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L’app che sfida WhatsApp (ma più sicura) è italiana. Parla Santagata (Telsy)

Avere soluzioni di cui si ha il pieno controllo per garantire la sicurezza di dati e comunicazioni è fondamentale, spiega il manager che ha inaugurato una nuova strategia per la società del Gruppo Tim. La via indicata dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e dal Pnrr. E annuncia un’app di messaggistica tipo WhatsApp e Signal ma più sicura

Noi, gli italiani, “siamo dipendenti tecnologicamente in tutto e per tutto” e questa “dipendenza tecnologica non aiuta la sicurezza. Laddove uno ha competenze tecnologiche proprie che controlla, allora controlla meglio la sicurezza”. Parole nette, quelle pronunciate da Nunzia Ciardi, vicedirettore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, al convegno sulle “Nuove minacce criminali” recentemente organizzato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Considerato che l’Agenzia diretta da Roberto Baldoni è nata con l’obiettivo di innalzare il livello di resilienza informatica dell’Italia, queste dichiarazioni possono suonare in diversi modi. Come un avvertimento. Ma anche come un invito rivolto alle aziende tecnologiche dell’Italia, un Paese la cui sicurezza è legata a tecnologie sviluppate e gestite altrove, spesso fuori dai confini dell’Unione europea, con gli ormai noti rischi legati al controllo delle reti e dei dati.

Essere un’azienda con tecnologie proprie – non una, ma più d’una – davanti a un mondo che adotta il più delle volte prodotti esteri è l’obiettivo di Telsy, società del Gruppo Tim che opera nel campo della sicurezza delle comunicazioni e della cybersecurity e su cui il governo può esercitare il golden power.

“L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e l’ampia fetta del Pnrr dedicata al digitale confermano l’importanza di avere anche in Italia soluzioni di cui si ha il pieno controllo per garantire la sicurezza dei dati e delle comunicazioni”, spiega Eugenio Santagata, amministratore delegato di Telsy, a Decode39.com, spin-off di Formiche.net. Proprio questi elementi spingono il manager a una considerazione ottimistica sul futuro del nostro Paese: “Nei prossimi 2-4 anni il panorama della sicurezza digitale sarà molto diverso, con più operatori in coopetition tra loro”. E Telsy? “Sarà un attore di medio-grandi dimensioni”.

La svolta per la società è arrivata nel 2021, racconta Santagata, giunto a Telsy lo scorso aprile. Formatosi alla Scuola militare Nunziatella di Napoli e successivamente all’Accademia militare di Modena, Santagata ha un lungo trascorso operativo e una solida esperienza internazionale nell’industria high tech fino a fondare e creare Cy4gate, oggi leader nel campo della cyber-intelligence.

Al centro della strategia dell’azienda, forte di un contesto normativo e governativo che garantisce un altissimo livello di innovazione e qualità, “ci sono due elementi: la sicurezza dei sistemi di informazione e crittografia (Infosec), per proteggere i dati e le informazioni in tutte le loro forme, oltre all’integrità delle comunicazioni (Comsec), in grado di prevenire l’accesso non autorizzato ai dati. Fattori, questi, che in Telsy si integrano perfettamente”, spiega Santagata. A questi si aggiungono altrettanti ingredienti: “da una parte, prodotti e soluzioni proprietarie sviluppati con competenze italiane; dall’altra, una forte sinergia con le altre aziende del Gruppo TIM, a partire da Olivetti e Noovle, per la sfida cruciale del cloud. Una collaborazione che garantisce apertura sul mercato e allo stesso tempo un forte posizionamento distintivo”, continua l’amministratore delegato.

“I numeri parlano chiaro: nel 2021 il volume d’affari è cresciuto del 45%, anche grazie a soluzioni di interesse per il mercato civile”, spiega il manager. Ma la vera sfida in Italia sono le piccole e medie imprese, dove “occorre innalzare il livello di consapevolezza dei rischi associati all’esposizione di informazioni e comunicazioni”. L’auspicio è che il Pnrr serva come volano economico ma anche per un cambio di mentalità.

La strategia di crescita di Telsy inizia “dall’Italia, il cui mercato della cybersecurity supera i 2 miliardi di euro l’anno. Ma non si ferma qui”, continua Santagata. C’è, infatti, “un mercato di sicurezza internazionale, soprattutto di tipo governativo, a cui l’azienda sta guardando”, aggiunge. Poi, come detto, ci sono le soluzioni di interesse sia militare che civile (dual-use), che vanno dall’analisi preventiva e contestuale dei rischi (threat intelligence), alla gestione e al monitoraggio degli scenari di rischio (incident response team e monitoring), fino all’adozione di strumenti di analisi e controllo aperti e collaborativi (open source intelligence e decision intelligence).

Inoltre, a breve Telsy introdurrà sul mercato soluzioni protette di videoconferenza – “già utilizzate con successo in ambito governativo”, spiega Santagata – e app di messaggistica istantanea più sicure rispetto a quelle comunemente note, ad esempio WhatsApp e Signal. “L’errore umano costituisce certamente un anello debole della catena della sicurezza. Ma spesso e volentieri sottovalutiamo il nostro smartphone, in cui conserviamo tutto, per un utilizzo personale o professionale”. Per questo motivo Telsy sta sviluppando anche una soluzione per la rilevazione di spyware all’interno di dispositivi mobili: “Un esempio di come la crittografia possa convergere con la sicurezza delle informazioni”, aggiunge l’amministratore delegato.

È parlando del contrasto alle minacce che Santagata evoca la parola ecosistema, mantra della cybersecurity di Paesi all’avanguardia come Israele. “Si sta realizzando anche da noi”, osserva. “Un ecosistema virtuoso, che vede operare in maniera sinergica il governo (a partire da intelligence e Forze armate), le aziende, il mondo accademico e la finanza strutturata, è in grado di trasformare il mondo della sicurezza in opportunità di business. Basta la volontà di farlo”. E Santagata si dice fiducioso guardando all’Italia.

Un esempio c’è già in Telsy. Si tratta dell’ingresso in QTI “Quantum Telecommunications Italy”, con una partecipazione del 33% nel capitale sociale. È una startup costituita come spin-off del Consiglio Nazionale delle Ricerche all’interno dell’Istituto Nazionale di Ottica di Firenze, attiva nel settore delle comunicazioni quantistiche su fibra ottica e delle tecnologie emergenti. In particolare, la distribuzione quantistica di chiavi di crittografia (Quantum Key Distribution), utilizzando le proprietà della luce a livello quantistico, permette di rilevare in tempo reale la presenza di attacchi e violazioni del canale di comunicazione, garantendo quindi la piena sicurezza della trasmissione. “È la risposta italiana al mondo del quantum computing per far sì che le chiavi di cifratura delle nostre comunicazioni siano in grado di reggere ad attacchi da computer quantistici capaci di processare nello stesso momento migliaia di informazioni in parallelo, anziché svolgere i calcoli sequenziali dei computer tradizionali”, conclude Santagata.



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