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Fermare Putin, ora. L’Occidente faccia sul serio

Facciamo i conti con la verità: qualcuno, in Occidente, è (davvero) disposto a far pagare a Vladimir Putin il prezzo per quello che sta facendo in Ucraina? Il dubbio è lecito. Ma c’è un modo per dare un colpo a Mosca. Il commento di Joseph La Palombara, professore emerito di Yale

Vladimir Putin ha fatto una scommessa: l’Occidente non far niente di serio per fermare l’invasione in Ucraina e la Russia non ha niente da temere. Continua a vagheggiare di peace-keeping mentre invia oltreconfine duecentomila soldati russi.

Ha perfino il coraggio di sostenere che l’Ucraina, un Paese con una storia plurisecolare, è un’invenzione sovietica, che non è mai stata una nazione sovrana. Un assunto che, isolato, vale anche per l’Europa. Per la Germania prima di Otto von Bismarck. Per l’Italia, prima che il conte Camillo Benso di Cavour e la Casa di Savoia ne facessero uno Stato. La è concezione di Putin della storia europea non solo è esoterica ma anche completamente asservita ai suoi interessi.

Neanche l’appello pubblico all’ultimo minuto del presidente Volodymyr Zelensky ha avuto effetto, tranne che mobilitare per la guerra gli ucraini che non erano ancora sufficientemente infuriati contro le menzogne di Putin. Ora sono pronti a combattere e morire contro un leader russo che soffre di una combinazione di pessima conoscenza della storia, una perversa ambizione e la convinzione che l’Occidente non farà nulla per impedire i suoi piani.

Putin è ormai sicuro che la Russia farà i conti senza problemi con le cosiddette “sanzioni dure” previste per l’invasione. In effetti, le sanzioni finora annunciate dal presidente Joe Biden e altri leader occidentali non sono sufficienti. Putin e i russi sapevano che sarebbero arrivate. Prima di muovere sull’Ucraina, il presidente russo ha preparato il suo Paese a quel che sarebbe successo.

Da una parte la Russia può vantare di avere un rapporto deficit/ Pil tra i più bassi in Europa. Le riserve russe, in oro e in valute straniere, sono tra le più alte in Europa. Dunque stritolare questo Paese proibendo alle sue aziende di prendere soldi in prestito sui mercati internazionali avrà, nel migliore dei casi, effetti limitati.

Putin sa che le perdite di entrate derivanti da un taglio dei rifornimenti energetici dalla Russia dell’Europa occidentale saranno temporanee.

È ben noto quanto la Germania e gli altri Paesi dell’Europa occidentale abbiano oggi bisogno dell’energia che scorre in quei gasdotti. Certo, il crollo dell’indotto farà la sua parte. Ma la sospensione delle forniture all’Occidente o del business delle multinazionali occidentali in Russia avrà effetti che Putin riuscirà a gestire.

La verità è che per il momento si può fare ben poco. Le multinazionali occidentali sono poco disposte a sacrificarsi. Né i governi occidentali sembrano pronti a far pagare alla Russia un caro prezzo per quel che sta facendo in Ucraina. Eppure un segnale forte in questa direzione da parte di Stati Uniti ed Europa potrebbe forse aprire gli occhi a Putin. Il rifiuto delle aziende occidentali di investire anche solo un euro in Russia o di chiudere i loro impianti sarebbe un colpo enorme contro Mosca.

Per ora, Putin sembra convinto che il dibattito in corso tra alleati europei e americani sia aria fritta, che la Russia sia in grado di gestire la crisi. E un fondo di drammatica verità c’è e andrebbe detto dalle nostre parti: nessuno vuole davvero farla pagare a Vladimir Putin.



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