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Per l’Oms la pandemia non ancora è finita. Tre scenari

Il direttore del Dipartimento di malattie pandemiche ed epidemiche, Sylvie Briand, prevede due ipotesi ottimistiche sulla futura gestione del virus e una un po’ più catastrofica. L’invito è comunque quello di non abbassare la guardia e di aumentare gli investimenti nella ricerca

L’emergenza Covid-19 non è finita, almeno per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). In seguito al bollettino settimanale relativo alla settimana dal 31 gennaio al 6 febbraio, Tedros Adhanom Ghebreyesu, direttore generale dell’organizzazione, ha riferito un calo di contagi del 17% e circa il 7% in meno dei decessi.

“A seconda di dove vivete, potrebbe sembrare che la pandemia di Covid-19 sia quasi finita o che sia nel suo momento peggiore – ha dichiarato il direttore -, ma ovunque voi viviate il Covid non è finito […] Sappiamo che questo virus continuerà a evolversi ma non siamo privi di difese […] Abbiamo gli strumenti per prevenire questa malattia, per fare test e per curarla”.

Hans Kluge, direttore generale dell’Oms in Europa, ha detto che considera “plausibile” la fine della pandemia grazie all’immunità globale, che si potrebbe raggiungere nelle prossime settimane, per Omicron. Tuttavia, mentre molti Paesi annunciano la revoca totale delle limitazioni anti-Covid, l’annuncio della fine della pandemia è ancora tema di dibattito tra esperti e analisti.

Per Sylvie Briand, direttore del Dipartimento di malattie pandemiche ed epidemiche dell’Oms, ci sono tre scenari probabili sull’evoluzione dell’attuale contesto epidemiologico. L’esperta ha voluto precisare che non si tratta di “predizioni” ma di programmi con cui si spera di rispondere allo sviluppo della pandemia.

Nel primo scenario, secondo Briand, si prosegue con l’applicazione delle misure attuali, in caso di una gran diffusione del virus – come adesso – ma con meno casi gravi. Nel secondo scenario, quello più ottimista, il Covid si presenta come una malattia endemica, che si può gestire come un’influenza comune, con il vaccino annuale per evitare ricoveri o morti per la malattia grave. Il governo spagnolo, infatti, è impegnato nello studio di un sistema di sorveglianza del Covid come una normale influenza.

Il terzo e ultimo scenario, ma non meno probabile, è il più pessimista e dipende dall’arrivo di nuove varianti del virus. In questo caso, il mondo tornerebbe alla situazione in cui si è trovato il primo anno della pandemia. Nuove varianti del Covid “creerebbero una situazione paragonabile al 2020, quando le persone erano molto vulnerabili e c’erano casi gravi della malattia”, ha spiegato. Briand ha concluso che “non siamo ancora alla fine del tunnel. Tutto dipende di come evolverà la situazione nei prossimi mesi”.

Per questo è così importante continuare ad investire e finanziare gli sforzi per una campagna equa di test, cure e vaccini contro il Covid in tutto il mondo. Adhanom Ghebreyesus ha lanciato la raccolta di 23 miliardi di dollari per proseguire la battaglia contro il virus. “Le malattie non conoscono confini. Qualunque sensazione di sicurezza può cambiare in un attimo”, come ha dimostrato l’arrivo della variante Omicron. “La scienza ci ha dato gli strumenti – ha aggiunto il direttore dell’Oms -, se questi vengono condivisi a livello mondiale, in modo solidale, quest’anno possiamo porre fine al Covid in quanto emergenza sanitaria mondiale”.



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