Skip to main content

La guerra vista dalla Polonia

Nella lettera di Morawiecki si legge il vero obiettivo di Putin: “La subordinazione delle ex repubbliche sovietiche”. Ma il Paese è unito contro la minaccia russa e durissimo contro i vicini bielorussi, il governo si prepara a triplicare il numero dei soldati, aumentare il budget della difesa e ad accogliere centinaia di migliaia di ucraini in fuga

Kiev, Lutsk, Odessa, Cherson, Mariupol, Kramatorsk, Dnipro. L’elenco continua. Sono solo alcune delle città che, in queste ore, tremano al buio sotto i bombardamenti russi. Dove le case crollano e i civili sono costretti a cercare rifugio nelle metropolitane, a combattere per le strade muniti di fucili e molotov. Mentre Vladimir Putin esorta l’esercito ucraino a prendere il potere a Kiev e a disarcionare Zelensky, nella notte più dura, quella di ieri 25 febbraio, il Presidente ucraino induce il popolo alla resistenza attiva e operante. Sembra che la storia abbia confezionato una profezia per l’Ucraina: ad attenderla al varco può esserci l’agognata indipendenza o la completa annessione al Cremlino. Non ci sono mezze misure. Nessuna sfumatura. Il conflitto appare così netto da ammettere solo controffensive e scelte radicali, estreme.

Questo, Mateusz Morawiecki lo sa. Infatti, in una lettera aperta pubblicata sul Financial Times, il premier polacco riprende i concetti antitetici sopracitati, legandoli alla “trappola dell’illusione” escogitata da Putin ai danni dell’Occidente. Secondo Morawiecki, le precedenti interlocuzioni avvenute tra Mosca e i paesi dell’Ovest sono state semplici illusioni, proiezioni, ombre e giochi di prestigio. L’aggressione di giovedì ha svelato il vero volto della Russia putiniana.

Afferma che “la Russia può essere fermata solo dalla solidarietà occidentale con l’Ucraina. Non c’è spazio per dubbi qui. L’Ue e la Nato non possono lasciare che si formi per un momento l’impressione di essere disposte a sacrificare il futuro dell’Ucraina per riportare la pace” e aggiunge: “tra novembre e dicembre dello scorso anno, ho tenuto consultazioni con diversi paesi dell’Ue. All’epoca eravamo nel mezzo di crisi del gas e la Polonia era alle prese con le provocazioni della Bielorussia, che è fortemente dipendente dalla Russia. Avvertii allora che questo poteva essere il preludio a qualcosa di molto più grande e molto più pericoloso. Giovedì lo scenario peggiore si è avverato”.

Morawiecki è convinto che l’obiettivo di Putin consista nel ripristino del vecchio potere imperiale, sottolineando come la sua visione combaci con la “la subordinazione delle ex repubbliche sovietiche, che ora sono Stati indipendenti”, e ricorda come tutto ebbe inizio.

“Putin ha implementato questo piano per anni. Ha cominciato con un attacco alla Georgia nel 2008, seguito dall’occupazione della Crimea nel 2014. E oggi intende subordinare tutta l’Ucraina. E non dobbiamo farci illusioni: questo potrebbe essere solo il principio. Domani (oltre alla Polonia) Lettonia, Lituania ed Estonia, potrebbero essere le prossime”.

“Ma…” prosegue il premier di Diritto e Giustizia “la sicurezza transatlantica è indivisibile. Una minaccia per uno stato della comunità euro-atlantica è una minaccia per ogni membro della Nato e dell’Ue. Tutti per uno, uno per tutti. È su questa base di solidarietà e unità che l’Europa ha costruito pace e prosperità dopo il 1945. Ora Putin sta cercando di far saltare in aria l’intera architettura della sicurezza del dopoguerra”.

