire così duramente: le “connessioni di alto livello” di alcuni di loro “indicano che il capriccio del Cremlino potrebbe aver avuto una dimensione personale. Hanno mostrato l’importanza del quartier generale della Nato come obiettivo agli occhi della Russia”.

Il tenente colonnello

Per l’Alleanza, che non ha mai rivelato i nomi, si trattava di ufficiali di intelligence non dichiarati. Ed effettivamente tra di loro figura un tenente colonnello con “legami di alto livello con il Cremlino”, stando all’inchiesta. Si tratta di Alexander Smushko, di origini estoni, laureato in lingue straniere e informazioni militari straniere all’Università militare del ministero della Difesa (Vumo) a Mosca, un noto centro di reclutamento per ufficiali di intelligence.

Oltre al grado di ufficiale Smushko vanta un passaggio nel Gru, il servizio di spionaggio russo, e la posizione di capo dipartimento al Vumo. Prima di andare a Bruxelles era stato anche interprete personale del ministro della difesa russo Sergei Shoigu, nonché del suo predecessore Anatoly Serdyukov, e del capo delle forze armate russe Valery Gerasimov.

Anche la moglie del tenente colonnello, Nina Smushko, lasciò Bruxelles senza essere stata espulsa ufficialmente. Anche lei si è laureata al Vumo, ha ottenuto il grado di capitano ed è stata interprete di ufficiali militari in visita al Vumo dall’Indonesia, dalla Malesia e dal Venezuela, verso cui la Russia esporta armi.

L’acchiappa-spie

Tra i nomi degli espulsi spunta anche quello di Dmitry Filippenok, che secondo la ricostruzione di EUObserver potrebbe essere stato mandato dal Cremlino per scovare eventuali traditori tra i circa 200 russi impegnati in diverse missioni diplomatiche tra Bruxelles e Anversa.

Secondo i tabulati telefonici russi esaminati dal Dossier Center, Filippenok è un membro dell’unità 55297, ossia la Direzione di controspionaggio militare per il distretto militare occidentale dell’Fsb, il servizio di spionaggio interno russo.

“Filippenok era solito mescolarsi agli eventi nella bolla di Bruxelles”, scrive EUObserver. “Nel settembre 2018, per esempio, ha partecipato a una conferenza sulle missioni di pace dell’Unione europea ospitata dal Centre for European Policy Studies, un importante think-tank”.

Gli analisti informatici

Non poteva mancare, naturalmente, un esperto di big data: Vasily Epishkin, probabilmente mandato dal Cremlino per analizzare come l’Occidente si stesse muovendo su questa branca dell’informatica. Diplomato come tenente di riserva al 609° dipartimento dell’Istituto dell’aviazione di Mosca (Mai), un altro centro di reclutamento in cui si tratta di informatica, Epishkin si è poi temprato nell’Svr, i servizi sergeti esteri russi.

Anche lui aveva l’abitudine di mescolarsi agli eventi a Bruxelles, come il seminario “Big Data Europe” nel 2017, a cui ha partecipato insieme a esperti del settore provenienti da Ue, Usa, India e Giappone. Sergei Chesnokov, un altro degli espulsi, vanta una formazione simile e un passato al servizio di Antaris-Tp, un’azienda russa collegata allo Stato che svolgeva ricerche scientifiche e creava banche dati per il ministero della difesa russo e l’Fsb.

Gli altri quattro

L’inchiesta nomina e profila anche gli altri operativi espulsi, tra cui Oleg Demekhin e Stanislav Telegin, altri due diplomati presso un noto centro di reclutamento quale l’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca (Migmo). Entrambi abitavano in complessi moscoviti costruiti dal governo nei prestigiosi Rublevskoye Highway e Michurinsky Prospect, tra ufficiali dei servizi segreti o militari, funzionari governativi e impiegati delle banche statali russe. Gente che secondo il Dossier Center veniva spedita all’estero a lavorare per ambasciate straniere o grandi aziende.

Telegin ha lavorato per il dipartimento finanziario del ministero degli esteri russo, ma stando alle sue dichiarazioni dei redditi non avrebbe potuto permettersi la casa in cui abitava – un indicatore del fatto che il suo vero stipendio provenisse da altrove. Anche le due spie rimanenti sono stati al servizio del ministero degli esteri. È il caso di Igor Kovalev, un ex dipendente del sindacato degli autotrasportatori finito a lavorare per il parco auto del ministero. E quello di Nadezhda Obukhova, che dopo aver lavorato nel mondo della pubblicità ha partecipato all’organizzazione del G8 a San Pietroburgo del 2006 (per cui ha ricevuto i complimenti di Putin) ed è diventata attaché nell’ambasciata russa a Ottawa.



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