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Come non farsi trascinare in una trance bellicista. Scrive Becchetti

Abbiamo di fronte una potenza nucleare che per definizione non possiamo mettere ko. Cercare da subito e con forza una soluzione negoziale non è un segno di debolezza ma il tentativo ragionevole e saggio di scongiurare pericoli ancora più gravi e porre termine alla carneficina di soldati e civili e alla fuga ad oggi di quasi un milione di profughi

Emozioni come commozione per le vittime, rabbia per la violenza, paura per quello che sta accadendo e potrebbe accadere sono all’ordine del giorno da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina. Ma la ragione e la saggezza dell’orientamento verso il bene comune devono sempre prevalere nelle scelte, vista l’enorme posta in gioco. Quattro punti per me importanti.

Equidistanza tra i due belligeranti e tra Nato e Russia? No, grazie. Putin con il suo intervento ha causato un male abnorme in pochissimi giorni. I fatti di questi giorni hanno causato un brusco risveglio. Il mondo che speravamo arrivasse dopo la caduta del muro di Berlino non c’è più.

Ci sono Paesi come la Russia (e la Cina il cui ministro degli esteri si è affrettato a dichiarare in questi giorni che l’alleanza con la Russia è salda come una roccia) che non sono democrazie, sono potenti e pesantemente armati e c’è dunque sempre il rischio che il loro leader di turno impazzisca e coltivi sogni imperiali (come sta accadendo purtroppo in questi giorni). Con tutti i nostri limiti noi siamo democrazie e siamo in un’alleanza (la Nato) che difende i nostri paesi da questi rischi (quanto vorrebbero farne parte gli stati più a rischio delle mire imperiali di Putin).

Essere per il bene comune non vuol dire essere ingenui. Siamo tornati ai tempi della guerra fredda, da questi paesi dobbiamo saperci difendere tentando allo stesso tempo di stabilire relazioni pacifiche.

Precisato il primo punto non possiamo farci trascinare in una trance bellicista. Abbiamo di fronte una potenza nucleare che per definizione non possiamo mettere ko. Cercare da subito e con forza una soluzione negoziale non è un segno di debolezza ma il tentativo ragionevole e saggio di scongiurare pericoli ancora più gravi e porre termine alla carneficina di soldati e civili e alla fuga ad oggi di quasi un milione di profughi. Essere convintamente difensori dei nostri valori e impegnarci per cercare la pace non sono due cose in contraddizione tra di loro. Il dibattito di questi giorni travolto da emozioni, paura e solidarietà con le vittime confonde spesso questi due piani.

Terzo punto. Putin sta cercando di soffocare le voci libere dei social media dopo aver tentato di manipolarle in ogni modo finanziando tutte le spinte centrifughe ed euroscettiche.

Con Putin si torna indietro al 900 e ad un mondo fatto di aspirazioni territoriali, di contese sanguinose per il possesso di regioni dove chi può cerca di controllare risorse strategiche per gli altri ricattandole. Negli ultimi decenni siamo entrati nel mondo dei beni di rete e digitali che sono l’opposto. Nessuno può pretenderle di possederli, accesso e condivisione sono le due parole chiave e i beni hanno tanto più valore quanti più siamo interconnessi. Ed è il mondo in cui vivono i nostri ragazzi che sono infatti allibiti per quanto sta accadendo, un mondo agli antipodi di quello in cui vive ancora Putin.

Con calma pazienza e sangue freddo vincerà la pace e potremo continuare a impegnarci pacificamente per il progresso civile e del bene comune, se non cadremo nella tentazione di un escalation bellicista che ci porta sul terreno dell’avversario.


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