Bruxelles potrebbe presentare già domani il maxi pacchetto-legge che ridisegnerà i mercati digitali. I cambiamenti fanno sì che vengano coinvolte molte più aziende oltre alle cinque grandi Big Tech statunitensi
Svolta cruciale per il Digital Markets Act (Dma), il pacchetto-legge sui mercati digitali, approvato dal Parlamento Ue a dicembre e al centro dei negoziati trilaterali tra Strasburgo, Bruxelles e il Consiglio europeo. Secondo il Financial Times la versione finale potrebbe essere presentata già domani, in seguito al raggiungimento di un accordo sui limiti di applicazione, il cardine del contenzioso in Ue e la fonte delle preoccupazioni americane.
Il giornale britannico rivela che la definizione di gatekeeper – le aziende che influenzano il mercato, oggetto del Dma – è scesa a 75 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato (globale). Parallelamente, le multinazionali identificate devono operare almeno un core platform service, cioè un servizio come un social network o un motore di ricerca. La terza conditio sine qua non è la soglia minima di 45.000 utenti attivi.
Questi nuovi parametri allargano notevolmente il raggio d’azione rispetto alla bozza approvata dal Parlamento Ue, che con ogni probabilità – come rimarcato da Washington – avrebbe colpito solamente le grandi Big Tech statunitensi, ossia Amazon, Apple, Google, Meta (già Facebook) e Microsoft. Nei nuovi limiti rientrerebbero molte più aziende, come l’olandese Booking.com e la cinese Alibaba.
Le fonti di FT hanno detto che “i dettagli finali potrebbero ancora cambiare” e che i tempi previsti per l’annuncio possono slittare, “dato che i negoziatori continuano a lavorare su ulteriori dettagli. Ma il quadro concordato negli ultimi giorni rappresenta una svolta cruciale per [l’Ue]”, trattandosi della “più grande revisione delle leggi che governano le più grandi aziende tecnologiche del mondo” in più di vent’anni, da prima che i servizi delle piattaforme digitali fossero adottati in massa.
I dettagli già passati al vaglio dei negoziatori includono alcune misure pensate per aumentare la scelta dei consumatori. Una costringe i produttori di smartphone a offrire delle alternative alle proprie applicazioni fin dalla prima accensione, un’altra sancisce il diritto legale di disinstallare le app. C’è chi nell’industria sostiene che il Dma potrebbe inibire l’innovazione e lo sviluppo, e chi da fuori indica le criticità – come la grande questione irrisolta della sovrapposizione delle aree di competenza tra autorità nazionali e quelle europee.
Tuttavia, per i regolatori europei si tratta di un momento spartiacque. “In passato abbiamo cercato di affrontare le questioni dei gatekeeper attraverso cause legate alla concorrenza. Ma queste possono richiedere anni e nel frattempo il danno alle Pmi e agli innovatori è fatto”, ha detto a FT Thierry Breton, il commissario europeo per il mercato interno. Che gioisce: “Avevamo bisogno di una risposta innovativa. E ci siamo riusciti, contro ogni previsione”. Ci si aspetta che le nuove regole entrino in vigore già nel 2023.