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Germania e Francia inefficaci con la Russia. E Meloni… Parla Legutko (PiS)

Il presidente dei Conservatori europei Ryszard Legutko (PiS) parla del rapporto con Giorgia Meloni, della necessità di un approccio duro nei confronti della Russia, della debolezza tedesca davanti al ricatto energetico di Putin e della sfida polacca alla Commissione sullo stato di diritto

Ryszard Legutko, eurodeputato di “Diritto e Giustizia” (PiS), il partito sovranista guidato da Jarosław Kaczyński, è presidente del gruppo conservatore Ecr a Strasburgo insieme a Raffaele Fitto di Fratelli d’Italia. Non a caso, è convinto che Giorgia Meloni sarà una figura centrale nella prossima legislatura. Ma con lui si è discusso di molte cose: la crisi ucraina e la minaccia per gli Stati baltici, per la Polonia e per la sicurezza del vecchio continente; gli interessi energetici tra Berlino e Mosca che fanno della Germania un partner non affidabile, la strategia del Triangolo di Weimar da rilanciare in chiave anti-russa; la tutela dello stato di diritto come pretesto dell’Ue per destabilizzare il governo di Mateusz Morawiecki.

Onorevole Legutko, qual è la posizione della Polonia in merito alla crisi ucraina?

Penso che siamo fra le nazioni più determinate nella difesa dell’Ucraina. A proposito di real politik, ieri abbiamo avuto uno scambio di opinioni con i leader dei gruppi politici presenti in parlamento, la maggior parte di questi stanno discutendo dell’escalation delle tensioni e degli interessi russi sul suolo ucraino. Il governo e la diplomazia polacca stanno tentando di incoraggiare i leader degli stati membri ad adottare una linea costante e ferma, per evitare che collassino sotto la pressione dell’orso sovietico. Ritengo che l’intera regione sia in pericolo. Gli stati baltici e anche la Polonia (anche se non abbiamo un contatto diretto con la Russia) stanno cercando di realizzare una vera rete di solidarietà continentale per esorcizzare il pericolo di un attacco da parte di Mosca ai danni di Kiev.

Ci parli dell’esito dell’incontro avvenuto a Berlino tra Emmanuel Macron, il cancelliere Olaf Scholz e il Presidente Andrzej Duda?

Beh, qui entra in gioco il triangolo di Weimar che, come voi sapete, è un’organizzazione che per diverso tempo è rimasta in stand-by, ma oggi è di fatto risorta. E considerando le ragioni che hanno condotto alla sua formazione, ritengo sia un ottimo traguardo. Le politiche di sicurezza sono, o meglio dovrebbero essere, un tema fondamentale nell’agenda politica dell’Ue. Macron è tornato da Mosca deluso, non avendo ottenuto ciò che chiedeva, ovvero il ritiro di decine di migliaia di soldati che la Russia ha ammassato al confine con l’Ucraina nelle ultime settimane; il Cancelliere Scholz è rientrato da Washington dopo aver partecipato all’incontro con il Presidente Biden, e tre giorni fa Duda ha intrapreso un dialogo con la Cina di Xi Jinping. Mi auguro che queste interlocuzioni diventino un format operativo per affrontare la crisi, e che questi meeting avvengano più spesso, soprattutto ora in cui è in ballo la sicurezza del nostro continente.

Il triangolo di Weimar, oramai, è a guida francese. L’iniziativa intrapresa da Macron è un’azione personale del capo di stato francese o un’iniziativa europea? Denota l’assenza di una politica estera europea? Ogni stato membro sembra avere una posizione diversa sulla questione…

Macron vuole passare dalla teoria alla pratica, nonostante si trovi in una posizione difficile, considerando le imminenti elezioni presidenziali francesi. Secondo me deve trovare un punto di equilibrio tra le sue legittime ambizioni politiche e le esigenze espresse dai membri del gruppo di Weimar. Ritengo, inoltre, come da lei precedentemente accennato, che ogni nazione detiene una particolare politica estera e che debba rispondere agli interessi degli stati confinanti.

Il problema dell’Europa di oggi riguarda l’atteggiamento filo-russo espresso dai più importanti stati occidentali del vecchio continente. In Francia, ad esempio sia i partiti di sinistra che quelli di destra tentano di concretizzare una mediazione con Mosca, questo avviene anche in Germania dove le forze politiche non intendono recidere drasticamente il rapporto con Putin.  Dopo la visita di Macron al Cremlino, dopo l’approccio timido di Berlino per via del Nord Stream 2, come possiamo parlare di politica estera comune? Vi sono due linee eterogenee: da una parte i paesi occidentali dell’Ue mirano ad un negoziato più soft, dall’altra il cosiddetto gruppo di Visegrad vorrebbe un approccio netto e risolutivo. L’obiettivo è sedare le tensioni internazionali e trovare una soluzione che tuteli la sovranità politica dell’Ucraina e la sicurezza europea.

