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Donbass? La Cina sceglie l’ambiguità e parla di Taiwan

Telefonata tra il segretario Blinken e il ministro Wang Yi dopo il riconoscimento russo di Donetsk e Lugansk. Pechino invita al rispetto delle “legittime preoccupazioni di sicurezza di ogni Paese”. Ma quale? Non si sa

Invitandola alla prudenza, la Cina continua a giocare con l’ambiguità sulla situazione in Ucraina dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato il riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, per poi ordinare l’invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, è la versione del Cremlino, di “assicurare la pace”.

La posizione cinese emerge con chiarezza dai resoconti della telefonata tra Antony Blinken, segretario di Stato americano, e Wang Yi, ministro degli Esteri cinese.

La nota di Washington è molto asciutta, appena due righe. La seconda: “il segretario ha sottolineato la necessità di preservare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.

I resoconti di Pechino, invece, sono molto più ampi, sia quello dell’agenzia di stampa Xinhua sia quello del megafono della propaganda anglofona Global Times, che partono dalla notizia della telefonata richiesta dal capo della diplomazia statunitense.

I media cinesi sembrano voler alzare la posta già dalla prima righe: Xinhua racconta che Blinken si sarebbe “congratulato con la Cina per il successo delle Olimpiadi invernali di Pechino e con gli atleti cinesi per i loro grandi risultati” nonostante il dichiarato (“annunciato”, secondo la stampa cinese) boicottaggio diplomatico degli Stati Uniti; il Global Times riporta la posizione del ministro Wang con la Cina, “preoccupata per l’evoluzione della situazione in Ucraina”, che mantiene una posizione “coerente” invitando al rispetto della Carta delle Nazioni Unite e delle “legittime preoccupazioni di sicurezza di ogni Paese”.

Ma di quale Paese? Della Russia? Dell’Ucraina? Dei Paesi dell’Europa dell’Est?

Ecco l’ambiguità della Cina, che inevitabilmente lega la situazione in Ucraina a quella di Taiwan. “Blinken ha detto che, come il presidente [Joe] Biden ha spiegato molte volte, gli Stati Uniti non cercano di impegnarsi in una nuova guerra fredda, cambiare il sistema della Cina e sostenere ‘l’indipendenza di Taiwan” e non hanno intenzione di confrontarsi con la Cina”, riporta il Global Times.

Come osservava Derek Grossman, analista alla Rand Corporation, alla vigilia del recente incontro tra Putin e il leader cinese Xi Jinping per l’apertura dei Giochi olimpici, “Pechino è nella posizione scomoda di vedere un Paese sovrano invadere un altro Paese sovrano. E ciò “va contro la non interferenza, che la Cina, almeno sulla carta, ha strenuamente sostenuto”.


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