La Commissione pubblica un documento di buone pratiche per contrastare gli sforzi coercitivi in ricerca e innovazioni. Riflettori puntati sulle mosse della Cina
La Commissione europea ha pubblicato un toolkit, cioè un pacchetto di buone pratiche, per contrastare le interferenze straniere – definite “coercitive, segrete, ingannevoli o corruttive e contrarie alla sovranità, ai valori e agli interessi dell’Unione europea” – nella ricerca e nell’innovazione. L’esecutivo di Bruxelles è deciso, dunque, a sostenere gli istituti di istruzione superiore e gli enti di ricerca nella difesa dei loro valori fondamentali, tra cui la libertà accademica, l’integrità e l’autonomia istituzionale, nonché per proteggere personale, studenti, risultati della ricerca e beni. Quattro le aree di interesse: valori, governance, partnership e sicurezza cibernetica.
“La sensibilizzazione e l’attuazione di misure preventive sono fondamentali per affrontare le minacce di intrusione straniera che mirano alle vulnerabilità critiche e si estendono a tutte le attività di ricerca, ai settori scientifici, ai risultati della ricerca, ai ricercatori e agli innovatori”, ha dichiarato Mariya Gabriel, commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù.
La ricerca scientifica, sottolinea la Commissione europea, è un processo collaborativo per natura. Tuttavia, istituti di istruzione superiore ed enti di ricerca sono di particolare interesse per gli attori stranieri a causa del loro ruolo cruciale nella società, la loro cooperazione con pubblico e privato, la loro creazione di conoscenze e nuove tecnologie innovative fondamentali per affrontare le sfide sociali e garantire la prosperità. Inoltre, sempre più spesso si tratta di ricerche e innovazioni dual-use, cioè quella zona grigia che, per esempio sta facendo la fortuna della Cina. Pechino punta sulla cosiddetta fusione militare-civile, cioè all’integrazione fra settore della difesa e settore civile, e a trasferimenti forzati di know-how per ridurre i costi e facilitare i processi di innovazione.
In questo senso, è rivelante che la Commissione europea consigli alle istituzioni di identificare “Paesi e partner” che potrebbero essere particolarmente a rischio. Chissà se c’è qualche riferimento, per esempio, agli Istituti Confucio. Raramente, però, Bruxelles aveva puntato il dito esplicitamente contro alcuni “Paesi”.