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Quando la neve non c’è. Il costo ambientale dei Giochi a Pechino

Circa 2 miliardi di litri d’acqua (e 90 milioni di dollari, come minimo) sono stati impiegati per coprire con neve artificiale le piste dell’evento che era stato presentato come il più sostenibile della storia. Il disagio degli agricoltori locali e i rischi globali per il futuro degli sport invernali

Al momento della candidatura come città ospite dei Giochi olimpici invernali del 2022 Pechino aveva promesso l’evento più sostenibile di sempre. Il Comitato Organizzatore di Pechino ha sempre assicurato una preparazione in totale rispetto dell’ambiente, con grossi investimenti nell’energia pulita, la mobilità sostenibile e la compensazione delle emissioni. Giochi “verdi, inclusivi, aperti e puliti” è lo slogan dei cinesi. Per questo hanno attrezzato veicoli ad idrogeno e impianti alimentati al 100% con energia rinnovabile.

Sul fronte dell’“inclusività” e il rispetto dei diritti umani la pressione internazionale è molto forte (qui l’articolo di Formiche.net), ma saranno davvero Giochi rispettosi dell’ambiente?

Basta guardare le prime gare di discesa, cominciate ieri prima della cerimonia inaugurale per dare tempo agli atleti di finire la qualificazione, per vedere strisce bianche circondate di montagne marroni.

Dopo mesi senza nevicare i primi fiocchi sono caduti il 14 gennaio e, come previsto, non è stata sufficiente per preparare le piste. Nei Giochi olimpici invernali a Pechino sarà usata solo neve artificiale, sulle piste e dintorni.

Per coprire di bianco lo scenario sono stati usati 2 miliardi di litri di acqua, in una zona dove l’acqua, da tempo, non c’è, ha spiegato Carmen de Jong, professoressa di Idrologia all’Università di Strasburgo. All’emittente tedesco Deutsche Welle ha spiegato che la cifra comunicata dagli organizzatori cinesi, 186.000 metri cubici di acqua, serve per mantenere un’unica pista da sci.

De Jong ha spiegato che a Pechino, la richiesta d’acqua è due o anche tre volte in più rispetto alle Alpi, cioè, 10.000 metri cubici di acqua per ettaro. Il motivo: il clima non favorisce la fabbricazione di neve artificiale. La preparazione di questa neve finta ha un costo di circa 90 milioni di dollari, secondo il governo cinese. Ma la cifra potrebbe essere molto più alta.

Inizialmente la strategia degli organizzatori era portare l’acqua dal sud della Cina, ma la logistica si è rivelata più complessa e hanno dovuto prelevare le risorse idriche destinate a cittadini e agricoltori locali. China Water Risk, gruppo ambientalista con sede a Hong  Kong, sottolinea che Pechino è una città con pochissima acqua e le risorse idriche locali a Zhangjiakou, un’altra regione dove si svolgeranno le competizioni, sono cinque volte meno della media nazionale.

In quanto alla sicurezza, un report diffuso da Reuters, ha avvertito che le temperature saranno più basse del previsto, per cui lo scongelamento potrebbe influire negativamente nella performance degli atleti.

Prima di cominciare, i Giochi di Pechino hanno lasciato una ferita profonda nei boschi. Già nel 2015 alcuni esperti hanno consigliato di cambiare location per evitare danni irrimediabili alla natura. Per la costruzione delle nuove infrastrutture a Yanqing e Zhangjiakou, tra cui piste, eliporti e parcheggi, sono state deforestate molte zone della Riserva Naturale di Songshan, circa 1.100 ettari, il 25% del parco. Il Comitato organizzatore assicura che sono stati protetti flora e fauna e sono stati stabiliti corridoi per le specie selvatiche.

Posizionare a livello internazionale luoghi come Pechino nell’immaginario degli sport invernali può essere molto pericoloso. Come si legge sul The Guardian, la scelta di fare i Giochi olimpici invernali in un posto dove la neve non c’è è impraticabile ma soprattutto irresponsabile.



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