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Giudizi e pregiudizi sulla tassonomia Ue

Gas, nucleare, emissioni e carbone. La tassonomia Ue è ora all’esame del Parlamento europeo e degli Stati membri. Speriamo che l’esame sia ben incardinato nella realtà, senza pregiudizi. L’analisi di Corrado Clini, già ministro dell’Ambiente

L’Unione Europea si è impegnata a ridurre  del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 (rispetto al 1990).

Di conseguenza è stato individuato  l’obiettivo del raddoppio  tra il 2020 e il 2030 della quota di fonti rinnovabili in tutti i consumi energetici (dal 20% al 40%) e la contestuale riduzione  tra il 36 e il 41% dei consumi energetici in tutti i settori. Inoltre a partire dal 2035 le nuove autovetture e i veicoli commerciali saranno a emissioni zero.

Il 15 dicembre 2021 la Commissione Europea ha presentato la proposta di un pacchetto legislativo per la decarbonizzazione del mercato del gas, che  comprende misure per la diffusione dei gas rinnovabili e dell’idrogeno “verde” che richiederà entro il 2030 la realizzazione di elettrolizzatori alimentati da fonti rinnovabili per almeno 40 GW. La proposta introduce anche  il blocco al 2049 dei contratti a lungo termine per il gas naturale “fossile non decarbonizzato”.

Il complesso di queste misure comporta inevitabilmente una progressiva estensione della elettrificazione degli usi finali dell’energia, ovvero l’aumento della domanda di elettricità   per sostituire i carburanti e combustibili fossili nella mobilità, nel riscaldamento, nelle produzioni industriali e per la produzione di idrogeno. Le fonti rinnovabili oggi coprono il 38% della produzione di elettricità (nucleare  25%, gas  22% e carbone 13%)  dovrebbero raggiungere il 70% entro il 2030.

Il contesto degli impegni europei  si confronta con almeno tre dati che rappresentano sfide verso la decarbonizzazione :

  • l’Europa importa oggi il 61% delle fonti energetiche (olio, gas e carbone);
  • l’intermittenza o discontinuità delle fonti rinnovabili richiede – per garantire la continuità dell’erogazione dell’elettricità – il supporto (back up) dei combustibili fossili ( gas e carbone) e dell’energia nucleare;
  • il bilancio poliennale della UE e i bilanci dei singoli stati membri non hanno a disposizione le risorse finanziarie per sostenere gli investimenti necessari.

La progressiva riduzione della dipendenza è legata in primo luogo alla crescita delle fonti rinnovabili, che tuttavia nel 2030 copriranno solo il 40% della domanda di energia primaria.

È dunque necessario considerare in primo luogo il potenziale di ulteriore produzione “autoctona” di fonti energetiche  a emissioni zero o basse emissioni di carbonio, e a questo proposito il ruolo del nucleare deve essere valutato in modo rigoroso e senza pregiudizi seguendo i criteri del Joint Research Center della Commissione Europea (Technical assessment of nuclear energy with respect to the ‘do no significant harm’ criteria of Regulation (EU) 2020/852 ‘Taxonomy Regulation’).

Andrebbe anche valutata la valorizzazione del potenziale di estrazione di gas naturale in Europa, come supporto alla transizione ed alla indipendenza energetica, mentre il phase out dell’estrazione di  carbone  dovrebbe essere contestuale alla eliminazione del carbone per la produzione di elettricità e calore.

Nucleare e gas naturale dovrebbero essere considerati anche come back up delle fonti rinnovabili, per assicurare la continuità dell’erogazione di elettricità.

Gli investimenti privati necessari ad integrare le risorse pubbliche per  sostenere la trasformazione verso la decarbonizzazione richiedono un quadro di riferimento di obiettivi e regole per la transizione, con i due step al 2030 e al 2050.

Questo è l’obiettivo della tassonomia europea, che non è la “Bibbia” della sostenibilità, ma uno strumento finalizzato a guidare gli investimenti verso la decarbonizzazione.

Il 21 aprile 2021 è stato emanato il primo “pacchetto” (atto delegato) contenente i criteri  in base ai quali  è possibile definire le attività “sostenibili” coerenti con i due primi obiettivi   della  tassonomia europea : l’adattamento ai cambiamenti climatici  per la prevenzione e riduzione degli effetti degli eventi climatici estremi, e la mitigazione dei cambiamenti climatici per la riduzione delle emissioni.

A metà gennaio, nella lettera ai Ceo delle società partecipate da BlackRock, il più grande fondo di investimento mondiale, Larry Fink  ha affermato che “la decarbonizzazione dell’economia globale sta creando la più grande opportunità di investimento della nostra vita” e la transizione non si concretizzerà dall’oggi al domani. Prima di arrivare a un mondo” green” dovremo attraversare svariate sfumature di marrone e di verde.” “Abbiamo bisogno che i governi forniscano percorsi chiari e una tassonomia coerente per la politica di sostenibilità”.

L’atto delegato “clima” di inizio febbraio , che ha introdotto nucleare e gas naturale  nella tassonomia risponde all’esigenza di fornire un riferimento realistico per gli investimenti nella transizione energetica, per sostenere il percorso verso le emissioni zero senza i contraccolpi di crisi energetiche che potrebbero bloccare o ritardare l’obiettivo della neutralità climatica dell’Europa entro il 2050.

Per il gas, prioritariamente destinato alla sostituzione del carbone, sono indicati obiettivi di emissioni, specifiche tecnologiche, tempi di realizzazione e successiva trasformazione che orientano gli investimenti verso un impiantistica a bassissima intensità di carbonio. Molte imprese hanno obiettato che gli obiettivi sono difficilmente raggiungibili e comunque con dubbi ritorni degli investimenti. Guardando agli ultimi 30 anni nei settori dell’auto, dell’energia, dell’industria, si può dire che obiezioni simili sono state superate dai fatti.

Per il nucleare, sono indicati criteri vincolanti per

  • i nuovi impianti che dovranno essere approvati entro il 2045 con tecnologie in grado di assicurare ulteriori livelli di sicurezza e minimizzazione dei rifiuti radioattivi;
  • l’impiego a partire dal 2025 di combustibile “accident-tolerant nuclear fuel” per aumentare i livelli di sicurezza negli impianti esistenti.

Anche in questo caso le imprese (Framatome) hanno obiettato che i criteri richiedono l’impiego di tecnologie non ancora disponibili. Ma l’accelerazione degli ultimi anni nella ricerca e nella sperimentazione suggerisce che gli obiettivi indicati sono realistici.

La tassonomia è ora all’esame del Parlamento europeo e degli Stati Membri. Speriamo che l’esame sia ben incardinato nella realtà, senza pregiudizi e con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi della neutralità climatica già approvati. Anche per evitare che gli investitori internazionali possano essere “distratti” dall’incertezza europea.



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