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Le dimissioni dei procuratori possono far crollare l’indagine su Trump

Carey Dunne e Mark Pomerantz hanno rinunciato all’incarico. Non hanno potuto interrogare nessun testimone davanti alla giuria. I dubbi sul caso svelati dal New York Times

Due importanti procuratori che guidano l’indagine del distretto di Manhattan sull’Organizzazione Trump hanno presentato ieri le dimissioni. La notizia è stata diffusa dal New York Times, che analizza dubbi e presunte irregolarità del caso contro il gruppo imprenditoriale dell’ex presidente.

I due procuratori dimissionari sono Carey Dunne e Mark Pomerantz, entrambi con una lunga carriera ed esperienza. Dunne si era impegnato nella battaglia legale per portare davanti alla Corte Suprema le dichiarazioni di redditi e documenti sulle tasse pagate (e non) da Trump. Pomerantz, invece, era stato arruolato per assistere al caso, inizialmente guidato da Cyrus Vance jr., che ha lasciato l’incarico alla fine dello scorso anno.

Danielle Filson, rappresentante dell’ufficio del procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, ha detto in un comunicato che “sono molto grati per i loro servizi e che le indagini continueranno il loro corso”.

Come ricorda la stampa americana, le dimissioni arrivano dopo i dubbi espressi da Bragg sulla scelta di proseguire con l’indagine. Che si affianca a un’altra, civile, istruita dall’ufficio del procuratore generale di New York, Laetitia James.

La Trump Organization e il suo direttore finanziario, Allen Weisselberg, sono stati accusati di falsificazione dei registri commerciali e frode fiscale. Alla base dell’accusa c’è l’avere ideato un piano con cui compensare i manager della compagnia dell’ex presidente “fuori dai libri contabili” e aiutarli in questo modo ad eludere il pagamento delle tasse. Weisselberg è stato accusato di avere evaso personalmente 1,7 milioni di dollari di tasse.

Le indagini cercano di capire se la Trump Organization, o lo stesso ex presidente, abbiano accresciuto o diminuito i bilanci reali della compagnia per accedere a sgravi fiscali e prestiti bancari. Gli sviluppi dell’inchiesta però si sono fermati nell’ultimo mese. I due procuratori non sono riusciti ad interrogare nessun testimone davanti al gran giurì che a breve dovrebbe essere prorogato.

All’inizio dell’indagine, Dunne aveva dichiarato che “contrariamente all’affermazione dell’ex direttore della compagnia (Trump), questa non è ‘una pratica comune nella comunità imprenditoriale’ né un gesto di un impiegato disonesto o isolato […] Invece, è stato orchestrato dai manager più importanti, che beneficiavano finanziariamente loro stessi e l’impresa, avendo entrate non dichiarate che pesavano sui contribuenti statali e federali”.



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