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Le conseguenze di una mediazione cinese in Ucraina

Dopo la telefonata con il presidente cinese, Putin apre ai negoziati. Se Xi Jinping riesce nel dialogo, allora si porterà in vantaggio nella sfida alle democrazie

La Cina fa appello a Russia e Ucraina affinché “risolvano la questione attraverso i negoziati”: è necessario “abbandonare la mentalità da Guerra fredda, attribuire importanza e rispettare le legittime preoccupazioni di tutti i Paesi in materia di sicurezza e costituire un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile”. È quanto ha detto il presidente cinese Xi Jinping all’omologo russo Vladimir Putin secondo quanto diffuso dai media statali cinesi. La posizione di Pechino in merito al “rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi, nonché agli scopi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite rimane coerente”, ha sottolineato Xi, aggiungendo di essere disposto a collaborare con la comunità internazionale per “tutelare fermamente il sistema internazionale imperniato sulle Nazioni Unite e l’ordine basato sul diritto internazionale”.

LA VERSIONE DEL CREMLINO

Il Cremlino ha diffuso una nota sulla telefonata affermato che il presidente cinese “ha sottolineato di rispettare le azioni della leadership russa nell’attuale situazione di crisi” e ha criticato “l’inammissibilità di utilizzare sanzioni illegittime per raggiungere gli obiettivi egoistici dei singoli Paesi”.

MOSCA APRE AI COLLOQUI

La Russia è pronta a inviare una delegazione a Minsk per colloqui con l’Ucraina, ha dichiarato Dmitri Peskov, il portavoce del Cremlino, commentando la telefonata intercorsa tra Putin e Xi. “Come sapete, oggi il presidente ucraino [Volodymyr] Zelensky ha annunciato la sua disponibilità a discutere dello status neutrale dell’Ucraina”, ha riferito. “In risposta, Vladimir Putin è pronto a inviare a Minsk una delegazione russa a livello di rappresentanti dei ministeri di Difesa ed Esteri e dell’amministrazione presidenziale per negoziati con la delegazione ucraina”.

LA STRADA PER MINSK

“I possibili negoziati a Minsk possono iniziare in qualsiasi momento”, ma “non cancellerebbero l’operazione speciale russa in Ucraina”. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri russo, citato da Interfax. Ma prima “Kiev deve decidersi, o parla con il nostro Paese o accusa il nostro Paese”, ha aggiunto Mosca, sottolineando che è troppo presto per indicare a che livello una delegazione russa potrebbe partecipare ai colloqui. Il presidente Putin si è rivolto direttamente all’esercito ucraino, invitando di fatto i militari a detronizzare il governo e prendere il potere: sarebbe molto più facile parlare con loro che non con la “banda di nazisti che hanno preso in ostaggio Kiev”, ha detto.

I TENTATIVI (FALLITI) DI WASHINGTON CON PECHINO…

Per tre mesi, i funzionari dell’amministrazione Biden hanno avuto una mezza dozzina di incontri con alti funzionari cinesi – l’ultimo mercoledì – presentando informazioni sulle truppe russe ammassate ai confini dell’Ucraina e “supplicando” un intervento per evitare l’invasione. È quanto rivelato dal New York Times, che cita funzionari statunitensi e spiega che ogni volta la controparte cinese – inclusi il ministro degli Esteri e l’ambasciatore a Washington – ha respinto gli appelli, mostrando scetticismo. A dicembre, gli Stati Uniti avevano anche capito che Pechino aveva condiviso le informazioni con la Russia e le ha definite un tentativo statunitense di seminare discordia e che la Cina non avrebbe fermato i piani russi.

… E QUELLI EUROPEI

Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza, ha chiesto alla Cina di esercitare la sua influenza affinché venga rispettata l’integrità territoriale e la sovranità di ogni Paese. Borrell lo ha dichiarato entrando ai lavori del Consiglio Affari esteri dell’Unione europea. “Ho parlato con il ministro cinese [Wang Yi] questa mattina. So che il presidente russo Vladimir Putin parla con il presidente cinese Xi Jinping. Gli ho chiesto di esercitare la sua influenza per fare in modo che venga rispettata l’integrità e la sovranità di tutti, inclusa l’Ucraina”, ha specificato. Borrell ha definito la discussione “costruttiva”.

LO SCENARIO

Proponendosi come mediatrice, la Cina potrebbe uscire dal difficile dilemma diplomatico in cui si trova, viste le ripercussioni che l’invasione russa dell’Ucraina potrebbe avere su Taiwan e sulle spinte che Pechino definisce “secessioniste”. Far incontrare le parti (a Minsk?) e trovare una soluzione alla guerra escludendo l’Occidente sarebbe un grande successo diplomatico per Pechino. Il tema a questo punto diventerebbe ancor più evidente, specie se la Russia decidesse di rifiutare ogni forma di mediazione occidentale: lo scontro tra modelli – democrazia contro autocrazia – che è l’elemento che più avvicina Mosca e Pechino.

In quest’ottica, la frecciata di Zelensky al presidente del Consiglio italiano Mario Draghi è un successo per la Russia – e per la Cina – perché serve a sottolineare quanto l’Occidente sia lontano tanto da certe dinamiche quanto dalle aspettative di alcuni Paesi. Per la narrativa di Mosca – e di Pechino – ciò dimostra che il modello occidentale a cui aspirano certe collettività, al momento della necessità li lascia soli, senza altra scelta che rivolgersi ai portatori del modello opposto.


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