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Non invaderemo l’Ucraina. Ci scrive il consigliere di Putin

Di Sergey Karaganov

Sergey Karaganov, consigliere di Vladimir Putin e presidente del Valdai Club, scrive a Formiche.net un duro attacco contro la Nato e spiega perché la Russia non invaderà l’Ucraina. Riceviamo e pubblichiamo. E risponde l’ambasciatore Alessandro Minuto-Rizzo, già numero due della Nato

Clicca qui per la risposta di Alessando Minuto Rizzo a Sergey Karaganov: “Non è certo la Nato a volere la guerra”

Le truppe russe vicino al confine dell’Ucraina non entreranno nel Paese. Non ha semplicemente alcun senso. Conquistare una terra devastata da una classe dirigente anti-nazionale e corrotta è uno dei peggiori scenari possibili. Le truppe sono lì per prevenire un altro assalto contro le repubbliche del Donbass. Se accadrà, l’esercito di Kiev sarà distrutto e quel che rimane del già fallito Stato ucraino probabilmente collasserà. Queste truppe e altri mezzi tecnico-militari, come dicono con garbo i generali russi, sono lì per aumentare la pressione sui burattinai più che sui burattini.

La Russia potrebbe contare sulle sue capacità militari enormemente avanzate per ottenere quello che gli esperti occidentali chiamano “dominio dell’escalation” in Europa e in altre aree di interesse vitale. Sappiamo anche che l’articolo 5 della Nato è assolutamente inutile – basta leggerlo – a dispetto della valanga di assicurazioni. E in nessuna circostanza gli Stati Uniti combatterebbero in Europa contro una potenza nucleare rischiando una potenza devastante. Ho studiato la storia e lo sviluppo della strategia nucleare americana. Per di più la Russia ha il sostegno della Cina, e questo rafforza notevolmente le capacità militari di entrambi.

Gli Stati Uniti e la Nato continuano a respingere le giuste proposte russe – fermare un’ulteriore espansione della Nato, considerata assolutamente irricevibile e foriera di una grande guerra, il dispiegamento di armi offensive in Europa centro-orientale, il ritorno allo status quo prima del 1997, quando l’Atto Russia-Nato è stato firmato. Le contro-proposte americane in merito ai dialoghi sulle misure di rafforzamento della fiducia e il controllo delle armi suonano attraenti, ma sono senza senso. Le abbiamo già sentite in passato. La fiducia può iniziare a rinascere solo quando gli interessi vitali russi saranno rispettati.

Anche noi siamo complici della creazione di questa situazione pre-bellica – siamo stati deboli e ci siamo fidati dei nostri partner occidentali. Non lo faremo più.

Sappiamo anche che se la Nato un tempo era un’alleanza di difesa, è degenerata in un’alleanza di aggressione dopo aver bombardato quel che era rimasto della Yugoslavia, l’aggressione di buona parte degli alleati contro l’Iraq e quella contro la Libia, lasciandosi alle spalle centinaia di migliaia di morti e aree devastate.

La Nato non è una minaccia immediata. Abbiamo osservato le sue capacità belliche in Afghanistan. La vediamo nondimeno come un pericoloso virus che diffonde la guerra e ci marcia sopra. È ovvio inoltre che più si avvicina ai nostri confini, più rischia di diventare pericolosa. La Russia ha distrutto tutte le coalizioni europee che hanno cercato di sconfiggerla – le ultime guidate da Napoleone e Hitler. Ma non vogliamo una nuova guerra. Anche se non sarebbe sul nostro territorio.

Il sistema di sicurezza europeo, costruito in gran parte dall’Occidente a partire dagli anni ’90, quando si decise di non siglare alcun trattato di pace al termine della Guerra Fredda, è pericolosamente insostenibile.

Ci sono poche via d’uscita per risolvere il problema ucraino. Il ritorno di Paesi come quello in questione alla neutralità permanente, garanzie legali da parte di diversi Paesi-chiave della Nato sull’impegno di non votare mai per un’ulteriore espansione del blocco. Immagino che i diplomatici possano aggiungerne altre. Non vogliamo umiliare Bruxelles continuando a ripudiare il suo impegno sbagliato per un’espansione indeterminata della Nato. Conosciamo tutti come è finita l’umiliazione di Versailles. A queste richieste, ovviamente, va sommata l’implementazione degli accordi di Minsk.

Ma l’obiettivo è più ampio: costruire un sistema sostenibile sulle rovine di quello presente. E senza ricorrere alle armi, ovviamente. Probabilmente nel più ampio quadro della Grande Eurasia. La Russia ha bisogno di un fronte occidentale sicuro e amichevole nella prossima competizione globale. Senza la Russia o addirittura contro di essa l’Europa ha rapidamente scalato a ribasso la sua posizione internazionale. Molte persone lo avevano predetto negli anni ’90, quando l’offerta russa di integrarsi insieme – non di unirci, siamo troppo grandi e troppo orgogliosi – è stata rifiutata. Ma c’è sempre un’altra chance.

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