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Più gas? Ti piacerebbe. Gazprom tiene l’Europa sull’attenti

Più gas? Ti piacerebbe. Il Cremlino tiene l’Ue sul chi va là

Un picco inusuale nelle forniture russe di gas ha fatto sperare i mercati europei per qualche ora, prima che i gasdotti ricominciassero a languire. L’episodio dimostra come Putin continui a far ballare l’Ue, nonostante le forniture da Usa e Qatar

In Europa il prezzo del gas sui mercati è sempre (dolorosamente) alle stelle. Anche e soprattutto per via del razionamento calcolato da parte del fornitore più grande, Gazprom, che a sua volta risponde al Cremlino. Sullo sfondo, una crisi diplomatico-militare al confine orientale dell’Europa che si riflette nella – ed è inestricabilmente legata alla – crisi energetica.

Poi, martedì, il colpo di scena. Il giorno della telefonata tra Vladimir Putin e Mario Draghi un sussulto sullo schermo ha fatto sobbalzare gli operatori: il gas aveva ricominciato a scorrere, un aumento di circa 20 milioni di metri cubi in entrata nella rete  europea mediante la centrale slovacca a Veľké Kapušany, vicino al confine ucraino. Da lì il gas può arrivare in Repubblica ceca, Ungheria e in Austria, che a sua volta può indirizzarlo verso Germania, Francia e Italia.

Mercoledì il Wall Street Journal riportava un aumento combinato di 119 milioni di metri cubi, “un aumento notevole”, considerato che la media dell’ultima settimana di gennaio si attestava su 47,5 al giorno. Qualcuno su Twitter ha notato che Putin aveva aperto i rubinetti dopo la chiamata con Draghi (in cui il primo ha assicurato forniture di gas costanti al secondo).

Peccato che l’aumento dei flussi – già più basso rispetto allo standard degli ultimi anni – non sia durato. Mercoledì il gas dalla dalla Russia giungeva in Europa con l’ormai consueta scarsezza. Giovedì il prezzo del gas stava ancora salendo, riporta Bloomberg, per via delle preoccupazioni legate alla crisi energetica e quella ucraina.

Scherzo crudele o ordinaria manutenzione? Secondo fonti con conoscenze tecniche raggiunte da Formiche.net non è affatto improbabile che dietro ci sia il clima, anzi il meteo. La giornata di martedì, più calda del previsto, può aver costretto Gazprom a liberarsi del gas già estratto dai pozzi e immesso nella propria rete di distribuzione. Forse ha contribuito anche il calo della domanda da parte europea, sempre per via del clima più mite.

A ogni modo, il sollievo momentaneo sui mercati, che Gazprom tiene a stecchetto da mesi, dimostra quanto gli operatori si trovino costantemente sulle spine. Nei giorni scorsi è arrivato un po’ di sollievo grazie all’invio via nave di gas naturale liquefatto da parte degli Usa. Joe Biden ha anche chiesto personalmente allo sceicco del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, di assicurarsi che all’Ue arrivino più forniture via nave.

Tuttavia Putin non sembra intenzionato ad alleviare le pene europee, esattamente come non pare dell’idea di diminuire la tensione sul versante ucraino. L’approvvigionamento mediante il gasdotto Yamal-Europe, che passa attraverso l’Ucraina, è sempre fermo – tanto che il gas scorre al contrario. E come segnalava la stessa Gazprom (non senza un tocco di irrisione) le riserve europee e ucraine “sono ai minimi storici”, mentre il 18 gennaio si è registrato “un nuovo record assoluto” di fornitura verso la Cina.

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