A due anni dalla firma dell’intesa, i numeri del Peterson Institute che confermano i sospetti dell’amministrazione Biden sugli impegni non mantenuti. Le contromisure della Casa Bianca
“Voglio ringraziare il presidente Xi [Jinping], un mio grande amico. (…) I nostri negoziati sono stati duri, onesti, aperti e rispettosi – e hanno portato a questo incredibile passo avanti. La maggior parte delle persone pensava che questo non sarebbe mai potuto accadere”.
Con queste parole pronunciate nella East Room della Casa Bianca, due anni fa l’allora presidente statunitense Donald Trump festeggiava l’accordo commerciale di fase uno sottoscritto con la Cina. Quest’ultima si impegnava a incrementare le importazioni di diverse categorie di merci e servizi dagli Stati Uniti di almeno 200 miliardi di dollari rispetto al 2017: tale impegno doveva comportare acquisti dagli Stati Uniti per un importo complessivo di almeno 502,4 miliardi di dollari nell’arco dei due anni successivi due anni.
Da tempo ormai, l’attuale presidente statunitense Joe Biden accusa la Cina di non aver tenuto fede agli impegni commerciali sottoscritti.
Ora c’è la conferma. Uno studio pubblicato dal Peterson Institute for International Economics, un think tank con sede a Washington, spiega che il 2020 e il 2021 le esportazioni statunitensi verso la Cina sono ammontate a soli 288,8 miliardi di dollari, ben 213 miliardi di dollari in meno rispetto all’obiettivo sancito dall’accordo bilaterale. “Alla fine, la Cina ha acquistato appena il 57 per cento delle esportazioni statunitensi che aveva promesso di acquistare”, afferma lo studio. “Oggi l’unico aspetto indiscutibilmente ‘storico’ di quell’accordo è il suo fallimento”, si legge ancora.
Pesa la pandemia Covid-19 che ha rallentato il commercio globale. Ma non è l’unica ragione. Molti gli esperti, infatti, erano stati scettici fin dall’inizio sul fatto che la Cina sarebbe stata in grado di rispettare gli ambiziosi impegni che hanno importi specifici per diverse categorie tra cui agricoltura, servizi ed energia, come evidenzia la CNN.
Che armi hanno gli Stati Uniti per punire la Cina davanti al mancato rispetto dell’accordo? L’intesa non prevede tali meccanismi. Ed è la ragione per cui, nonostante le pressioni delle imprese statunitensi, il presidente Biden ha deciso di mantenere in vigore i dazi decisi dal suo predecessore su 350 miliardi di dollari di prodotti cinesi, tra cui cappelli da baseball, bagagli, biciclette, televisori e scarpe da ginnastica.
“La nostra pazienza si sta esaurendo”, ha detto Adam Hodge, portavoce del rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, in una dichiarazione inviata alla CNN. “Indipendentemente da come si concludono questi negoziati, resta il fatto che l’accordo di fase uno non ha affrontato i problemi fondamentali dell’economia statale della Repubblica popolare cinese”, ha aggiunto.
Anche per questo Biden sta aspettando sul tavolo della sua scrivania nello Studio Ovale l’America Competes Act of 2022, approvato nei giorni scorsi dalla Camera e in attesa del passaggio al Senato. L’obiettivo della legge è contrastare la crescente influenza economica della Cina con investimenti di miliardi di dollari nella produzione di semiconduttori e nel rafforzamento delle catene di approvvigionamento del Paese, oltreché con alcune modifiche alla politica commerciale volte a creare condizioni di parità per le imprese americane.