Si deve tener presente che dopo tanti anni, nell’Ue e nel resto del mondo, il nodo delle concessioni balneari (e quello della giustizia) è visto come “cartina di tornasole” per indicare se l’Italia vuole fare le riforme e tornare a crescere o è soddisfatta della “crescita zero” (o quasi) degli ultimi vent’anni. Nella seconda ipotesi l’Italia non avrebbe esigenza dei fondi della Recovery and Resilience Facility…
Cosa c’entrano l’Università di Friburgo e la Mont Pélerin Society con le concessioni balneari? C’entrano dal 17 febbraio, quando il prof. Lars Peter Feld è diventato consigliere speciale del ministro delle Finanze della Repubblica Federale Tedesca, Christian Linder. Il cinquantacinquenne prof. Feld è ordinario all’Università di Friburgo e uno dei più noti esponenti della Mont Pélerin Society, associazione di intellettuali (non solo economisti) nata su iniziativa anche di Milton Friedman e di Friedrich August von Hayek per diffondere il pensiero liberale. Feld è il braccio destro di Linder ed avrà voce non secondaria nell’erogazione degli aiuti europei della Recovery and Resilience Facility del Next Generation Eu. Come molti tedeschi viene spesso in vacanza in Italia; conosce le nostre spiagge ed i loro problemi. Ha più volte auspicato “una svolta” in questo settore. È bene che se ne prenda consapevolezza.
Il “pasticciaccio brutto” è stato analizzato con cura da Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno Leoni. Anche se, in linea con le prescrizioni dei nostri accordi con l’Unione europea (Ue), il Presidente del Consiglio ha chiesto l’approvazione dell’emendamento “di compromesso” raggiunto nell’esecutivo entro marzo, “questo appare pressoché impossibile – dice Stagnaro che ben conosce i meccanismi parlamentari -: anche sotto auspici ottimistici, la legge riceverà il placet di entrambe le Camere non prima dell’estate avanzata. Sicché i sei mesi per esercitare la delega scadranno proprio a cavallo delle elezioni 2023: qualcuno pensa che ci siano i tempi e, soprattutto, la voglia per dirimere un tema tanto sensibile proprio alla vigilia del voto e in piena sessione di bilancio?”.
“Se pure ciò accadesse – continua Stagnaro -, per scrivere la delega bisognerà mettere d’accordo ben sei ministeri (Infrastrutture, Turismo, Transizione ecologica, Economia, Sviluppo economico e Affari regionali) oltre alla Conferenza unificata e servirà un’ulteriore via libera delle Camere. Non basta: i criteri della delega tradiscono mediazioni e retropensieri: perché sì, finalmente si parla di gare, ma la contendibilità delle concessioni dovrà privilegiare, tra l’altro, la ‘esperienza tecnica e professionale già acquisita’ e favorire ‘i soggetti che, nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura, hanno utilizzato la concessione come prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo famigliare’. Insomma, sembra proprio che gli uscenti partiranno avvantaggiati, in barba al diritto dell’Unione”.
Ci sarà una forte inerzia gattopardesca sia per fare sì che tutto abbia la parvenza di cambiare mentre non cambi niente sia per fare in modo che i tempi della delega slittino tanto che si arrivi a dopo le prossime elezioni politiche da cui i concessionari sperano che esca una maggioranza più vicina alle loro istanze. Quindi se il governo intende seriamente che il compromesso raggiunto diventi norma e che la delega venga esercitata prima delle elezioni, il ministro per i Rapporti con il Parlamento deve lavorare alacremente con le Commissioni parlamentari perché si proceda a tempi serrati.
In questo lavoro è bene che si tenga presente che dopo tanti anni, nell’Ue e nel resto del mondo, il nodo delle concessioni balneari (e quello della giustizia) sono viste come “cartine di tornasole” per indicare se l’Italia vuole fare le riforme e tornare a crescere o è soddisfatta della “crescita zero” (o quasi) degli ultimi vent’anni. Nella seconda ipotesi l’Italia non avrebbe esigenza dei fondi della Recovery and Resilience Facility.
È bene che le autorità – a cominciare dal ministro del Turismo – correggano mezze verità che circolano con insistenza come quella che in Spagna e Portogallo le concessioni avrebbero durate lunghissime. Si dimentica che vengono assegnate dopo gare in cui occorre presentare programmi d’investimenti e di valorizzazione, che detti programmi sono monitorati con cura dagli enti che rilasciano la concessione e che il costo dell’uso della spiaggia è più di dieci volte di quello applicato in Italia.
I trabocchetti (e gli interessi) sono tali che occorrerebbe rivolgersi a Padre Pio per uscire dal ginepraio. Dato che Padre Pio non si occupa di queste faccende, si deve sperare in Lars Peter Feld.