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Scivolare sul petrolio. Tra Opec+ e gli investimenti green

Domani è prevista una riunione tra i Paesi produttori di greggio e i loro alleati. Sui prezzi in aumento e la produzione in difficolta pesano la pandemia, la richiesta globale e lo spostamento degli investimenti dall’estrazione all’energia rinnovabile: il vecchio cartello non riuscirà a garantire la sete globale di greggio

Tutti gli occhi del mercato globale sono puntati sul petrolio. Dopo aver registrato una particolare performance a gennaio, l’attenzione è concentrata sulla riunione dell’Opec+ di domani, dove si deciderà un probabile aumento (non consistente però) della produzione di greggio.

La banca di affari Goldman Sachs sostiene che il risultato delle discussioni è “equamente bilanciato”, tra un allargamento della produzione di 400.000 barili al giorno e un aumento molto più grande.

Questa modifica potrebbe fare schizzare il prezzo a 100 dollari il barile di petrolio entro la fine dell’anno, secondo alcuni analisti, mentre i Paesi produttori cercano di contenere le pressioni per aumentare le forniture.

I membri dell’Opec, più la Russia, con i loro alleati, stanno già affrontando alcune difficoltà per raggiungere gli obiettivi di approvvigionamento fissati per questo mese. E, vista la richiesta del mercato – ripartito su valori record dopo un 2020 condizionato dai lockdown – il petrolio a disposizione non basta.

Un’indagine di Reuters indica che “la produzione di petrolio dell’Opec è aumentata di 210.000 barili al giorno a gennaio […] L’Opec e i suoi alleati, noti come Opec+, stanno liquidando i limiti di produzione record realizzati nel 2020, ma stanno ancora trattenendo milioni di barili”. Iran, Libia e Venezuela sono esentati dall’effettuare tagli volontari alla produzione.

C’è dunque poco petrolio a disposizione, mentre la richiesta globale è in aumento. A peggiorare la situazione c’è il fatto che la scommessa per l’energia green non può dare risultati a breve termine. Gli investimenti tolti all’estrazione tradizionale del petrolio, e indirizzata per lo sviluppo di energia alternativa, più le difficoltà nella produzione del greggio, hanno messo contro il muro l’industria petrolifera degli Stati Uniti, Canada ed Europa, tra altri produttori.

Ora che l’economia globale si sta riprendendo, e la richiesta di petrolio è tornata a crescere, le grandi aziende petrolifere si sono dimostrate timorose a cominciare un nuovo ciclo di investimento per produrre più greggio.

In Europa, Canada e Stati Uniti gli investimenti sono stanziati per programmi eolici, solari e altre rinnovabili, mentre i progetti classici sul petrolio crollano. Dal quotidiano The Wall Street Journal assicurano che questa riduzione delle risorse stanziate per i combustibili fossili è così significativa che potrebbe colpire la richiesta mondiale di petrolio.

L’Opec e gli alleati sentono di avere l’opportunità di recuperare la quota di mercato e tornare a controllare il prezzo, anche per poco tempo. Alcuni investitori guardano lo scenario attuale, e scommettono che l’energia green ridurrà gli investimenti in attività estrattive, che potrebbe tradursi in scarsità di forniture e un aumento del prezzo nel breve e medio periodo. A lungo periodo, invece, l’energia alternativa sostituirà il greggio, ma ci vorrà tempo. Nel frattempo, i prezzi ballano.



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