Nella sua relazione annuale, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica cita l’episodio dell’azienda friulana passata in mani di società legate al governo di Pechino. E avverte: bisogna rafforzare il Golden power. Ecco perché a Palazzo Chigi c’è chi potrebbe accogliere il suggerimento
Il caso Alpi Aviation “suggerisce di valutare un rafforzamento della disciplina connessa con l’esercizio dei poteri speciali, in particolare con riferimento alla fase del monitoraggio”. È l’invito che il Copasir rivolge nella sua relazione sull’attività svolta dal 1° gennaio 2021 al 9 febbraio 2022.
IL CASO ALPI AVIATION
Alpi Aviation è un’azienda friulana produttrice di droni e con rapporti con il ministro della Difesa, che è passata nel 2019, attraverso una società offshore, nelle mani di due società statuali cinesi con “modalità opache” secondo la Guardia di finanza. Lo scorso settimane, le Fiamme Gialle hanno contestato all’azienda due violazioni: della legge 185/1990, che disciplina l’export di armamenti, e del cosiddetto Golden power per violazione dell’obbligo di notifica del passaggio di proprietà. Il dossier è ora a Palazzo Chigi, la cui decisione potrebbe arrivare nelle prossime settimane: in caso di accertamento dell’omessa notifica, si potrebbe arrivare fino all’annullamento della cessione e a sanzioni da 8 a 280 milioni di euro.
LE CONTROMISURE GIÀ ASSUNTE
Sottolineando che “solo a posteriori tale operazione è stata identificata attraverso un’indagine condotta dalla Guardia di finanza”, il Copasir rileva che “alcune azioni in tale direzione sono già state attuate, come ad esempio la designazione del Capo del secondo reparto del Comando generale della Guardia di finanza tra i rappresentanti permanenti del Ministro dell’economia e delle finanze in seno al gruppo di coordinamento interministeriale di cui si avvale il Presidente del Consiglio dei ministri per le valutazioni prodromiche all’esercizio dei poteri speciali”.
IL MODELLO AMERICANO…
Tuttavia, lo stesso potrebbe divenire “ancora più efficace” seguendo il modello del Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti, suggerisce il Comitato presieduto dal senatore Adolfo Urso di Fratelli d’Italia: “tale organismo non si limita ad esaminare le transazioni notificate ma monitora attivamente tutte le operazioni di mercato che potrebbero essere volontariamente omesse”. Proposta che potrebbe trovare d’accordo Palazzo Chigi, visto che Roberto Garofoli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha spesso definito lo Stato “stratega” e si è detto convinto che il Gruppo di coordinamento che opera a Palazzo Chigi, “organo corrispondente al Cfius statunitense”, debba dotarsi di una struttura autonoma e stabile ad alta competenza tecnica.
… E ALTRE PROPOSTE DEL COPASIR
Inoltre, il Copasir suggerisce di valutare “l’opportunità di disciplinare anche quelle fasi che precedono l’eventuale manifestazione di interesse da parte di un soggetto straniero nei confronti di una realtà produttiva strategica italiana”. Per esempio, la fase della cosiddetta due diligence, “nella quale molte delle informazioni sensibili e dei segreti industriali, se pur a fronte della sottoscrizione di accordi di confidenzialità, vengono già condivisi col soggetto straniero che ha manifestato interesse nei confronti della azienda italiana”. Infine, il Comitato sottolinea “l’opportunità di stabilire efficaci modalità di controllo dell’effettivo rispetto delle indicazioni e prescrizioni emanate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nell’esercizio dei poteri speciali, da parte dei soggetti interessati”.
IL CONTESTO GENERALE
In generale, il Copasir ha osservato che, sebbene lo strumento dell’esercizio dei poteri speciali da parte del governo sia stato esteso, con la “particolare condizione” prodotta dalla pandemia resta “comunque alto il rischio di penetrazione indesiderata da parte di soggetti stranieri nel tessuto produttivo del nostro Paese, caratterizzato da una prevalente presenza di piccole e medie imprese”. “Le grandi realtà aziendali italiane sono dotate di strutture di gestione e procedure che consentono loro di individuare rischi connessi con il possibile ingresso di capitali stranieri nel proprio azionariato ed effettuare le dovute segnalazioni alla preposta struttura del governo”, si legge nella relazione. Lo stesso non si può dire delle aziende più piccole o di start-up, che “né sono dotate di strumenti organizzativi interni adeguati a monitorare i già richiamati rischi, né sembrerebbero sufficientemente monitorate”, avverte il Comitato.
LA REPLICA DI ALPI AVIATION
In una nota, Alpi Aviation ha ribadito che “la cessione della partecipazione di maggioranza di Alpi Aviation è avvenuta nel 2018 con modalità trasparenti e nel rispetto della normativa vigente”. Inoltre, “nel procedimento in corso avanti la Presidenza del Consiglio dei Ministri la società ha fornito documentazione ed esposto argomentazioni idonee a smentire le suggestioni della Guardia di Finanza e a far ritenere che l’operazione di cessione delle quote ad una società cinese non rientrava nella disciplina ‘golden power’”, si legge. “È certo in ogni caso che nessun trasferimento di tecnologia è avvenuto a favore della società cinese né poteva avvenire date le clausole di salvaguardia pretese dai soci italiani negli atti negoziali”, conclude la nota.