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Mid-term. Biden serra i ranghi con lo Stato dell’Unione

Biden

Dominato come prevedibile dall’invasione russa in Ucraina, lo State of the Union del presidente americano Joe Biden ha nondimeno tracciato una strada per i democratici alle mid-term. Che è piena di ostacoli. Il commento di Andrew Spannaus

Lo Stato dell’Unione è molto più di un discorso. È una vetrina dove un presidente americano promuove il suo programma, nella speranza di definire la narrazione pubblica.

Joe Biden quest’anno ne aveva particolarmente bisogno per fare i conti con i guai sul piano interno. Si è trovato a pronunciare un discorso sui generis, dominato dall’invasione russa in Ucraina e lo spettro di una guerra europea. Una circostanza eccezionale: non di rado lo State of the Union somiglia infatti più a un lungo comizio elettorale interrotto da applausi ricorrenti, che mal si presta a dichiarazioni sulla guerra, generalmente lasciate a occasioni più solenni e non decise in base alle dinamiche politiche interne.

Biden ha chiarito senza equivoci la posizione americana, con un linguaggio di sfida a Vladimir Putin di grande effetto. Ma ha anche passato in rassegna le principali questioni che aleggiano sul suo mandato e sul consenso del Partito democratico. Su tutte l’economia. Qui il discorso di Biden si è intriso di nazionalismo economico, in linea con i tempi: comprate in America, producete in America per non dipendere dal resto del mondo.

Sullo sfondo, la sfida tecnologica con la Cina. Non a caso il presidente ha celebrato la notizia della nuova fabbrica di Intel, il colosso dei microchip che raddoppierà la sua produzione nel Paese. Poi ancora, l’ “Innovation Act”, una proposta bipartisan all’esame del Congresso che, sia pure con un certo ritardo, vuole ora accelerare gli investimenti nella sfida tecnologica e nella ricerca, spingere la carica di innovazione che l’America è da sempre in grado di sprigionare.

Rimane ovviamente il nodo dell’inflazione, che Biden ha voluto affrontare ricorrendo a uno slogan simil-populista: “Abbassare i costi, non i redditi”. Sa che i democratici sono in difficoltà, che la strada per correggere errori e squilibri della globalizzazione degli ultimi decenni è ancora lunga. Il partito è fra due fuochi: deve trovare il modo di spiegare le sue iniziative alle persone normali e al tempo stesso evitare di essere visto come portatore di posizioni estreme. Anche qui Biden ha messo i puntini sulle i. Chiarendo ad esempio che è il tempo di finanziare la polizia, non definanziarla, come pure in molti chiedono dal mondo dem. Un simile sforzo si può notare sul fronte politically correct, dal razzismo al tema Lgbt. Il presidente cerca di proteggere i democratici dagli eccessi sulle questioni sociali che possono diventare un boomerang alle urne, specialmente alle elezioni di medio termine.

Da questo punto di vista, lo State of the Union è stato un perfetto termometro della strategia della Casa Bianca. Attuarla non sarà facile. A più di un anno dal giuramento, tutto sommato Biden sta governando meglio del previsto. Ma come gli eventi in Ucraina insegnano l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, e i piani possono cambiare da un momento all’altro.

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