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Basi e metafisica del Metaverso. Il live-talk di Formiche

Basi e metafisica del metaverso. Il live talk di Formiche

Stiamo già ponendo le fondamenta della prossima frontiera digitale, e della sua economia, dunque non è troppo presto per dedicarsi alle sovrastrutture: il suo ordinamento, l’etica e i valori, gli impatti sociali. Il dibattito con Pichetto Fratin (Mise), Benanti, (Pontificia Università Gregoriana), Mazzetti (Meta), Orban (Singularity University)

Il Metaverso. Non esiste ancora una definizione univoca per questa parola, ma il mondo tecnologico è stato catturato dalle sue promesse almeno da quando Facebook ha cambiato il proprio nome in Meta e il fondatore Mark Zuckerberg si è impegnato a costruirne le basi. Da allora, non si contano le compagnie che hanno iniziato a studiare, immaginare e investire nell’era post-internet. Gli albori di questo processo di creazione hanno prodotto un nugolo di domande fondamentali, nel vero senso della parola; man mano che la nostra vita si ibrida con quella digitale, alle questioni di natura tecnologica si sovrapporranno problemi di ordine sociale ed etico, ma anche geopolitico ed economico.

Queste le premesse dietro al live-talk di Formiche, che ha dedicato l’ultimo numero della rivista al Metaverso. Riuniti attorno al focolare digitale e moderati dalla direttrice Flavia Giacobbe, quattro esperti hanno dissezionato i temi in agenda. Partendo dall’origine della nuova spinta verso il Metaverso, cioè proprio Meta, rappresentata dal suo responsabile per le relazioni istituzionali Angelo Mazzetti che ha spiegato la “forte scommessa su questa nuova direzione di internet e sulle tecnologie ad essa connesse”.

Mazzetti: il Metaverso secondo Meta

Si parte dai numeri: 10 miliardi di dollari investiti nello sviluppo del Metaverso nel solo 2021, 10,000 ingegneri assunti in Europa per costruire e rafforzare l’unità che se ne occupa. “A oggi è veramente difficile immaginare la vita nel Metaverso perché è ancora in costruzione”, ha spiegato Mazzetti, aggiungendo che per ora Meta tratta di contribuire alla creazione di questo nuovo spazio “aggiungendo un pezzetto”. In pratica: sviluppare una realtà immersiva, una nuova piattaforma di fruizione dei contenuti e di interazione.

Per il rappresentante di Meta siamo ancora in una fase in cui serve, collettivamente, dare delle risposte per costruire il Metaverso. Vale per le diverse applicazioni che sono vastissime, come il gaming, lo shopping, la cultura, ma anche per il regolamento della vita onlife. “Ciascun pezzo della società ha la responsabilità di dare il proprio contributo alla realizzazione di questa nuova piattaforma […] per fare in modo che sia sostenibile e coerente con la nostra organizzazione di vita sociale”.

In questo senso, ha continuato Mazzetti, l’investimento europeo è un elemento di novità. “I sistemi di computing fino ad oggi sono stati sviluppati negli Usa, in un contesto storico-istituzionale liberaldemocratico, con radici culturali in comune con l’Europa ma non sovrapponibili.” Ora, però, considerando che le fasi di sviluppo hanno un forte impatto sulla natura stessa della tecnologia, ci si può aspettare che l’Europa “giocherà un ruolo fondamentale nella costruzione del metaverso”.

Orban: tra evoluzione e società 

C’è chi è già massimalista e crede che il nuovo corso possa essere “una forza positiva per la vita delle persone e la società”. David Orban, professore presso la Singularity University e managing advisor di Beyond Enterprizes, crede che “la traiettoria dell’esistenza umana risieda nella capacità di utilizzare la tecnologia e metterla al nostro servizio”. Si parte dalla sperimentazione, ha spiegato, che potrà guidare le persone verso le nuove esperienze nel Metaverso – dall’educazione (per tutte le età) ai modelli di business innovativi.

Ma c’è da stare attenti: “proprio perché nel Metaverso si subirà un distacco dalla realtà che supera la nostra immaginazione, è fondamentale che ci assumiamo la responsabilità di metterci in gioco anche individualmente, rispettando l’adattabilità di ognuno”. In altre parole, non tutti vorranno entrarci e non si entrerà nella stessa misura, ed è giusto tenerlo a mente man mano che si digitalizzano i servizi d’uso comune; sarà fondamentale “la decisione di come la società vorrà strutturarsi e permettere alle persone di avere un ruolo attivo partecipandovi sarà fondamentale”.

Benanti: meta-etica, potere e democrazia

Su questo fronte è intervenuto un peso massimo: Paolo Benanti, professore straordinario presso la Pontificia Università Gregoriana e dedito allo studio di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. Partendo da un assunto fondamentale, e cioè che “ogni artefatto tecnologico è una forma d’ordine, una disposizione di potere”. Dunque l’etica, quando si interroga sul Metaverso, si chiede in che senso gli algoritmi informatici organizzano la società e distribuiscono il potere.

L’impatto del Metaverso rischia di essere totale: interviene sulla identità, sulla creazione di memoria e dunque anche sull’educazione, servendo un’esperienza digitale anziché quella fisica. Andando ancora oltre, occorre considerare che l’ambiente del Metaverso “non è neutro, perché operato da soggettività algoritmiche”, mani invisibili che possono condizionare avvenimenti, interazioni, relazioni. Per Benanti questo nuovo territorio va “civilizzato”, cioè “abitato da una serie di valori costituzionali che compongono la nostra collettività”. E qui si pone la questione del controllo del Metaverso, del rendere compatibili realtà virtuali private o semi-pubbliche con ordinamenti democratici e statali.

Pichetto Fratin: lo sguardo del Mise

La chiusura del live-talk è stata affidata al viceministro per lo sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin. Che non ha dubbi: il Metaverso è “l’era del dopo internet” ma è ancora permeata da un alone di mistero. Più tangibile, invece, l’evoluzione degli ultimi anni che “ha creato una vera e propria struttura imprenditoriale, un nuovo mercato produttivo che va a intersecarsi con le iniziative tecnologiche – come bitcoin e la blockchain – e arriva fino ai gemelli digitali”. Dunque si presenta la necessità di una nuova economia, che metta insieme la nuova socialità e determini il nuovo mercato.

Da parte sua, ha spiegato il funzionario, il Mise aveva previsto tempo fa un finanziamento per questo settore: 4 milioni di euro per le nuove imprese e per le case di sviluppo di videogiochi perché “i confini tra gioco, sviluppo tecnologico e l’utilizzo di microchip si stanno sovrapponendo”. Tuttavia, avverte, un Paese come l’Italia – penultimo per livello di digitalizzazione in Ue – si scontra con un deficit di conoscenza digitale. Dunque occorre, tramite il Next Generation Eu, “perseguire la trasformazione sostenibile, di innovazione e digitalizzazione”, che poi significa “permettere all’Italia di esprimere appieno le sue potenzialità, mettendo a terra quello che io percepisco come uno strumento importante: la tecnologia. Serve innalzare il livello di conoscenza e rendere il Paese più produttivo affinché la trasformazione digitale abbia un impatto sul grado di produttività dell’Italia”.

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