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Ora più che mai è tempo dell’unità dell’Occidente. Scrive Valditara

Di Giuseppe Valditara

Secondo Giuseppe Valditara, docente e giurista, ex senatore di Alleanza Nazionale, di cui è stato il responsabile Scuola e Università: “America ed Europa devono essere più unite che mai. E i popoli europei, devono recuperare il senso autentico dell’unità, che fu di De Gasperi, Schumann, Adenauer”

Chi ha sostenuto fino ad alcuni giorni fa la necessità di dialogare con la Russia lo ha fatto per buone ragioni. Era necessario dialogare: per tutelare i nostri interessi, che erano e sono rilevanti, basti considerare la nostra dipendenza dalle forniture di gas russo e il fiorente export italiano, prima delle sanzioni del 2014; per non lasciare la Russia alla Cina, il vero, grande competitor dell’Occidente; perché Mosca è stata un tempo la terza Roma, e quindi è storicamente e culturalmente Europa e potenzialmente Occidente; e infine perché Mosca è stata in passato un bastione solidale contro il pericolo islamista, l’altra vera sfida per tutti gli occidentali.

Putin ha tuttavia ora varcato la linea rossa, quella della guerra. Un Presidente che appare sempre più isolato nel suo Paese e chiuso nel suo Palazzo. Il dissenso e poi il terrore negli occhi del capo dei servizi segreti, documentato in diretta tv poco prima dell’aggressione a Kiev, sono sintomatici della sua distanza persino dai più stretti collaboratori ed amici.
L’invasione dell’Ucraina, uno Stato sovrano la cui popolazione vuole continuare ad essere libera, è di una gravità enorme, al cui confronto non ha più senso discutere dei pur numerosi errori che giustamente vengono imputati ad americani ed europei, primo fra tutti, aver pensato che l’Ucraina potesse entrare a far parte della Nato e della Ue; secondo, aver isolato la Russia negli ultimi 8 anni; terzo aver creato le condizioni per una incomprensibile dipendenza dal gas russo.

Riportare dopo 80 anni la guerra in Europa è un atto folle ed irresponsabile, destinato a creare migliaia di vittime innocenti, e a provocare una crisi finanziaria ed economica che renderà tutti molto più poveri. L’invasione dell’Ucraina getta il mondo in un’angoscia cupa, dopo due anni terribili segnati dalla pandemia. E anche questo è un colpo basso che ci ferisce in modo particolare.

Scontiamo la carenza in America di una leadership forte ed autorevole. La fuga ignominiosa da Kabul ha certamente rafforzato in Putin la consapevolezza che l’America è ormai una tigre di carta. Le stesse assicurazioni di Biden, pochi giorni prima dell’aggressione russa, che gli Usa non sarebbero intervenuti, potevano essere scambiate per un tacito appeasement, come Hitler dovette scambiare il comportamento remissivo di Daladier e Chamberlain.

L’Europa non ha più leader dello spessore di un Helmuth Kohl, di un François Mitterand o di una Margaret Thatcher. Emmanuel Macron si è fatto prendere in giro dal Kremlino, Olaf Scholz non ha dimostrato, soprattutto nei primi giorni della crisi, la lucidità dello statista, Boris Johnson è annebbiato dai tanti scandali che hanno segnato la sua premiership. Che questa Europa possa essere facilmente terra di conquista, lo ha dimostrato Charles Michel, l’ineffabile presidente del Consiglio europeo, che per la seconda volta ha consentito, senza nemmeno l’ombra di una reazione, che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, venisse umiliata dal bullo di turno. Questa Europa, divisa da mille interessi, che sa solo vergognarsi del suo passato, incapace di avere l’orgoglio di una identità, in mano a burocrati miopi e senza visione, e a politici che non sanno nemmeno difendere i suoi confini, e sono persino arrivati a isolare la Polonia, rischia, in prospettiva, di soccombere.

Proprio per questo e proprio in questo momento America ed Europa devono essere più unite che mai.
E noi, popoli europei, dobbiamo recuperare il senso autentico della nostra unità, quello che fu di De Gasperi, Schumann, Adenauer.

Ci sono armi più devastanti delle bombe, sono quelle finanziarie. Vanno usate con decisione, pur consapevoli che andremo incontro a qualche inconveniente. Il 24 febbraio le borse europee sono crollate in media del 3%, quella russa del 50%; il rublo non è una moneta indipendente; è l’Occidente che ha in mano la sorte del sistema bancario russo. Oggi il potere finanziario vale sul lungo periodo più di quello militare, soprattutto se si pensa che la Russia ha un pil inferiore a quello italiano. Nel frattempo dobbiamo garantire le frontiere dei Paesi Baltici, della Polonia, della Slovacchia e della Romania, inviando adeguate truppe e potenti armi dissuasive. Dopo i primi tentennamenti, sembra che i principali paesi europei abbiano capito che la resistenza non si fa con le belle parole, e i nobili principi, ma sporcandosi le mani.

Dobbiamo insomma creare le condizioni per trattare da posizioni di forza il riassetto della questione orientale e dei rapporti con la Russia, facendo capire a Putin che l’alternativa ad un recupero di ragionevolezza è alla lunga la caduta del suo regime.
Ora non è più tempo di chiacchiere, bisogna difendere i nostri interessi, la nostra libertà e la nostra civiltà.

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