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Se la politica è divisa, Pechino gode. L’avviso dei Servizi australiani

Insolita dichiarazione del direttore generale dell’Asio che invita i partiti impegnati nella corsa elettorale a non politicizzare la sicurezza nazionale. Un messaggio che inevitabilmente supera i confini e raggiunge l’Europa e l’Italia

Pechino non fa distinzione tra destra e sinistra, quando si tratta di penetrare e influenzare un Paese. L’avvertimento contro la politicizzazione della questione è arrivato da Mike Burgess, direttore generale dell’Australian Security Intelligence Organisation (Asio), l’agenzia di sicurezza nazionale che in Australia si occupa di ciò che l’Fbi fa negli Stati Uniti e l’MI5 nel Regno Unito. Ospite dell’emittente televisiva ABC, ha ribadito quanto dichiarato in precedenza nel corso di un’audizione al Senato di Canberra dopo che l’Asio aveva sventato i piani di un “burattinaio” sostenuto da Pechino per finanziare i candidati alle prossime elezioni federali: “L’interferenza straniera è contro tutti i membri del parlamento, quindi non va contro un partito politico o l’altro”.

Non si vede spesso il direttore generale dell’Asio intervenire così. L’ha fatto dopo che il primo ministro Scott Morrison, leader del Partito liberale, ha definito Richard Marles, numero due del Partito laburista, un “Manchurian candidate”. Pochi giorni prima Peter Dutton, ministro della Difesa, dichiarato: “Il governo cinese, si sa, cerca la debolezza, e l’ha trovata in Anthony Albanese”, il leader dell’opposizione. È “il candidato preferito” di Pechino in vista delle elezioni federali che si terranno il prossimo 21 maggio e che, stando ai sondaggi, potrebbero portare a un cambio di governo a Canberra con il ritorno dei laburisti dopo nove anni.

Burgess ha definito quegli interventi “inutili” mettendo in guardia dalla politicizzazione della sicurezza nazionale. È la straordinarietà dell’intervento a colpire. L’Australia sta affrontando con decisione la sfida cinese, resistendo con il sostegno della popolazione alle ritorsioni economiche di Pechino. L’avvertimento che arriva dall’intelligence è chiaro: se la politica è divisa, la Cina ne approfitta.

L’abbiamo visto anche in Europa. Tra i Paesi: un esempio è Pechino che ha sfruttato il formato di dialogo con l’Europa centro-orientale 17+1 (ora 16+1 dopo il ritiro della Lituania) per dividere l’Unione europea. E all’interno degli stessi: soprattutto con la Russia che ha spaccato una politica che sta ritrovando una certa compattezza soltanto davanti alla guerra in Ucraina.

Per questo il messaggio di Burgess non può che spingersi oltre le acque che circondano l’Australia: la penetrazione cinese – così come quella russa – può colpire, o forse l’ha già fatto, tutti i partiti. L’unica risposta è la coesione.

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