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Spose bambine, storie di vite violate. Scrive Costanzo

L’Unicef ha stimato nel suo rapporto annuale che oggi in tutto il mondo sono circa 670 milioni le donne e le ragazze che sono state costrette a sposarsi ancora bambine. E la pandemia ha peggiorato alcune situazioni. L’intervento di Biagino Costanzo, docente in Scienze criminologiche per la difesa e la sicurezza

“La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” (Isaac Asimov)

È una tragedia che sfocia nella vergogna di una umanità intera e nemmeno ce ne accorgiamo e se succede facciamo spallucce e passiamo ad altra notizia, se di gossip ancora meglio…

Siamo così presi da un individualismo sfrenato che anno dopo anno, mese dopo mese, ma oserei dire, ormai, ora dopo ora si alimenta insieme a diverse varianti che vanno dalla superficialità, all’imbarbarimento civile e sociale e quando i diritti umani vengono violentati, come in questo caso, pensiamo siano cose lontano da noi, addirittura affermiamo che sono usanze di altri paesi da rispettare e non comprendiamo che è solo un tragico, ennesimo tassello verso il definitivo crollo dell’evoluzione umana, e poi un profluvio di parole ipocrite sulla costituzione violata, sui diritti umani, sulla libertà, sull’uno vale uno,  sui complotti, sui vaccini-no vaccini, baggianate, un impazzimento generale , dove l’idiocrazia sta mettendo radici sempre più profonde!

Siamo alla pura e semplice vendita e alla tratta non di essere umani o di donne già di per sé aberrante, come, in passato ho avuto purtroppo modo di constatare direttamente negli studi e nei progetti di contrasto, supporto e cooperazione con l’Unodc, ma qui parliamo di minori, di bambine, le Spose bambine.

Già i matrimoni combinati sono un’assurdità che riguarda il passato e la storia anche del nostro Paese ma quando in esso ancora l’evoluzione non aveva fatto capolinea e nella realtà rurale e nella vera, quella sì, povertà che costringeva alla ricerca della “sistemazione” per la propria figlia con il giovine di provincia che poteva far da padre di famiglia.

Ma qui siamo all’inverosimile, nel terzo millennio troviamo i matrimoni infantili dove costringono le giovani spose a diventare mamme da adolescenti e a dover affrontare gravidanze complicate. Le vittime sono stimate in circa 12 milioni l’anno. Siamo alla pedofilia legalizzata!

Sono giovanissime, e il più delle volte nemmeno conoscono il futuro marito se non il giorno del matrimonio, sono loro, le spose bambine, giovani donne non semplicemente, per così dire, minori di 18 anni ma bambine nel vero senso della parola, 6, 8,10,11 anni, le quali ogni anno vengono costrette dalla famiglia a diventare le mogli di sconosciuti.

Un caso assurto agli onori della cronaca qualche tempo fa, ad esempio, è il caso di Parwana, bimba di 9 anni, venduta, ma per fortuna salvata da una ong americana, dal padre come sposa in Afghanistan, Paese nel quale si sta consumando una delle più gravi crisi umanitarie del mondo. Ma questo è solo un ago in un pagliaio di cui siamo a conoscenza ma quante sono quelle di cui non sappiamo nulla di nulla?

L’Unicef ha stimato nel suo rapporto annuale che oggi in tutto il mondo sono circa 670 milioni le donne e le ragazze che sono state costrette a sposarsi ancora bambine.

L’Organizzazione umanitaria ha sottolineato che con l’avvento dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia e i conseguenti lockdown, l’interruzione dei servizi, lo stress economico e la chiusura delle scuole, «abbiamo esposto maggiormente le ragazze più vulnerabili al rischio di matrimonio precoce».

E il nostro Paese non è certo estraneo a questa vergogna. Pensiamo ancora che le spose bambine, i matrimoni combinati e quelli forzati siano qualcosa distanti da noi, che riguardi solo i Paese lontani dalla nostra cultura ma non è così. Accade anche in Italia, dove è stato introdotto il reato di matrimonio forzato attraverso la legge denominata “codice rosso”, la quale in casi eccezionali, permette ancora, il matrimonio minorile dai 16 anni in su.

Di fatto da noi i dati mancano perché quando sono celebrate all’estero non vengono comunicate alle nostre autorità italiane e dunque non vi è la registrazione delle unioni. Però significativi sono i numeri e le ricerche che associazioni e onlus del settore evidenziano, il 42% delle vittime di matrimonio forzato ha cittadinanza italiana, il 58% è straniero.

È importante, comunque, però fare un distinguo tra matrimonio forzato e matrimonio combinato. Il primo riguarda il caso in cui uno dei due o entrambi i partner non sono consenzienti e spesso l’unione si ottiene con la violenza, il secondo, quello combinato, riguarda quello in cui il partner non viene scelto nemmeno dalle famiglie.

