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Corsa ai chip. Perché l’affare Intel-Tower ci riguarda

Il colosso americano acquisisce per 5,4 miliardi di dollari l’azienda israeliana specializzata in produzione per conto terzi, che a fine anno inaugurerà la produzione in Brianza con il gruppo italo-francese Stm

Affare multimiliardario nel mercato dei semiconduttori. La statunitense Intel compra la israeliana Tower Semiconductor, socializzata in produzione di chip e circuiti “on demand”, per 5,4 miliardi di dollari offrendo 53 dollari per azione. L’obiettivo della società guidata da Pat Gelsinger è, si legge in un comunicato, “aiutare a soddisfare la crescente domanda globale di capacità di produzione di semiconduttori e diventare un importante fornitore di capacità negli Stati Uniti e in Europa per servire i clienti a livello globale”.

Con questa mossa, Intel entra in un mercato, quello della produzione a contratto di semiconduttori per altre società, in cui è oggi scarsamente presente. Rimangono però, osservano gli analisti, problemi di volume di mercato. Basti pensare che l’ultimo fatturato di Tower Semiconductor è stato di 1,3 miliardi di dollari mentre quello di Tsmc è stato di 56 miliardi di dollari.

Tower Semiconductor, fino al 2020 TowerJazz, serve aziende fabless, cioè quelle che progettano chip ma esternalizzano la produzione, ma anche i produttori di dispositivi integrati. Ha sede a Migdal HaEmek, nel Nord di Israele, vicino a Nazareth. Gestisce due impianti nella città israeliana, altrettanti nei Stati Uniti e tre in Giappone in partnership con Panasonic.

A fine 2022 dovrebbe partire anche la produzione a regime ad Agrate Brianza, in provincia di Monza Brianza, in uno stabilimento che il gruppo italofrancese StMicroelectronics ha deciso di valorizzare con una partnership con l’azienda israeliana. Il progetto, affidato al manager Ilan Rabinovich, potrebbe valere circa 2.000 posti di lavoro per un investimenti da circa mezzo miliardo di euro.

I vertici di Tower Semiconductor sono stati in Italia a fine novembre per incontrare il leghista Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, e alcuni membri del governo, tra cui Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico. Come raccontato da Formiche.net, quest’ultimo è grande sostenitore, in asse con l’omologo francese Bruno Le Maire, della necessità per l’Unione europea di rivedere le regole per gli aiuti di Stato al fine di favorire gli investimenti e difendere la sovranità tecnologica. Un punto di grande interesse per le aziende del settore intenzionate a investire nel nostro Paese, come l’israeliana Tower Semiconductor, ma anche Intel.

L’azienda statunitense ora si prepara ad acquisire l’israeliana mentre, rilanciata dall’amministratore delegato Gelsinger, sta cercando di rafforzare la sua presenza in Europa. Infatti, è tra le aziende con cui il governo italiano ha avviato “interlocuzioni” per “lo sviluppo di iniziative industriali in territorio italiano”, come spiegato poche settimane fa in risposta a un’interrogazione parlamentare da Gilberto Picchetto Fratin, viceministro dello Sviluppo economico. Oltre a Intel, c’è anche Memc Electronics, multinazionale del Missouri specializzata nella produzione di wafer in silicio, presente da anni con due stabilimenti a Novara e Merano.

Poco prima il ministero dello Sviluppo economico aveva annunciato la destinazione di 2,2 miliardi di euro a sostegno delle filiere strategiche, come previsto dal Pnrr, con l’obiettivo di realizzare almeno 40 nuovi progetti d’investimento su tutto il territorio nazionale attraverso lo strumento agevolativo dei contratti di sviluppo. Di questi fondi, 750 milioni saranno spesi in progetti di innovazione, compresa la filiera dei microchip.


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