Avviso ai naviganti: Putin è un agente del Kgb, quasi mai dice la verità e sì, vuole invadere l’Ucraina. Ecco come e perché non dobbiamo dargli un pretesto per farlo. Il commento di Joseph La Palombara, professore emerito di Yale
Le guerre, la loro interminabile catena di omicidi, la morte di chi combatte in prima linea e di chi assiste inerme sono il frutto e il prezzo di grandi fraintendimenti. In queste ore il mondo intero si morde le unghie chiedendosi dove finirà lo scontro apparente tra Russia e Occidente.
Le tensioni hanno ormai raggiunto picchi inediti. Su ordine di Vladimir Putin la Russia ha mosso le sue truppe e le ha assembrate sul confine occidentale. La minaccia di un’invasione, dalla frontiera fino a Kiev, è reale. Qualunque diplomatico, e chiunque legga un giornale la mattina, ne è ormai consapevole. Né ci sono più garanzie sul fatto che questo scontro possa davvero essere contenuto.
Partiamo dai fatti. È un’ovvietà dire che qualsiasi nazione è libera di muovere le sue truppe e il suo equipaggiamento bellico ovunque voglia, finché rimane sul suo territorio. Ma le notizie che stanno giungendo da Mosca, Washington e le capitali europee indicano che la crisi è davvero reale così come la minaccia di un conflitto militare.
È essenziale dunque chiarire un assunto fondamentale, partendo dagli Stati Uniti. Diversi Repubblicani, ad esempio, scoprono oggi che tutto sommato Vladimir Putin è un bravo ragazzo. Che è stato provocato senza ragioni dal presidente Biden e dal suo team. Che tutto ciò che vuole Putin, in fondo, è giustizia per quelle aree dell’Ucraina che sono apertamente filorusse e un tempo erano parte dell’Unione sovietica.
Questa posizione è politicizzata e falsa almeno quanto le dichiarazioni che in questi giorni provengono dai leader dell’ex area democratica del Partito repubblicano. È per colpa di questa spudorata demagogia che oggi è consigliabile rimanere scettici di fronte a quel che dice o rivendica un politico americano.
La verità – chiunque può verificarla – è che Putin rimane un agente del Kgb. Che i suoi detrattori o chi fa campagna contro di lui muoiono di morti misteriose. Che farà qualsiasi cosa per rimanere al potere come presidente. Che non bisogna credere in prima battuta a niente di quel che fa o dice. Che racconta almeno tante falsità di quante ne dicono molti dei Repubblicani in queste ore.
Di qui passiamo alla crisi di nervi mondiale. Sì, una nazione è libera di preparare sul suo territorio un’invasione e perfino una guerra. Ma Putin ha sempre chiarito che le manovre militari russe sono direttamente mirate all’Ucraina. Biden e alcuni alleati da parte loro hanno ribadito che un’invasione russa in Ucraina comporterà severe sanzioni. Quali, non è ancora dato saperlo.
La lunga serie di telefonate tra Putin e Biden ha come obiettivo, almeno sulla carta, quello di scongiurare un’invasione armata. La quale, se si verificasse, ha tuonato Biden al telefono, avrebbe come minimo conseguenze economicamente devastanti per la Russia.
Non è un mistero in Occidente che Putin e il suo Paese, già alle prese con una congiuntura economica sfavorevole, rischiano di non reggere l’urto delle sanzioni economiche e dell’isolamento di cui parla Biden. Congelare le finanze internazionali della Russia non sarebbe infatti una missione così ardua.
Il vero tema qui è un altro e riguarda una provocazione da cui non è esente neanche la Nato. Questa organizzazione è nata con il dichiarato obiettivo di impedire la diffusione del potere sovietico in Occidente. Non è mai stato un segreto. E infatti ai membri della Nato è stata man mano aperta la porta assumendo che fossero pronti, se necessario, a entrare in guerra per impedire un’espansione verso Ovest dei sovietici.
Quella missione è stata oggi estesa all’espansionismo russo contemporaneo. Assumendo che la politica estera russa debba essere trattata alla stregua di quella sovietica.
Putin e la Russia considerano un’aperta provocazione dichiarare, come fa oggi l’Occidente, che qualsiasi nazione è libera di chiedere e di ottenere la membership della Nato. Fra queste è inclusa l’Ucraina, che ha formalmente chiesto quella membership. Per una risposta ci vorranno tempi lunghissimi, non c’è dubbio. Ma richiesta stessa proietta la Nato al confine con la Russia. Un atto che nessun leader russo, Putin o chiunque altro al suo posto, può tollerare.
Negli anni in cui è stata alla guida della Germania, la cancelliera Angela Merkel ha capito e si è opposta a questa provocazione. Di più: è riuscita a convincere della bontà della causa anche il presidente George W. Bush. Entrambi hanno sempre evitato di dare alla Russia una buona ragione per innervosirsi e diventare aggressiva.
Di quella stessa saggezza di Merkel c’è oggi disperatamente bisogno. Sarebbe folle pensare che a causa di questa crisi la Nato debba essere messa da parte o, peggio, smantellata. Ma non è lunare suggerire che nessun membro dell’Alleanza, militare per sua natura, debba stagliarsi lungo il confine russo.
Il presidente Biden farebbe bene a maneggiare con cura questo passaggio della storia. Nessun leader responsabile della Nato dovrebbe auspicare uno scontro militare né una vera guerra con la Russia. Sarebbe infatti paradossale se la Nato, creata per evitare una guerra, diventi strumento per iniziarne una.