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Dove va la Lega in Europa? Lo spiega Borchia

Di Paolo Borchia

Alla “cumbre de Madrid”, l’incontro organizzato da Vox con gli alleati europei, la Lega era presente e ha tracciato una strada da percorrere in Europa. Che può diventare la strada del centrodestra, a queste condizioni. Il corsivo di Paolo Borchia, europarlamentare della Lega

Costruire un’alternativa valida e forte alla sinistra in Europa, con ricette diametralmente opposte rispetto a quelle, spesso fallimentari, messe in campo finora dalla maggioranza in Ue, per dare risposte concrete ai cittadini e affrontare le sfide del presente e del futuro, a cominciare dalla reale emergenza della crisi energetica e del caro bollette fino alla transizione ecologica, passando per tematiche di cruciale importanza quali la minaccia delle costanti pressioni migratorie, la carenza di materie prime, le difficoltà delle nostre imprese e il calo demografico.

Sono solo alcuni dei temi di cui si è discusso in occasione della “cumbre di Madrid”, il meeting ‘Defend Europe’ organizzato nella capitale spagnola da Vox al quale ho partecipato in rappresentanza della Lega al fianco di alcuni leader politici europei tra cui il primo ministro ungherese Viktor Orbán, il presidente del Consiglio polacco Mateusz Morawiecki e la leader del Rassemblement National francese Marine Le Pen.

In un clima costruttivo e propositivo, si è riflettuto sull’attuale situazione politica in Ue: come la Lega evidenzia da tempo, l’attuale “centrodestra europeo” – o, almeno, le forze che dovrebbero richiamarsi a quei valori –  si è, nel corso degli anni, allontanato sempre di più dal ruolo che dovrebbe svolgere, diventando suo malgrado una stampella dei gruppi di sinistra: questo è emerso in maniera netta con la condivisione di politiche sbagliate sul commercio, lo smarrimento su temi quali la difesa della famiglia, una linea equivoca in materia di immigrazione e difesa dei confini.

Questo rende necessario, dal nostro punto di vista, ripensare il centrodestra europeo in chiave identitaria, per sviluppare un nuovo corso che tenga in maggior considerazione l’applicazione del principio di sussidiarietà, limitando lo strapotere degli attori esterni che condizionano le politiche comunitarie.

Nel mio intervento ho sottolineato l’importanza di valorizzare i territori, nelle sue peculiarità, ricordando che l’Europa ci entra in casa quotidianamente con le sue regole, pertanto considerare Bruxelles come realtà lontana e astratta sarebbe nocivo per tutti, a ogni latitudine.

È fondamentale per questo lavorare – questo l’invito che ho condiviso con tutti i partiti presenti – concentrandosi su ciò che unisce le nostre forze politiche, piuttosto che sulle eventuali divergenze. Sarà un processo inevitabilmente lungo e complesso, ma già il meeting di Madrid si è prefisso di costruire elementi e contenuti per permettere a un progetto condiviso di centrodestra, con una visione alternativa del futuro dell’Europa, di fare passi in avanti.

E i partiti presenti hanno espresso le loro priorità, incontrando una generale sintonia sui temi principali all’ordine del giorno, raccolti in un documento comune. Ho ribadito la disponibilità della Lega a procedere in direzione di un percorso chiaro e concreto, rispettoso delle sensibilità di ogni singola forza. La crisi energetica, le pressioni migratorie, la transizione ecologica, le difficoltà delle nostre imprese e il calo demografico sono questioni che vanno affrontate subito e con un approccio comune, differente rispetto a quello attualmente espresso dalle sinistre e dalla maggioranza in Ue.

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