Quella del cancelliere a Washington è stata una “missione fallita”, scrive la Deutsche Welle. A Washington circolano interrogativi sull’affidabilità di Berlino. Sembra di essere tornati a Trump-Merkel. Rizzo (Atlantic Council) spiega le tre mosse per rilanciare i rapporti con gli Usa
Olaf Scholz si è presentato lunedì da Joe Biden “a mani vuote” e “le sue rassicurazioni sull’impegno della Germania in Ucraina avranno fatto poco per convincere i suoi critici” negli Stati Uniti. Il duro affondo, titolato “missione fallita”, è firmato da Michaela Küfner, volto dell’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle. Sembra quasi di essere tornati ai tempi di Donald Trump e Angela Merkel, quando le relazioni tra Stati Uniti e Germania hanno registrato un minimo storico.
L’obiettivo del cancelliere tedesco era fugare i dubbi sulla Germania a volte definita debole per non aver adottato una linea dura con la Russia dimostrando che Berlino e Washington sono sulla stessa lunghezza d’onda. Ma è bastato il non-scambio con Biden sul Nord Stream 2 in conferenza stampa ad alimentare nuovamente le perplessità. “La Germania è un alleato incredibilmente affidabile”, ha dichiarato il presidente prima di sentire il cancelliere rispondere a una domanda specifica sul Nord Stream 2 limitandosi a ribadire che la Germania, gli Stati Uniti e gli alleati sono “uniti” ed evitando di menzionare direttamente il gasdotto.
Quel progetto “è stato un errore”, ha spiegato Christoph Heusgen, dal 2005 al 2017 consigliere diplomatico di Angela Merkel e uno dei più fidati collaboratori dell’ex cancelliera, intervistato dal Corriere della Sera. Ma, ha spiegato, “è totalmente esagerato” dubitare dell’affidabilità della Germania: “È il più forte sostenitore dell’Ucraina in termini di aiuti economici e assistenza per le riforme. Abbiamo mandato nuove truppe in Lituania, partecipiamo al pattugliamento dello spazio aereo baltico, che i russi violano regolarmente”, ha risposto.
La domanda, però, sembra continuare a circolare negli Stati Uniti. Lo conferma il titolo di un articolo di Rachel Rizzo, nonresident senior fellow allo Europe Center dell’Atlantic Council, uno dei principali centri studi americani: “Il nuovo leader della Germania sarà abbastanza affidabile per Washington?”. Quel punto interrogativo dice molto. Ma il pezzo intende suggerire a Scholz cosa fare per se vuoi “essere un leader di rilievo”. Si tratta, ammette l’esperta, di un “cambiamento radicale”.
Primo: “Mettere in riga il suo partito sulla Russia al di là della questione dell’energia”, a partire dall’inclinazione dei socialdemocratici verso l’Ostpolitik – e la recente nomina dal predecessore Gerhard Schröder nel colosso energetico statale russo Gazprom non aiuterà.
Secondo: “Prendere sul serio la politica sulla Cina, sia per la Germania stessa sia anche in collaborazione con gli Stati Uniti”. Gli sforzi di Merkel per l’accordo sugli investimenti tra Unione europea e Cina “ha messo la Germania in cattiva posizione con la ventura amministrazione Biden”, ma oggi quell’intesa è congelata e non ci sono prospettive di disgelo nel prossimo futuro. “Scholz dovrebbe usare i prossimi mesi per prendere le distanze da questo aspetto dell’eredità della Merkel”, suggerisce Rizzo. Inoltre, “dovrebbe essere fermo di fronte alla coercizione economica cinese, specialmente facendo fronte comune con la Lituania nello scontro commerciale con Pechino e seguendo una linea più dura sulle violazioni cinesi dei diritti umani”.
Terzo: “Rimanere fedele all’impegno della sua coalizione di aumentare l’autonomia strategica dell’Europa”, anche perché dopo diversi anni di scetticismo gli Stati Uniti ritengono questo passaggio “utile” in questa fase storica. Non si tratta solo di difesa, priorità per esempio della Francia di Emmanuel Macron, osserva Rizzo: è una visione globale dell’Europa come “un attore più capace ed efficace sulla scena mondiale”, che sappia diminuire la dipendenza dall’energia russa e dalla tecnologia cinese, “aumentando allo stesso tempo la spesa per la difesa e giocando un ruolo più grande nel rendere sicuro il più ampio vicinato dell’Europa”. Scholz, insieme a Macron, “potrebbe essere un campione di questa causa”, conclude. “Se lo vuole”.