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Armi chimiche. Tra fake news russe e preoccupazioni americane

Di Otto Lanzavecchia e Emanuele Rossi

Lo spettro armi chimiche cala sull’Ucraina. Il rischio è che Putin, in difficoltà, aumenti ancora la violenza, mentre la disinformazione cresce

“Sono il presidente di gente normale. Sono il padre di due bambini. E non stiamo sviluppando sulla nostra terra nessuna arma chimica, o qualsiasi altra arma di distruzione di massa”, ha detto il presidente l’ucraino Volodymyr Zelensky in un video pubblicato sui suoi social (leggi il discorso integrale).

La questione è caldissima, circolano voci sull’uso di armi non convenzionali all’interno della guerra voluta da Vladimir Putin in Ucraina. Secondo gli Stati Uniti questi rumors rappresentano un rischio concreto: la Russia potrebbe usarle e poi cercare di incolpare altri Paesi (nella fattispecie, Ucraina o gli Usa).

Non sarebbe una novità: ci sono stati casi analoghi in Siria, dove l’uso di armi chimiche dell’accoppiata russo-siriana è stato condito con una potentissima dose di disinformazione per discolpare gli autori e accusare i nemici – in quel caso, i ribelli assadisti (firme di punta italiane e non, analisti e perfino accademici, sostennero questa tesi farlocca creata dal Cremlino con analisi “accuratissime” e non ne hanno mai chiesto scusa, nonostante il tempo e le migliaia di morti).

La situazione in Ucraina è simile: gli Stati Uniti, dice il ministero della Difesa russo, addestrano uccelli migratori a migrare dall’Ucraina alla Russia e distribuire armi batteriologiche. Questa è solo una tra le storie fantastiche diffuse dalla propaganda russa, e per questo al Pentagono hanno alzato il livello d’allerta; finora, gli americani hanno dimostrato di avere completa conoscenza di ciò che sta accadendo sul suolo ucraino.

La Casa Bianca, tramite l’addetta alla stampa Jen Psaki, ha avvertito in una serie di tweet che la Russia potrebbe prepararsi a “usare armi chimiche o biologiche in Ucraina”, dopo che Mosca ha affermato che gli Stati Uniti stavano ospitando armi biologiche nel Paese. “Questo è tutto un evidente stratagemma della Russia per cercare di giustificare il suo ulteriore attacco premeditato, non provocato e ingiustificato all’Ucraina”.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva affermato che la Russia ha le prove che gli Stati Uniti stanno sostenendo un programma di armi biologiche in Ucraina e che “i nazionalisti ucraini” si stavano preparando ad usare armi chimiche per mettere in scena una “provocazione”, per poi incolpare la Russia. Su questa ricostruzione Mosca ha basato la richiesta – accettata – di convocare una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul tema.

Anche i funzionari del governo cinese stanno facendo eco alle teorie del complotto russe. La Cina sta sfruttando questi spazi per continuare a sostenere tesi strampalate riguardo alla diffusione del Covid. Anche l’agenzia europea sulla disinformazione ha notato che l’infosfera di Pechino sta riciclando una vecchia fandonia filorussa riguardo a dei presunti centri di ricerca biologici americani sul suolo ucraino.

“Ora che la Russia ha fatto queste false affermazioni, e la Cina le ha apparentemente appoggiate, dovremmo tutti essere in allerta”, ha spiegato Psaki: “la Russia potrebbe usare armi chimiche o biologiche in Ucraina, oppure creare un’operazione false flag che le utilizzi. È uno schema evidente”.

Intanto questa narrazione sta facendo il giro nei circoli di “controinformazione” che le emittenti del Cremlino come Sputnik e RT (ancora attive) non mancano di foraggiare. In questo caso, hanno fuso una menzione della diplomatica statunitense Victoria Nuland riguardo ai laboratori di ricerca biologica esistenti (di cui si parlava apertamente anche durante l’amministrazione Trump) con teorie complottistiche su impianti di produzione di armi biologiche come agenti nervini, o virus del Covid-19, o addirittura agenti patogeni mirati su una specifica etnia.

Un’analisi di Marc Owen Jones (Università di Hamad bin Khalifa, Qatar, e Durham, Regno Unito) ha tracciato la propagazione di questa linea narrativa nell’infosfera della destra alternativa americana, dove è stata raccolta e rilanciata da personalità mediatiche come Tucker Carlson e Jack Posobiec. Nei giorni scorsi Dmitry Chumakov, un vice ambasciatore russo delle Nazioni Unite, aveva chiesto ai giornalisti di raccontare le notizie su queste armi in Ucraina. Ma naturalmente, la narrativa sulle armi batteriologiche è solo una delle tante linee di attacco mediatico: ci sarebbero anche presunte minacce nucleari in Ucraina.

“La questione principale che ha spinto il mio thread su Twitter è che la Russia ha una storia anche nell’inventare vere e proprie balle come questa”, ha spiegato Psaki in un briefing ai giornalisti, in cui ha comunque specificato che l’intenzione dell’amministrazione Biden resta quella di non inviare forze statunitensi in Ucraina e non ha avanzato ipotesi su un’eventuale reazione statunitense.

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