Tenta di far leva sullo spirito comunitario, nonostante le controversie che hanno destabilizzato il rapporto tra Varsavia e Bruxelles. Sventola le virtù europee e occidentali, nonostante, negli ultimi anni, la Commissione Ue e la CGUE abbiano bacchettato e accusato il governo del PiS di contribuire al collasso dello stato di diritto in Polonia. Eppure, stando al ragionamento di Moraweicki, in un momento di profondo squilibrio geopolitico come questo, non è certo il suo Paese a voler barattare le conquiste e l’abecedario valoriale del vecchio continente per “un buon affare”.

“La costruzione del gasdotto Nord Stream 2 che collega Russia e Germania ha mostrato come molti politici nell’Ue siano disposti a vendere i valori occidentali per avere la possibilità di concludere un buon affare. La decisione della Germania di sospendere il processo di approvazione era necessaria, ma questo gasdotto dovrebbe essere completamente chiuso. E, come ho detto giovedì alla riunione del Consiglio dell’UE, dovremmo anche parlare di Nord Stream 1”.

Insomma, la “trappola russa” si esplicherebbe non solo su una violenza spudorata, ma soprattutto su una propaganda insidiosa e sulla costruzione di reti di dipendenza economica.

In Polonia, difronte alla minaccia dei carri armati di Mosca, veri e propri incubi ancestrali per gli abitanti delle ex repubbliche sovietiche, cadono le barriere ideologiche e le divisioni politiche. Opposizione e maggioranza, seppur da diverse posizioni interpretative, sfilano per le strade, organizzano marce di solidarietà e sit-in di protesta a pochi metri dall’ambasciata russa, rivendicano la sacrosanta indipendenza dell’Ucraina che ha il potere di riunire il popolo polacco attorno all’idea universale di libertà, intesa come “conquista da riconquistare” ad ogni costo.

Perché gli uomini e le donne dell’est Europa non fanno che pensare al sangue versato, nel periodo bellico e nel post ‘45, per riappropriarsi dei due tesori perduti tra le macerie e il fango del Novecento: libertà e indipendenza.

Persino, il dio del calcio Robert Lewandowski decide di condividere apertamente le posizioni politiche assunte dalla sua patria, unendosi al rifiuto della Federcalcio polacca di giocare contro la Russia nelle qualificazioni ai Mondiali. Il capitano della nazionale polacca ha detto che non può immaginare di disputare una partita contro il Paese che sta massacrando l’Ucraina a colpi di bombe e raffiche di piombo.

Ma tornando nel perimetro politico, ieri pomeriggio, il Presidente Duda ha ospitato a Varsavia il vertice straordinario dei Capi di Stato dei paesi del fianco orientale della Nato, il cosiddetto “Bucarest 9” istituito nel 2015. Solo i rappresentanti Zeman e Iohannis, di Repubblica Ceca e Romania, si sono collegati in remoto. Inoltre, i presenti hanno partecipato simultaneamente on-line al Summit Nato.

Duda, dopo aver rievocato il comune passato di sottomissione alla dominazione russa, ha avviato i lavori del B9 ribadendo la condanna per il “brutale attacco” subito dall’Ucraina e sulla necessità di “passare ad atti concreti”, poiché la posta in ballo è l’intero sistema di sicurezza euro-atlantico. Quindi vi è la necessità di offrire un maggiore sostegno a Kiev attraverso la fornitura di armi, in primo luogo, ma anche aiuti economici, finanziari e umanitari.

Ha dichiarato che “l’Occidente deve fare tutto ciò che è in suo potere per infliggere alla Russia una costosa sconfitta in Ucraina. È giunto anche il momento che sul fianco orientale della NATO si verifichino cambiamenti militari fondamentali”.

L’adattamento del potenziale militare, secondo Duda, è un obiettivo imminente, congiuntamente alla costruzione di una protezione del “confine della Nato con la Bielorussia”, divenuta “un altro distretto militare dell’orso moscovita”.

In sintesi, la Polonia chiede a gran voce sanzioni senza precedenti alla Russia per colpire il sistema finanziario, la produzione industriale e i volti noti delle sue oligarchie, ad esempio congelando i loro beni, impedendo loro di viaggiare e fare affari in Occidente; oltre a prevedere un embargo sulle tecnologie avanzate, compreso il settore energetico.