Approfondiamo la questione dell’approccio tedesco alla crisi ucraina e ai legami energetici tra Berlino e Mosca.

L’approccio tedesco è senz’altro ambiguo, come negarlo! Il Nord Stream 1 e il Nord Stream 2 evidenziano un’innegabile dipendenza di Berlino (e non solo) dalla fornitura di gas da parte della Russia. Ed è abbastanza strano, che l’intera compagine delle forze politiche in Germania, nonostante la diversa identità di visioni politiche, concordi nel salvaguardare un legame privilegiato con Mosca. È un prezzo che il popolo tedesco si ritrova a dover pagare. Se pensiamo al ruolo della Russia durante la guerra di Crimea, possiamo affermare che vi sia una necessità concreta di adottare una posizione più integerrima nei confronti di Putin.

Ma la Germania non l’ha fatto per colpa di questo ricatto energetico. Rievocando remote categorie politiche, giungiamo alla conclusione che sia la Germania che la Russia portano avanti delle “politiche di potenza”, la cara e vecchia Machtpolitik. La Germania non può fare a meno di Mosca, quindi non sarà mai un valido alleato europeo contro il Cremlino. Sono destinati ad essere attratti reciprocamente ancora per anni, con la comune ambizione di dividere i territori dell’Europa orientale in sfere d’influenza.

Parliamo del rapporto con Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni. L’opposizione in Polonia ha criticato la scelta del premier Morawiecki di partecipare all’incontro dei conservatori e dei sovranisti a Madrid, dove i partiti che si rifanno a quella cultura politica si dichiarano filo-russi.

Marine Le Pen è tanto filo-russa quanto il Presidente Macron, così come i socialdemocratici tedeschi e gli ungheresi di Fidesz. Perciò le definizioni non mi appassionano e non le ritengo utili. Il legame con il partito di Giorgia Meloni è molto forte; stiamo lavorando insieme nel parlamento Ue, e sono molto soddisfatto di quest’alleanza. Ogni giorno che passa, Fratelli d’Italia cresce nei sondaggi, se non sbaglio si aggira attorno al 21% o qualcosa del genere, di sicuro ha sorpassato la Lega di Matteo Salvini. Quindi, probabilmente, nella prossima legislatura FdI avrà un ruolo centrale. Non vedo l’ora!

Per quanto riguarda il meeting a Madrid, si è trattato della risposta dei partiti conservatori ad un’idea di Europa come super-stato controllato da burocrati non legittimati dal consenso popolare. Vogliamo costruire un modello alternativo da sottoporre agli europei. A Madrid, abbiamo discusso di qualcosa di più grande di semplici strategie elettorali, ovvero del destino di un’Europa politica e sovrana.

Qual è la posizione dei conservatori polacchi in merito al contenzioso con Bruxelles? Il governo accetterà di salvaguardare lo stato di diritto per non perdere i soldi del Recovery?

Le istituzioni europee, comprese la Commissione e la CGUE, intendono  minare gli equilibri interni all’esecutivo di Mateusz Morawiecki. Tutte le accuse circa lo stato di diritto in Polonia sono infondate. L’Ue è stata governata dai socialisti che hanno sempre avuto delle tendenze totalitariste. Sono i conservatori, come ad esempio Fratelli d’Italia e il Pis in Polonia, che oggi difendono la libertà e la cultura europea. Spero che la Polonia resisterà all’attacco aggressivo di Bruxelles alla nostra sovranità. La violazione senza ritegno da parte dell’Ue dei Trattati dev’essere fermata.

Quali potenzialità politiche ed economiche scorge nella cooperazione bilaterale tra Polonia e Italia?

Non sono un esperto in materia economica. Tuttavia, l’Italia è il nostro secondo partner commerciale in Europa, dopo la Germania. C’è una solida partnership commerciale in ambito tecnologico e riguardo la produzione automobilistica. Ergo, abbiamo interessi comuni, sia di carattere politico che economico, come la difesa dei confini e la gestione dei flussi migratori per via della nostra posizione geografica. Pertanto, sono sinceramente fiducioso nelle potenzialità del nostro comune destino.


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