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Cosa cambia con Anonymous al fianco di Kiev. L’opinione di Mele

“Siamo in guerra contro Putin”, annuncia il gruppo. L’avvocato Mele (Gianni&Origoni) spiega: “Storicamente dietro i loro maggiori successi si sono nascoste le operazioni di alcuni Stati che hanno trovato molto comodo in determinati periodi storici nascondere la propria identità dietro l’ormai celebre maschera di Guy Fawkes”

Anonymous ha rivendicato gli attacchi contro il sito Internet del Cremlino. “No. Anonymous non è in guerra con la Russia. Siamo in guerra contro [Vladimir] Putin. Il popolo russo non sostiene la guerra di aggressione di Putin contro il popolo ucraino”, ha scritto il gruppo di hacktivisti su Twitter.

Alcuni siti web governativi russi, compresi quelli del Cremlino e del ministero della Difesa, sono irraggiungibili dopo essere stati oggetti di un attacco hacker rivendicato da Anonymous. ”Abbiamo mandato offline i siti governativi e girato le informazioni ai cittadini russi in modo che possano essere liberi dalla macchina della censura di Putin”, ha comunicato il collettivo aggiungendo di essere al lavoro “per garantire al meglio la connessione online del popolo ucraino”.

Nella rete di Anonymous sarebbero finite anche l’emittente russa RT, la società di armi Tetraedr e un’azienda bielorussa fornitrice dell’esercito russo. Irraggiungibile anche il sito dell’Autorità per le telecomunicazioni russa. I canali tv russi, hackerati, hanno trasmesso canzoni ucraine.

Abbiamo chiesto un commento all’avvocato Stefano Mele, partner e responsabile della cybersecurity dello Studio Gianni&Origoni.

La dichiarazione di “guerra” contro la Russia da parte di Anonymous è comprensibilmente passata un po’ sottotraccia nella stampa generalista. Normalmente, infatti, le attività di questo gruppo di hacktivisti non interessano particolarmente chi si occupa di sicurezza nazionale, men che mai durante un conflitto convenzionale. In questo caso, però, questa sottovalutazione potrebbe essere un errore. Infatti, seppure normalmente le operazioni cibernetiche di questo collettivo si limitino ad avere un impatto medio-basso su chi le subisce ed effetti decisamente ridotti (per esempio defacement di siti web, sottrazione di dati personali, eccettera), se si guarda alla storia di Anonymous si potrà notare che dietro i loro maggiori successi, ovvero dietro gli attacchi cyber più eclatanti, in realtà, si sono nascoste le operazioni di alcuni Stati, che hanno trovato molto comodo in determinati periodi storici nascondere la propria identità dietro l’ormai celebre maschera di Guy Fawkes.

La loro discesa nell’arena del conflitto, allora, se da un lato contribuirà sicuramente a creare un gran numero di attacchi informatici di medio-bassa intensità contro la Russia da parte di chi crede in questa battaglia all’interno del collettivo Anonymous, dall’altro potrebbe dare – e io ritengo che darà sicuramente – la possibilità ad alcuni Stati occidentali di compiere operazioni cibernetiche di medio-alto profilo che verranno nascoste dietro questo nome. Occorre, quindi, monitorare attentamente l’evoluzione di quanto sta già avvenendo e sempre più avverrà nelle prossime ore, ricordando, peraltro, che determinati attacchi informatici richiedono una lunga preparazione operativa e l’aver violato in “tempo di pace” i sistemi informatici dei bersagli che oggi si intendono colpire. Non è un caso, inoltre, che la Russia abbia immediatamente risposto facendo scendere in campo il gruppo di cyber criminali denominato Conti, ovvero il “gruppo di punta” russo da sempre molto vicino al Cremlino.

Tutto ciò, peraltro, contribuirà a rendere ancora più densa la cosiddetta fog of war (nebbia di guerra), ovvero la capacità di ottenere informazioni attendibili in situazioni di guerra o di conflitto, in questo caso ovviamente su ciò che sta avvenendo nel ciberspazio. Da ciò, alcune brevi considerazioni che potrebbero complicare ancora di più la situazione. La prima, come detto, è che i governi da ambo i lati potranno cominciare a nascondere le proprie operazioni cibernetiche di alto profilo dietro la “maschera” di attori non statali. Di conseguenza, chi subirà questo genere di attacchi tenderà a pensare di trovarsi di fronte a un’azione di un governo, al di là che questo sia vero o no. Infine, i governi che si difenderanno da questo genere di attacchi cibernetici potrebbero cominciare a considerare questi attori non-statali come dei combattenti, con tutte le conseguenze che discendono sul piano del diritto internazionale.

Le prossime ore, quindi, saranno determinanti. Cominceremo a comprendere meglio la geografia del conflitto anche nel ciberspazio, con tutti i rischi connessi a che ciò avvenga soprattutto per alcune delle nostre infrastrutture critiche nazionali, che, in realtà, negli ultimi giorni, hanno già sofferto qualche primo attacco.

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