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Il centrodestra e l’Elefantino. Appunti per la ripartenza

Dall’Elefantino di Matteo Salvini alla rifondazione di Giorgia Meloni. Il centrodestra è alle corde, ma può ripartire. Ecco da dove. Gli appunti di Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella

Ciclicamente il centrodestra è scosso da dibattiti, discussioni e fratture sul suo futuro. È accaduto in numerose occasioni dal 1994 ad oggi e, nonostante già altre volte il divario tra le varie anime della coalizione sembrasse insanabile, si è sempre riusciti a tenere insieme l’alleanza.

Lecito chiedersi se sarà così anche in questa occasione dopo le divisioni successive all’elezione del capo dello Stato. Al netto della legge elettorale con cui si andrà a votare nel 2023 – che rappresenta un discrimine fondamentale – proviamo a individuare alcuni punti che potrebbero essere un collante per le forze politiche che attualmente compongono il centrodestra.

Se da un lato Matteo Salvini ha proposto l’idea di una federazione modello partito repubblicano (proposta suggestiva ma ricca di incognite), dall’altro Giorgia Meloni ha auspicato “una rifondazione del centrodestra”, mentre Silvio Berlusconi ha rivendicato il ruolo di fondatore della coalizione aprendo un cantiere che guarda anche al centro.

Il primo punto da affrontare è il posizionamento di una parte di centristi che devono senza dubbio compiere una scelta di campo, non stiamo parlando solo di chi ha impallinato la candidatura della Casellati ma anche di chi paventa e promuove l’alleanza con forze di centrosinistra. Pensare di guardare a +Europa e al tempo stesso beneficiare del bacino elettorale di Lega e Fratelli d’Italia è impensabile. Per far sì che prevalga un approccio fusionista che sappia tenere insieme anime con posizioni talvolta distanti tra loro, sono necessari due passaggi: individuare un’agenda comune e promuovere le primarie di coalizione.

Occorre guardare agli elementi che uniscono più che a quelli che dividono anche perché, se è vero che ci sono divergenze all’interno del centrodestra, a sinistra le cose non vanno meglio con la precaria alleanza tra Pd e M5S e le correnti che dilaniano i Cinque Stelle e paralizzano il Pd.

Punti di convergenza dovrebbero essere la necessità di un abbassamento della tassazione attraverso un forte shock fiscale che interessi tanto le imprese quanto i cittadini, la salvaguardia degli interessi nazionali in particolare nei settori strategici, la necessità di favorire una transizione ecologica che tenga in considerazione le esigenze delle imprese e dei ceti più deboli e che non sia in contraddizione con l’economia, la difesa della libertà intesa come libertà di espressione ma anche rispetto dei diritti costituzionali.

Una volta individuati i macro temi su cui fondare un’alleanza in vista delle politiche del 2023, il passaggio successivo dovrebbero essere le primarie di coalizione, indispensabili sia che si voglia rifondare il centrodestra o dar vita a una federazione o costruire una nuova alleanza per coinvolgere un elettorato sempre più spaesato e alla ricerca di riferimenti chiari.


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