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Balletti e propaganda. Il ruolo di TikTok nella guerra ibrida ucraina

TikTok

Il social amatissimo dai più giovani è un’infosfera ideale per disseminare misinformazione e farla sembrare spontanea. La “democratizzazione” dei creatori rende difficilissimo classificare le fonti e prendere contromisure

70 milioni. La metrica compare sotto una ricerca su TikTok, “war Ukraine 2022”, e indica il numero di visualizzazioni dei video che rientrano nella categoria. Delle variazioni sul tema confermano il trend: “Ukraine invasion 2022 live” ne conta 23 milioni, “Ukraine vs Russia war 2022” 44.

I video brevi possono essere spezzoni di notiziari, più spesso sono gag montate direttamente dagli utenti, talvolta sono contenuti di propaganda russa. Ma il confine tra questi generi non è mai stato così labile, grazie alle peculiarità dell’app che ha catturato il cuore – e il tempo – della generazione Z e dei giovanissimi.

Uno dei motivi dietro al successo di TikTok (oltre 1 miliardo di utenti attivi) è il modo in cui riesce a tenere gli occhi degli utenti incollati allo schermo e superare tutti i competitor nella metrica dell’engagement. Video brevi e d’effetto, adatti a diventare rapidamente virali, e un algoritmo che predilige il contenuto generato dagli utenti rispetto a quello professionale.

A tutto questo si deve l’offerta variegata e coinvolgente del feed di TikTok, e dunque la grande agilità con cui i giovani utenti passano dal vedere un influencer che prende parte a una sfida di ballo a un video che tratta di conflitti geopolitici. Se poi si considera che c’è chi utilizza l’app anche per informarsi, si delinea un vero e proprio Far West infodemico.

Va da sé che questa piattaforma sia il posto perfetto per chi vuole diffondere un dato tipo di contenuto dissimulandolo come organico, grazie all’enfasi sul contenuto amatoriale. Non deve dunque sorprendere la quantità di propaganda e misinformazione russa, o perlomeno filorussa, che viene servita ogni giorno agli utenti via TikTok.

Questi video spaziano da riprese via drone di esercitazioni militari (che potrebbero benissimo provenire da un utente appassionato di armi e aerei) a confronti, anche divertenti, tra i vari eserciti nazionali (Russia contro Nato è un genere a sé). Non importa la fonte: il messaggio filtra comunque. Anzi, potenzialmente passa in maniera più efficace rispetto a un’emittente “tradizionale” o a un post su altri social media, dove le contromisure anti-disinformazione sono state rafforzate dopo l’interferenza russa nell’elezione americana del 2016.

In questo come in altri contesti mediatici, Mosca tende a perseguire il solito duplice obiettivo: rafforzare la propaganda interna (secondo MediaScope TikTok raggiunge 40 milioni di russi al mese) e confondere le acque all’estero. Il Levada Center ha rilevato che la metà dei russi incolpa l’Ucraina e la Nato per l’escalation in corso, mentre solo il 4% ritiene sia opera del Cremlino. Una linea che trapela anche dalle emittenti filorusse sparse per l’Occidente, come riporta la task force europea contro la disinformazione EUvsDisinfo, e salta fuori anche su TikTok, tra contenuti e commenti.

Questa particolare modalità di propaganda è per sua natura più capziosa, più difficile da notare e classificare, non essendoci canali di informazione o gruppi ben definiti ma una massa informe di utenti, hashtag e contenuto organico. Però c’è chi su Twitter ha condiviso aneddoti preoccupanti. “Mia figlia mi ha mostrato un account TikTok che condivide video divertenti/papere […] su come come le forze Nato sono inette”, ha scritto l’analista Monique Camarra su Twitter. Un altro utente ha raccontato che i suoi figli adorano le gag sull’articolo 5 che vedono su TikTok.

Girando per i profili che condividono contenuto filorusso non si può mai sapere se l’autore sia un utente comune che agisce sulla base di convinzioni personali, o qualcuno che cerca di costruire un’audience, o un troll, o un agente disinformatore, o tutte queste cose insieme, o nessuna. Il fatto è che in fondo non importa: un’infosfera così inquinata, una misinformazione così sfuggente sono già una vittoria per il Cremlino, anche se non ci avesse messo mano direttamente. Sta a noi considerare come gestire TikTok ed educare i più giovani riguardo l’igiene dell’informazione.


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