Racconta Marek Domagalski su Rzeczpospolita che la spesa per l’esercito sarà più alta e coprirà la modernizzazione degli armamenti. In queste ore, l’esecutivo sta accelerando il lavoro su un disegno di legge sulla difesa della patria, incassando anche il sostegno di una cospicua parte dell’opposizione.  Il progetto prevede un aumento del numero di soldati e un aumento della spesa per la difesa al 2,5% del PIL entro il 2024.

Attualmente, l’esercito polacco annovera 111.500 soldati di carriera e 32.000 forze di difesa territoriale (Wot). L’approvazione del nuovo disegno di legge comporterà un incremento fino a 300.000 soldati.

Sarà introdotto il servizio militare di base per i volontari, comprendente un addestramento relativamente breve, seguito da 11 mesi di formazione specialistica, subito dopo i soldati saranno integrati nel servizio militare professionale oppure potranno scegliere di far ritorno alla vita civile, tuttavia verrà loro garantita la priorità nelle selezioni per i posti nella pubblica amministrazione.

A tal proposito, si è espresso il dottor Maciej Milczanowki dell’Istituto di Scienze Politiche dell’Università di Rzeszów: “Tutte le iniziative che aumentano la nostra difesa sono necessarie. Eppure, non è sufficiente vestire i civili con le uniformi e addestrarli rapidamente, perché per costruire una vera difesa, sono necessarie armi moderne, che assicurino la velocità e l’efficiente cooperazione delle truppe polacche e alleate. La creazione di un esercito di 300.000 uomini senza armi e tecnologie specializzate equivale a illudere la società sulla propria forza. Un adeguamento del genere richiede molti anni, forse anche decenni”.

In più, la società polacca pone al centro del dibattito interno il tema dell’occupazione per gli ucraini residenti nel proprio territorio. Nel breve periodo, il mercato polacco è in grado di fornire 200.000 posti di lavoro a stranieri, fino a 700.000 nel lungo; ma le procedure devono essere semplificate, comprese quelle relative al riconoscimento delle qualifiche.

“C’è uno stato d’animo cupo tra gli ucraini che attualmente lavorano e vivono in Polonia. Si insinuano il nervosismo e la naturale preoccupazione per la sorte dei propri cari. Molte persone stanno pensando di portare qui le loro famiglie” dice Krzysztof Inglot, fondatore dell’agenzia di lavoro Personnel Service.

L’aggressione a Kiev è la prova provata che il crollo del muro di Berlino e dell’egemonia sovietica non ha determinato “la fine della storia”. La storia è tornata, giusto per riprendere le parole di Moraweicki al Financial Times, “con tutta la forza che può raccogliere, compresa la guerra, motivo per cui la politica, e i politici, devono essere ancora una volta seri. Il sangue dei nostri vicini, amici e fratelli ucraini richiede una reazione decisa. La fine dell’era delle illusioni apre un capitolo completamente nuovo nella storia dell’UE, della Nato e dell’Occidente nel suo insieme. Questa deve essere un’era di responsabilità. La Russia deve sopportare il costo della violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale. Dobbiamo inviare un messaggio chiaro a queste persone che non ci sarà alcun ritorno al “business as usual” fino a quando l’Ucraina non sarà sicura e sovrana entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti. È tempo di abbandonare l’illusione che il mondo diventerà un luogo sicuro senza il nostro sforzo. La pace va guadagnata”.

Dunque, per i polacchi a esser defunto non è il vento della storia, ma il velo di Maya coniato da Schopenhauer. Dissolte le illusioni, l’intransigenza è l’unica via percorribile. Via gli interessi particolari degli Stati membri, via il pacifismo da vetrina, via ogni forma di mediazione. Oggi, Varsavia dinanzi l’avanzata russa riserva sguardi biechi a quella “colomba che ha dimostrato di essere un uccello estremamente pericoloso”.


×

Iscriviti alla newsletter