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La svolta storica di Scholz e della Germania

Olaf Scholz ha deciso di destinare il 2% del PIL alle spese militari compiendo una svolta storica per la pacifista Spd. Unita alla decisione su Swift e sul Nord Stream 2, in poche ore la politica estera di Berlino è stata completamente ribaltata

Con la decisione di investire il 2% del PIL nelle forze armate, Olaf Scholz ha compiuto una virata nella politica socialdemocratica paragonabile a quella che Angela Merkel impose alla Cdu nel 2015 decidendo di accogliere più di un milione di profughi siriani. La situazione delle forze armate tedesche è da tempo critica: spesso non è riuscita ad adempiere a compiti NATO per la mancanza di armi ed equipaggiamenti, tanto che il giornale britannico The Spectator nel 2019 titolò: “Germany’s military has become a complete joke“, e cioè: l’esercito tedesco è diventato una farsa, una presa in giro. All’epoca Ursula von der Leyen aveva appena lasciato il posto di ministra della Difesa ad Annegret Kramp-Karrenbauer, e dietro alla decisione di Scholz è probabile che ci sia anche la presidente della Commissione europea.

COSA E’ STATA LA BUNDESWEHR

Le ragioni delle condizioni disastrose dell’esercito tedesco risalgono alla fine della seconda guerra mondiale. Dal 1945 al 1990 quando la difesa era in mano a potenze straniere per evitare un riarmo della potenza che aveva provocato la guerra. Tutt’oggi la Bundeswehr ha dei vincoli a cui sottostare: un tetto di 370.000 soldati di cui non più di 345.000 nell’esercito e nell’aviazione. E, inoltre, la Germania non può possedere armi nucleari. Ma la situazione adesso è cambiata: un aumento degli investimenti militari della prima economia europea è necessario. La Germania è geograficamente la prima grande potenza NATO, togliendo la Polonia, che incontrerebbero le forze russe in caso di sfondamento verso Ovest.

COSA SARA’ LA BUNDESWEHR

Da qui la svolta del cancelliere Scholz: verranno stanziati 100 miliardi di euro alla Bundeswehr per investimenti e progetti di armamento. “D’ora in poi – ha detto Scholz – la Germania investirà più del 2% del PIL nella nostra difesa”. Per un partito pacifista come l’Spd la svolta è storica. Oggi, domenica 27 febbraio, a Berlino si è tenuta una manifestazione di circa 100mila persone (i manifestanti parlano di mezzo milione), in supporto dell’Ucraina. Berlino è da sempre una città di sinistra, pacifista, ambientalista, ma la decisione del cancelliere sembra avere il sostegno anche della capitale.

COS’E’ LA BUNDERSWEHR

Non era solo Trump a volere che la Germania investisse di più nelle forze armate, ma anche i politici tedeschi e la NATO. L’esercito tedesco era diventato lo zimbello dell’alleanza atlantica. Nel 2014, durante un’esercitazione Nato in Norvegia, un battaglione tedesco è stato costretto a usare un manico di scopa dipinto per simulare un’arma perché non ne aveva una vera. Quasi la metà dei soldati coinvolti nell’esercitazione non erano dotati di pistole.

Quando nel 2019 la Germania ha preso il controllo della Very High Readiness Joint Task Force della NATO, creata nel 2014 in risposta alle crisi in Medio Oriente e all’aggressione della Russia contro l’Ucraina, le cose non sono andate meglio. La Germania aveva promesso di mettere a disposizione 44 carri armati Leopard 2 e 14 veicoli corazzati di fanteria Marder, ma in realtà ne aveva rispettivamente solo nove e tre. Un documento trapelato ha rivelato che i caccia Eurofighter e Tornado della Luftwaffe, insieme ai suoi elicotteri da trasporto, sono disponibili  in media solo quattro mesi l’anno: il resto del tempo sono fermi per manutenzione e riparazione.

SWIFT E NORD STREAM 2

Le altre due importanti decisioni del cancelliere riguardano il Nord Stream 2 e lo Swift. Quest’ultimo può essere descritto come la carta d’identità delle banche che consente di effettuare pagamenti internazionali. Se prima era titubante, ora Scholz è d’accordo con il blocco dello Swift per le banche russe che, non essendo più riconosciute, non possono più ricevere e fare pagamenti internazionali.

Ma la misura più pesante per la Germania riguarda il Nord Stream 2, il gasdotto che porta gas direttamente dalla Russia alla Germania e costato quasi 10 miliardi di dollari. Il gasdotto è posseduto da Gazprom che però ha pagato solamente la metà dei costi di costruzione. La restante parte è stata condivisa da Shell, dall’austriaca OMV, dalla francese Engie e dalle tedesche Uniper e Wintershall DEA. Nel settembre 2021 Gazprom aveva annunciato la fine dei lavori del gasdotto ma la Germania aveva messo la certificazione, e quindi l’avviamento dello stesso, “in pausa” per motivi “ambientali e geopolitici”.

Nelle prime settimane di presidenza si pensava a un cambio di idea, ma adesso è arrivata la virata: Nord Stream 2 è stato bloccato. Il danno per la Germania è enorme, non solo per gli investimenti già allocati ma anche per un problema serio di rifornimenti: la Germania attualmente importa quasi tutto (94% nel 2018) il suo gas dall’estero.



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