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Camere di commercio, una rete sul territorio per diffondere le opportunità del Pnrr

Di Giuseppe Tripoli

Come e perché anche il sistema camerale potrà essere coinvolto nella realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’intervento del segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli

Anche il sistema camerale potrà essere coinvolto nella realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La norma, contenuta nel cosiddetto dl Recovery, prevede che l’intero sistema, da Unioncamere e Camere di commercio fino alle Camere italiane all’estero, potrà fornire il proprio supporto tecnico-operativo alle amministrazioni centrali, alle Regioni e agli enti locali, titolari dei programmi del Pnrr, per l’attuazione dei progetti attraverso la propria rete territoriale.

Questa norma, che modifica il decreto governance del Pnrr, è una misura importante per due ragioni. La prima è che le Camere di commercio sono presenti nei territori e questo è un fattore di vantaggio per far arrivare ovunque nel Paese le opportunità di supporto e di crescita del Pnrr. La seconda è che le Camere rappresentano l’amministrazione di riferimento delle imprese, soprattutto di quelle di piccole dimensioni, che sono l’ossatura portante del sistema produttivo nazionale.

Il sistema camerale nel suo complesso può essere utile all’attuazione dei programmi su diverse linee di azione previste dal Piano, a partire dalla digitalizzazione. In questo ambito le Camere hanno maturato, negli ultimi quattro anni, un’esperienza preziosa, strutturata all’interno del Network istituzionale che sta attuando il Piano Transizione 4.0. Grazie alla rete dei Punti impresa digitale (Pid), diffusi su tutto il territorio nazionale, in 4 anni, sono state aiutate 430mila imprese nei processi di digitalizzazione.

In particolare, 225.000 hanno partecipato a oltre 3.600 eventi info-formativi; oltre 40mila hanno svolto gli assessment sulla propria maturità digitale per conoscere eventuali punti deboli e capire dove intervenire; 6.200 hanno beneficiato di azioni di mentoring e di orientamento. Un’attività intensa e capillare quindi, che ha permesso anche di mettere a disposizione oltre 100 milioni di euro per più di 40mila imprese attraverso voucher digitali per l’acquisto di servizi di formazione, consulenza e tecnologie in ambito 4.0.

I risultati cominciano a vedersi ma c’è ancora moltissimo da fare. Dagli assessment realizzati dai Pid emerge infatti che meno del 14% delle imprese può oggi essere definito “esperto digitale”, cioè ha pienamente implementato le nuove tecnologie nei propri processi/prodotti o servizi. Il 35% si ferma ad una applicazione limitata delle tecnologie abilitanti, mentre il 50% conosce e utilizza poco le soluzioni più avanzate proposte dalla digitalizzazione.

Un gap enorme da colmare che vede l’Italia ancora al 20esimo posto tra i paesi europei per livello di digitalizzazione dell’economia e della società nella classifica del Desi 2021, anche per una carenza di risorse umane con adeguate competenze sul tema digitale. D’altro canto, l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza passa necessariamente attraverso un’opera capillare di informazione e di sensibilizzazione delle imprese sui temi cardine del Pnrr: la messa a terra dei programmi diretti alla transizione digitale e alla transizione ecologica richiedono un impegno costante nei territori per far conoscere alle imprese le reali opportunità dei diversi programmi.

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