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Inflazione record in Europa, a 5,1%. Ma la Bce prende tempo, per ora

A gennaio prezzi in Europa crescono ancora. E in Italia il caro-vita sale ai massimi dal 1996. Per i mutui nessun problema, almeno finché la Bce non deciderà di muoversi

Chissà cosa avrà da dire qualcuno, ai piani alti della Bce. L’inflazione continua a correre, senza sosta. Al punto che il tasso annuo nell’eurozona dovrebbe attestarsi a +5,1% a gennaio, in aumento rispetto al 5% di dicembre 2021 secondo la stima flash di Eurostat e toccando così un nuovo record.

Ovviamente il motore è l’energia (qui l’intervista a Innocenzo Cipolletta). Guardando alle componenti principali dell’inflazione nell’euroarea, si prevede infatti che l’energia registrerà il tasso annuo nettamente più alto a gennaio (28,6%, rispetto a 25,9% di dicembre), seguito da cibo, alcol e tabacco (3,6%, rispetto a 3,2% di dicembre), servizi (2,4%, stabile rispetto dicembre) e beni industriali non energetici (2,3%, rispetto a 2,9% di dicembre).

E non è che le cose in Italia vadano meglio. Anzi, di riflesso sale ancora l’inflazione che in gennaio arriva al 4,8%, valore che per lo stivale è il più alto da 26 anni. Lo scorso dicembre l’indice si attestava al 3,9%. In un mese i prezzi sono saliti in media dell’1,6%. A spingere i prezzi sono sempre i beni energetici, in particolare le bollette, in rialzo del 93,5% rispetto ad un anno fa. A cascata il maggior costo di energia e trasporti si riverbera su diverse categorie merceologiche.

Rispetto al gennaio 2021, alimentari e bevande costano in media il 3,8% in più di un anno fa, alberghi e ristoranti il 4,1% in più. Modesti gli incrementi per l’abbigliamento e i servizi sanitari entrambi in rialzo dello 0,7%, Unica voce in calco su base annua le telecomunicazioni. in discesa del 3,9%. Bene, anzi no.

Perché sui mutui potrebbero essere dolori. Non oggi, non domani ma dopo, in mancanza di un raffreddamento dei prezzi, sì. L’attuale rialzo dei prezzi infatti non determina per forza un’impennata dei due indici di riferimento che determinano i tassi dei mutui.

Questi, però, si muovono quando la Bce decide di alzare i propri tassi di riferimento, per frenare l’inflazione. O meglio, è più corretto dire che reagiscono quando i mercati sentono aria di rialzo, prima ancora che questo avvenga. È presto per dire se e quando verrà deciso un rialzo, perché l’attuale livello dell’inflazione appare una contingenza legata all’energia e alla scarsità di materie prime.

Di sicuro, il mutuo a tasso variabile, invece, per sua definizione è quello che subisce il rialzo dei tassi (in questo caso l’Euribor) con l’immediato aumento della rata mensile. Ma è opportuno fare una distinzione tra chi ha stipulato il finanziamento di recente e chi invece ha in corso il piano di rimborso da almeno 10-15 anni o più. E li si può fare la differenza.

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