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Crisi energetica e transizione ecologica. Il piano di Draghi

Di Mario Draghi

“L’ambiente e la transizione ecologica sono l’essenza stessa di questo governo. È nato su questo programma. Quindi continuiamo su questa strada”. Ecco le parole del premier Mario Draghi durante il question time della Camera

La risposta di Mario Draghi all’interrogazione parlamentare del gruppo Italia Viva

Onorevole Presidente, onorevoli deputati,
Il Governo dà la massima attenzione alla questione della sicurezza energetica e in particolare alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento.

Lo dimostrano i più recenti provvedimenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale; per lo sviluppo delle energie rinnovabili; per il rilancio delle politiche industriali.

Il Governo è al lavoro per ridurre la nostra dipendenza dal gas russo, in tempi rapidi. Che non è ovvio come impresa, come compito, ma è necessario farlo.

Tra l’altro guardando i dati dell’approvvigionamento degli ultimi anni, la quota di gas russo è aumentata molto negli ultimi dieci – quindici anni. Quello che è straordinario è che aumentata fortemente anche dopo l’invasione della Crimea. Questo dimostra non solo una sottovalutazione del problema energetico, ma anche una sottovalutazione di politica estera, di politica internazionale.

Siamo impegnati per diversificare le forniture, aumentare il contributo delle fonti rinnovabili, che – continuo a ripetere – resta l’unica strategia fondamentale nel lungo periodo. Tutto quello che sperimentiamo ora è transizione.
E dobbiamo investire allo stesso tempo sulla ricerca.

Aumentiamo la produzione nazionale di gas, con la prospettiva di raggiungere una quota di produzione interna di 5 miliardi di metri cubi.

L’incremento avverrà sfruttando le concessioni esistenti, per il periodo 2022-2031.

I nuovi volumi di gas saranno offerti alle industrie, con una riserva di almeno un terzo per le piccole e medie e imprese.

Procediamo con il riempimento degli stoccaggi per aumentare il grado di sicurezza delle forniture di gas naturale per il prossimo autunno.

Siamo attivi, anche a livello diplomatico, vorrei ringraziare il ministro Di Maio per questo, per diversificare le forniture.

Puntiamo sia sulla massimizzazione della capacità di rigassificazione esistente, sia sull’acquisizione di nuovi rigassificatori. Per avere una vera sicurezza energetica senza una profonda semplificazione burocratica, soprattutto in merito ai nostri obiettivi di aumento di produzione da energie rinnovabili. Il grosso ostacolo oggi è rappresentato dai procedimenti autorizzativi, e se non lo superiamo non andiamo da nessuna parte.

Intendiamo rispettare l’obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di 70 gigawatt di rinnovabili entro il 2026, se si sbloccano le autorizzazioni.

Siamo impegnati a sbloccare diverse decine di gigawatt di eolico off-shore, grazie alle più recenti misure di semplificazione delle autorizzazioni.

Anche l’aumento della produzione e del ricorso al biometano, da voi citato, è stato oggetto di recenti interventi, con l’obiettivo di raggiungere le 200 mila tonnellate nel 2023 e un incremento di 50 mila tonnellate annue nel successivo triennio.

La ricerca è fondamentale in ogni ambito.

Per quanto riguarda il nucleare, l’impegno tecnico ed economico è concentrato sulla fusione a confinamento magnetico, che attualmente è l’unica via possibile per realizzare reattori commerciali in grado di fornire energia elettrica in modo economico e sostenibile.

La strategia europea per l’energia da fusione è sviluppata dal Consorzio EUROfusion, che gestisce fondi Euratom pari a oltre 500 milioni di euro per il periodo tra il 2021 e il 2025. Questo consorzio prevede l’entrata in funzione del primo prototipo di reattore a fusione nel 2025-28.

L’Italia è uno dei principali membri del Consorzio ed è presente con università, istituti di ricerca e industrie, sotto il coordinamento dell’ENEA.

Negli ultimi anni sta prendendo vigore, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito, lo studio di reattori in cui il contenimento del plasma viene ottenuto tramite campi magnetici molto alti.

Continuiamo a seguire e a sostenere questi sviluppi sul fronte della ricerca, nell’ambito di una strategia energetica che punta a diversificare le fonti e a garantire la nostra sicurezza energetica.

La risposta di Mario Draghi all’interrogazione parlamentare del gruppo Leu

Onorevole Presidente,
onorevoli deputati,
Anche la vostra interrogazione ritorna sul rapporto tra la crisi energetica e la transizione ecologica.

Le risposte che bisogna dare ora sono una efficace e rapida diversificazione e una accelerazione degli investimenti sulle rinnovabili. Questa è l’essenza di quello che dobbiamo fare.

Sin dalla sua formazione, il Governo ha puntato in modo deciso sulle fonti rinnovabili. L’ambiente e la transizione ecologica sono l’essenza stesso di questo governo. È nato su questo programma. Quindi continuiamo su questa strada.

La transizione ecologica richiede – per quanto riguarda le rinnovabili – semplificazioni e anche investimenti nella ricerca.

La ricerca sta producendo innovazioni in un momento di emergenza, come abbiamo visto nel caso di Covid-19, con un ritmo e con tempi considerati fino a poco tempo fa inimmaginabili. Quindi dobbiamo osservare attentamente quello che succede nel mondo ed essere partecipi il più possibile di questi processi di ricerca messo in campo significativi incentivi per realizzare la sostituzione di impianti di produzione di energia termica alimentati da fonti fossili con impianti alimentati da fonti rinnovabili, comprese le pompe di calore, in alcuni casi anche accoppiati da impianti fotovoltaici.

Dobbiamo rafforzare le misure per il risparmio energetico.

Il Green deal europeo cosa è oggi: diversificazione dei fornitori e delle fonti con la rapidità di realizzazione delle infrastrutture e la capacità di guardare alle innovazioni nel campo dell’energia.

La sovranità europea deve esprimersi anche in ambito energetico, perché ne va della nostra sicurezza, come stiamo vedendo oggi, e della nostra libertà.

Non può esserci autonomia strategica, di cui si parla sempre per quel che riguarda l’Europa, senza una strategia ambiziosa sull’energia.

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