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Nuovo braccio di ferro Usa-Cina. C’entra l’ufficio di Taiwan

Un gruppo bipartisan ha presentato una proposta di legge per chiedere di cambiare il nome dell’ufficio di rappresentanza di Taipei a Washington. Un “ombrello” per la Lituania, sotto pressione da Pechino

Dopo la Lituania, potrebbero essere gli Stati Uniti a litigare la Cina per il nome della rappresentanza di Taiwan nel Paese. I senatori Marco Rubio (repubblicano) e Bob Menendez (democratico) si sono uniti ai rappresentanti John Curtis (repubblicano) e Chris Pappas (democratico) allineando le loro proposte di legge ai due rami del Congresso degli Stati Uniti per chiedere al segretario di Stato di lavorare con il governo taiwanese per rinominare quello che oggi si chiama Taipei Economic and Cultural Representative Office in Taiwan Representative Office.

Non si tratterebbe, comunque, di un riconoscimento “diplomatico” di Taiwan in linea con la politica Una Cina.

Il senatore Menendez ha detto all’agenzia Reuters che la proposta è coerente con il Taiwan Relations Act che definisce i legami non ufficiali degli Stati Uniti con Taiwan. Washington è al fianco di Taiwan affinché possa “decidere il suo futuro”, ha aggiunto.

Una mossa in questa direzione avrebbe due conseguenze. La prima: alimenterebbe le tensioni tra Stati Uniti e Cina, con quest’ultima che ritiene Taiwan un’isola ribelle e rifiuta ogni espressione che possa suonare come un riconoscimento internazionale. La seconda: gli Stati Uniti offrirebbero un “ombrello” a Paesi più piccoli, come la Lituania, che hanno deciso di approfondire i rapporti con Taiwan tramite l’apertura di un ufficio di rappresentanza.

Nei giorni scorsi si era diffusa la voce che il ministero degli Esteri lituano stesse pensando di tornare sui suoi passi proponendo una modifica del nome per riferirsi al “popolo taiwanese” piuttosto che a Taiwan.

Un’ipotesi che oggi sembra essere stata scartata. Anche perché non sarebbe stato sufficiente a convincere la Cina.

Dopo quella scelta, infatti, la Lituania è finita nel mirino di Pechino e della sua coercizione economica. Così, gli Stati Uniti si sono schierati a difesa dello Stato baltico e l’Unione europea ha deciso di portare il caso davanti all’Organizzazione mondiale del commercio e di mettere in piedi uno strumento anti-coercizione. Un passo simile da parte degli Stati Uniti potrebbe convincere la Slovenia che nei giorni scorsi ha annunciato trattative in corso per l’apertura di un ufficio di Taiwan nella sua capitale.



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