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Stato e pandemia. Il grande stallo americano

Il governo americano si ritrova impantanato nella gestione della pandemia. Colpa di un deficit strutturale che affonda le radici nella Costituzione: Washington non ha i poteri necessari per intervenire. Mentre in Italia… L’analisi di Joseph La Palombara, professore emerito di Yale

Il governo americano combatte il Covid-19 e l’onda d’urto della pandemia con più fatica di tanti altri Paesi. Prendiamo l’Italia: se il governo a Roma dichiara un lockdown nazionale, tutta la penisola si adeguerà. E un risultato simile si ottiene con l’obbligo di indossare una mascherina, o di vaccinarsi per entrare nei ristoranti. O ancora permettendo alle persone di uscire di casa solo per comprare medicine. Quasi nessuno mette in dubbio la legittimità dell’autorità pubblica.

I leader politici a Washington sono probabilmente invidiosi di questo potere. Il governo è impantanato, perché il sistema americano è per sua natura un sistema federale, anche se con alcune peculiarità. Washington può esercitare solo quei poteri che sono stati delegati al governo centrale dal popolo e dai singoli Stati. A differenza di sistemi unitari o parlamentari, come il Regno Unito o la Francia, dove è il centro a dettare le regole, l’America segue altre dinamiche. C’è un motivo se USA vuol dire Stati Uniti d’America.

I sistemi federali nascono in modi diversi. Il caso degli Stati Uniti è a suo modo unico, perché per i singoli Stati è perfettamente legittimo abbandonare l’unione. È successo in passato quando gli Stati del Sud si sono separati e hanno formato la Csa (Stati Confederati d’America). Oggi ci sono ad esempio diversi texani che ritengono che il loro Stato debba avviare una secessione. Molti in America credono che una guerra civile non sia impossibile. Alcuni credevano che potesse nascere dall’assalto a Capitol Hill andato in scena l’anno scorso.

Nonostante l’Italia sia sostanzialmente uno Stato unitario e parlamentare, dove Roma, come centro, ha tutti i poteri, nella sua Costituzione ci sono alcuni tratti di federalismo. La Carta, che ha inaugurato la prima Repubblica italiana, riconosce al tempo stesso che esistono regioni autonome, con poteri legislativi fondamentali, è il caso della Sicilia o della Valle d’Aosta. Per di più la Costituzione prevede la possibilità che a questo gruppo possano aggiungersi altre regioni. Lo ha fatto molti anni dopo la riunione dei 75 padri costituenti, ma comunque lo ha fatto.

Washington invece ha solo poteri delegati o limitati. E qualsiasi cosa autorizzi può essere contestata da uno Stato americano o dalla sua popolazione. È ormai tradizione inoltre che la Corte Suprema determini in quali casi gli atti del governo centrale siano costituzionalmente legittimi. In poche parole, c’è un’infinità di ambiti in cui Washington è limitata. Deve fare attenzione.

Da qui deriva l’abitudine a usare qualsiasi pretesto per permettere al governo federale di esercitare liberamente il potere. Come la cosiddetta clausola commerciale interstatale della Costituzione, chiamata in causa per far entrare in azione il governo o un’agenzia federale, ad esempio l’Fbi. O ancora, senza l’istituzione delle grants-in-aid (sovvenzioni statali, ndr) Washington non sarebbe legittimamente coinvolta nella costruzione o manutenzione di strade e autostrade, nell’istruzione, nei diritti civili e in un ventaglio di altre tematiche.

La proprietà, la messa in mostra e l’uso di armi da fuoco sono l’esempio lampante di questa fiction. Tanto che una sezione della Costituzione americana autorizza questi presunti “diritti” e stabilisce che la loro applicazione non è mai stata delegata a Washington. Qualche cittadino potrà anche lamentarsi delle sparatorie e degli omicidi di bambini nelle scuole, ma tant’è. Grazie all’aiuto dell’Nra (National rifle association, ndr) gli americani sono diventati un popolo geloso delle proprie armi. Oggi, sparse nel Paese, ci sono più armi che residenti, la maggior parte delle quali detenute illegalmente. Comprare un’arma automatica, in America, è un gioco da ragazzi. Ci sono case che assomigliano ad armerie.

Anche la gestione del divorzio non è mai stata appaltata a Washington, e così l’aborto. Migliaia di americani vanno in pellegrinaggio a Reno per finire il loro matrimonio perché in Nevada è più facile divorziare che, ad esempio, in Illinois, in California o a New York. Lo stesso vale per l’aborto, un dossier di enorme importanza e attualità. Una decisione della Corte Suprema, magari di 5 a 4, potrebbe infatti decidere di renderlo legittimo in alcuni Stati e vietato altrove.

Insomma, a Washington il presidente e il Congresso devono fare grande attenzione. Una Corte Suprema con un’ampia maggioranza notoriamente conservatrice potrebbe ritenere contrarie alla Costituzione dozzine di leggi care ai liberali nostrani.

Non a caso pochi americani credono che i magistrati o i giudici non siano al di sopra della legge, ideologizzati e politicizzati. Da questo punto di vista, Italia e Stati Uniti si assomigliano. In entrambi i Paesi il comportamento di pm e giudici ha enormi conseguenze politiche. Quel che i magistrati fanno, o non sono in grado di fare, ha un impatto tangibile sul sistema politico. Sia in un sistema federale come l’America, sia in un sistema misto come quello italiano.


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