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Rischio guerra nucleare? L’Italia aggiorna il piano sicurezza

“Riparo al chiuso” e “iodoprofilassi” sono le prime misure che il nostro Paese prenderebbe in caso di incidente a una centrale al fine di “ridurre l’esposizione a radiazioni ionizzanti”. Ecco tutti i dettagli contenuti nella bozza di decreto

“Riparo al chiuso” e “iodoprofilassi” sono le prime misure che l’Italia prenderebbe in caso di “incidente severo a una centrale nucleare” per “ridurre l’esposizione a radiazioni ionizzanti”. È quanto prevede la bozza del nuovo Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari che verrà discusso durante una riunione tecnica prevista giovedì pomeriggio a cui sono invitati, tra gli altri, rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani, Protezione civile, ministero dell’Interno, Vigili del fuoco, Istituto superiore di sanità e Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione.

Così, anche l’Italia reagisce alla minaccia atomica legata alla guerra in Ucraina e si prepara a ufficializzare il nuovo Piano nazionale.

LE MISURE PREVISTE

“Riparo al chiuso” con “porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti” e “iodoprofilassi” sono le misure previste nelle prima fase dell’emergenza, nelle prime ore dal verificarsi dell’evento. A queste si aggiungono “misure protettive indirette” nella seconda fase dell’emergenza: “Restrizioni alla produzione, commercializzazione e consumo di alimenti di origine vegetale e animale, misure a protezione del patrimonio agricolo e zootecnico, e monitoraggio della radioattività nell’ambientale e delle derrate alimentari” nella seconda fase dell’emergenza.

Il Piano prevede, inoltre, l’adozione delle seguenti altre misure: “Assistenza a cittadini italiani che si trovino in un Paese estero interessato da una emergenza radiologica e nucleare; misure relative all’importazione di derrate alimentari e altri prodotti contaminati; monitoraggio della contaminazione personale dei cittadini italiani di rientro dal Paese incidentato; gestione dell’informazione alla popolazione”.

LE RAGIONI DEL DECRETO

Il decreto nasce alla luce delle “necessità di individuare e disciplinare le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati ‘oltre frontiera’, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in Paesi extraeuropei, tali da richiedere azioni d’intervento a livello nazionale e che non rientrino tra i presupposti per l’attivazione delle misure di Difesa Civile, di competenza del ministero dell’Interno”. Inoltre, anche in virtù dell’“esigenza di definire procedure per la gestione del flusso di informazioni tra i diversi soggetti coinvolti, l’attivazione e il coordinamento delle principali componenti del Servizio nazionale della protezione civile, e definire altresì il modello organizzativo per la gestione dell’emergenza, con l’individuazione degli interventi prioritari da disporre, a livello nazionale, ai fini della massima riduzione degli effetti indotti sulla popolazione e sull’ambiente”.

I TRE SCENARI

Il Piano considera tre scenari legati a un incidente all’estero. Il primo scenario considera un incidente a un impianto posto entro 200 chilometri dai confini nazionali “tale da comportare l’attuazione di misure protettive dirette e indirette della popolazione, e di altre misure, quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati”. Il secondo scenario considera un incidente a un impianto in Europa posto oltre 200 chilometri dai confini nazionali “tale da comportare l’attuazione di misure protettive indirette della popolazione, e di altre misure quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati”. Il terzo scenario considera un incidente a un impianto “posto in qualsiasi altra parte del mondo tale da comportare l’attuazione di misure di risposta quali la gestione di cittadini italiani che si trovano nel Paese incidentato o che rientrano da esso, e di misure per la gestione delle importazioni di derrate alimentari e altri prodotti contaminati”.

LE CENTRALI IN UCRAINA

Nella figura qui accanto sono indicati in rosso gli impianti nucleari posti a meno di 200 chilometri dai confini nazionali, in arancione gli impianti posti tra 200 e 1000 chilometri dai confini nazionali e in verde gli impianti europei più distanti. L’elenco completo degli impianti nucleari attivi nel mondo è consultabile nella piattaforma Power Reactor Information System (PRIS) della IAEA.

L’Ucraina ospita quattro impianti: Khmelnitsky (due centrali), Rovno (quattro), South Ukraine (tre) e Zaporozhye, recentemente finita nelle mani dei russi (sei). Rientra dunque nel terzo scenario, quello meno critico.

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