Uno dei casi ancora aperto per esempio, è la tragica vicenda di Saman Abbas, la ragazza pachistana scomparsa a Novellara e probabilmente uccisa nell’aprile del 2021 da uno zio diretto, complice i genitori, perché lei non voleva andare in sposa ad un cugino scelto per lei dai genitori.

Vi è poi lo studio pubblicato su World Development dove appare evidente che il dramma dei matrimoni minorili è globale. Si alimenta all’interno di comunità di immigrati provenienti da quei Paesi in cui la pratica è tuttora diffusa, ma non esclusivamente, infatti anche negli Usa tra il 2000 ed il 2010, nei vari Stati si sono celebrati 248mila matrimoni minorili, in alcuni casi coinvolgendo bambine di 11, 12 anni.

Sempre l’Unicef ha avvertito che il numero di ragazze minorenni costrette al matrimonio potrebbe aumentare del 10%, a causa della pandemia e secondo i dati dell’organismo delle Nazioni Unite, sono circa 100 milioni le giovani che rischiano di essere costrette al matrimonio nei prossimi 10,12  anni. Questo numero, già elevatissimo, potrebbe crescere di altri 10 milioni, con un picco previsto tra il 2022 e il 2025, a causa della crisi economica e sociale che sta attraversando e attraverserà il pianeta.

Purtroppo, nei Paesi più poveri questa piaga è inarrestabile, infatti è il Niger il Paese in cui si praticano più matrimoni forzati nel mondo, con una prevalenza media del 76%.

Poi vi è l’Etiopia, qui circa un quarto delle figlie femmine viene dato in sposa prima dei 15 anni, e oltre la metà entro i 18. Le giovani la cui la madre ha un patrimonio molto basso o inesistente si sposano in media a 16,6 anni di età; per le figlie di donne più “abbienti”, l’età media sale di 1,2 anni. Altro elemento da considerare è il peso della ricchezza dei genitori, infatti se la madre ha un patrimonio definito sostanzioso (gioielli, una bicicletta, un cellulare, una macchina da cucire…), sarà di certo maggiore il suo potere decisionale sul destino della figlia e questa avrà meno probabilità di venire data in sposa prima della maggiore età. Inversamente, se è il padre a detenere le ricchezze della famiglia, è molto probabile che la giovane diventi una sposa bambina.

Chiaramente dove le madri sono più indipendenti sarebbero meno favorevoli a un matrimonio in giovane età, e più consapevoli del desiderio delle figlie di non sposarsi con sconosciuti. La ricchezza conferirebbe quindi loro maggior potere di contrattazione con il marito al momento di decidere sul destino delle proprie bambine.

Diventa quindi assolutamente prioritario indirizzare al meglio gli sforzi internazionali per impedire i matrimoni infantili nel mondo, aiutando ad esempio le donne a migliorare la propria posizione economica e a diventare più indipendenti.

È risaputo che le spose bambine il più delle volte finiscono per abbandonare la scuola, subire violenza domestica, sprofondare nella povertà, contrarre malattie sessuali e il numero di giovani costrette a sposarsi continuerà ad aumentare e in Africa vi è il rischio che raddoppino entro il 2050 se non si farà nulla per sradicare questa barbara tradizione, irrispettosa dei diritti umani e femminili.

In questo periodo storico già di per sé caratterizzato da ineguaglianze ma appesantito ulteriormente dall’emergenza sanitaria, la recessione economica, la diminuzione degli aiuti umanitari e l’interruzione di molti servizi di assistenza alle famiglie e all’infanzia hanno aggravato la situazione delle giovani in tutto il mondo ma in modo particolare, appunto, nei Paesi in via di sviluppo, dove molte famiglie sono tentate di vendere o organizzare matrimoni con uomini più agiati o ricchi.

Ma vi è ancora la possibilità di interrompere l’aumento progressivo di questo scempio, gli Stati occidentali debbono programmare interventi sociali mirati e incrementare le pratiche che si sono dimostrate efficaci, pensiamo a politiche pubbliche di compensazione finanziaria per quelle famiglie che non facciano sposare le figlie minorenni e la riattivazione dei servizi per la salute sessuale e di assistenza per prevenire le gravidanze, una delle cause maggiori dei matrimoni forzati. Inoltre, basta sperperare risorse ma indirizzarle per investimenti mirati sulla scuola dove è essenziale che le bambine ritornino con la conseguente possibilità di imparare un mestiere, essere indipendenti e liberarsi dalla pericolosità di quelle famiglie nelle quali hanno già subito la sfortuna di nascere e poter vivere una vita dignitosa, normale e non violata, una vita data per scontata nel mondo occidentale ricco ma che per loro sarebbe un miracolo che si avvera.

 

 

 

 

 

 



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