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Perché Mosca annuncia il ritiro di alcune truppe dai confini ucraini

Di Emanuele Rossi e Gabriele Carrer

Ritiro parziale del fronte ucraino: parte della strategia di Putin è uscire in forma vittoriosa dalla crisi innescata. Ma le tensioni non sono finite: contro Kiev continuerà la campagna di infowar per destabilizzare il Paese e allinearlo con gli interessi di Mosca

Nei commenti riportati dall’agenzia di stampa Interfax, il portavoce del ministero della Difesa di Mosca dice che “le unità dei distretti militari meridionali e occidentali che hanno completato i loro ordini hanno già iniziato a salire a bordo di treni e camion e inizieranno a trasferirsi nelle loro guarnigioni. Oggi. Unità separate marceranno a piedi come parte di convogli militari”. Ossia, la Russia annuncia il ritiro di parte del contingente da oltre centomila uomini schierato ai confini ucraini.

“Un certo numero di esercitazioni di addestramento al combattimento sono state condotte come previsto” aggiunge la Difesa russa: “Intanto le forze armate russe stanno continuando una serie di esercitazioni su larga scala per l’addestramento operativo di truppe e altre unità. Vi partecipano praticamente tutti i distretti militari, le flotte e le truppe aviotrasportate”. Un’altra esercitazione su larga scala nella regione occidentale, wargame congiunti russo-bielorussi “Risolutezza dell’Unione”, dovrebbe concludersi il 20 febbraio.

L’annuncio di Mosca segue di poche ore una dichiarazione sul rientro del ministro Sergei Shoigu di ieri, uscita appena dopo  l’incontro col presidente Vladirmi Putin, che prima di lui aveva ricevuto il capo della diplomazia Sergei Lavrov. Il gioco di Mosca è questo: Lavrov viene descritto come il mediatore, colui che sta portando Putin ad accettare una qualche forma di dialogo davanti a quella che viene raccontata come un’apertura dell’Occidente, la Difesa banalizza la realtà.

Il ritorno delle unità nelle basi di stanza è descritto come un’attività di routine: il Cremlino difende in questo modo la sua posizione, ossia la libera movimentazioni di truppe all’interno del proprio territorio non a fini offensivi. Il “non ci sarà nessuna invsione” è stato ripetuto continuamente durante queste settimane dal governo russo, mentre gli Stati Uniti e l’Unione Europea venivano accusati di creare allarmismo e sensazionalismo – declinato in forma russofoba dalla disinformazione.

“Il 15 febbraio 2022 passerà alla storia come il giorno in cui la propaganda di guerra occidentale ha fallito. Sono stati disonorati e distrutti senza che sia stato sparato un solo colpo”, dice la portavoce del ministero degli Esteri russo riassumendo il senso che Mosca cerca di far uscire in questo momento.

La fine delle esercitazioni è una perfetta exit strategy per Putin, che nel frattempo fa intendere velatamente che non fossero semplici esercitazioni accettando un dialogo solo sotto consiglio di Lavrov. È parte della narrazione strategica che il presidente russo ha affidato alla vicenda, e tutto va pure declinato in questo senso.

“Abbiamo una regola: non credete a quello che sentite, credete a quello che vedete”, dice ai giornalisti il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, dopo le notizie sul retrofront russo: “Quando vedremo un ritiro, crederemo in una riduzione dell’escalation”. Aggiunge che la rotta diplomatica che l’Ucraina stava perseguendo con i suoi alleati sta lavorando per prevenire un’ulteriore escalation. Anche la rappresentanza statunitense all’Onu ha chiesto di aspettare verifiche fattuali (servirà qualche giorno).

Intanto un primo effetto c’è: i mercati si sono calmati in risposta agli ultimi aggiornamenti annuciati da Mosca, che probabilnente non sta bluffando totalmente e se fa uscire certe notizie è per cercare un percorso di uscita da una crisi pericolosa – un’invasione sarebbe costata molto in termini economici e di risorse (umane, politiche, sociali). Anche il rublo russo si è rafforzato contro il dollaro e l’euro in risposta alla notizia del rirtiro dell’esercito russo.

“L’assenza di azioni armate al confine con l’Ucraina e le indicazioni sulla volontà di parlare sembrano sufficienti a calmare i nervi del mercato”, ha detto Michael Leister, responsabile della strategia dei tassi di interesse alla Commerzbank di Francoforte. Oggi a Mosca è presente in visita il cancelliere tedesco per continuare la strategia di contatto avviata dall’Unione europea per evitare il peggio.

Putin, dopo l’incontro con il tedesco, ha ripetuto ancora una volta che gli Stati Uniti e la Nato hanno respinto la richiesta di Mosca di tenere l’Ucraina e altre nazioni ex-sovietiche fuori dalla Nato, fermare il dispiegamento di armi vicino ai confini russi e ritirare le forze dell’alleanza dall’Europa orientale, tuttavia si è detto pronto a impegnarsi in colloqui sui limiti del dispiegamento di missili a raggio intermedio in Europa, sulla trasparenza delle esercitazioni e su altre misure di costruzione della fiducia, ma ha sottolineato la necessità che l’Occidente ascolti la Russia.

Nel frattempo il parlamento russo chiedono al governo di riconoscere le due regioni separatiste nell’Ucraina orientale come repubbliche indipendenti (autoproclamate). Non si sa se Mosca voglia riconoscere subito l’indipendenza di Dontesk e Lugansk, le autoproclamate repubbliche del Donbas. L’obiettivo è procedere con lo sfiancamento di cuori e menti in Ucraina, operazione meno visibile di una grande invasione militare. Il messaggio a Kiev è minaccioso altrettanto, e Mosca lo userà come leva per chiedere l’implementazione degli accordi di Minsk (che includono una forma di autonomia per le due aree).

Intanto, a proposito di come la questione delle due repubbliche autoproclamate si incastra con le evoluzioni, le agenzie di stampa russe Ria e Tass affermano che il ministero della Sicurezza di Stato della Repubblica popolare di Luhansk (LPR) ha impedito un attacco terroristico nel centro della città nel Donbas. Kiev teme che pretesti (e/o false flag) vengano usati e fabbricati per giustificare azione aggressive. Tutto questo è anche parte del logoramento psicologico (informativo e disinformativo) con cui Putin vuole sfiancare l’Ucraina.

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