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E adesso Draghi faccia quadrato con Biden

Il presidente americano si è comportato da leader guidando la coalizione globale contro l’invasione russa. Un gesto che per lui avrà un costo, anche sul fronte interno. Ora i leader europei, da Macron a Draghi, facciano la loro parte. Il commento di Joseph La Palombara, professore emerito di Yale

Il presidente Joe Biden ha bisogno e dovrebbe avere dai suoi partner esteri tutta l’assistenza possibile per la sua coraggiosa e incondizionata presa di posizione contro Vladimir Putin. Se c’è mai stato un dubbio sulle vere intenzioni di Putin e la sua egolatria, l’invasione russa in Ucraina lo ha spazzato via in un attimo.

Assistiamo ormai a una condanna globale del vergognoso atteggiamento di Mosca. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha descritto con tanta eloquenza l’invasione russa e la resistenza del suo Paese da meritare la reputazione internazionale di eroe e avvocato della pace. Altri leader politici globali hanno seguito i suoi passi. È questo il momento per i leader della Nato di dire una parola inequivocabile sulle atrocità ordinate da Putin.

Perfino il mondo dello spettacolo ha aperto gli occhi. Penso a un commovente video di Arnold Schwarzenegger, idolo del cinema, già governatore della California e da sempre amante della Russia e della sua gente. Gente che, ci racconta la stampa indipendente, si oppone a questa follia di Putin. Il quale, da parte sua, rispolvera i metodi del Kgb facendola arrestare e imprigionare.

Biden ha deliberatamente infranto i canoni del galateo diplomatico, che in questi casi suggerirebbero il silenzio, o comunque una prosa assai più prudente. Leader responsabili di altri Paesi si sono uniti al coro condannando Putin e le sue tattiche, e  rischiando apertamente la furia e la vendetta del titolare del Cremlino. Il presidente russo sa bene che le sue mattane stanno mettendo in pericolo la pace mondiale e rischiando una guerra nucleare. Ciononostante i bombardamenti russi continuano indisturbati, anche se la resistenza ucraina è molto più forte di quanto potesse mai immaginare.

Ora più che mai Biden ha bisogno di tutto il sostegno possibile dall’estero. Guida un Paese, gli Stati Uniti, un tempo faro di democrazia, che oggi invece vacilla anche a causa degli scossoni di un fronte avventato tra i repubblicani all’estrema destra dell’emiciclo. Alcuni dei quali, e questo è un insulto alla storia del partito, sono arrivati a dichiarare apertamente di infischiarsene delle sorti ucraine.

Sono in ottima compagnia. Buona parte degli americani è ahimé impassibile di fronte alla morte di donne e bambini, vittime innocenti dell’invasione russa. Un’invasione la cui natura selvaggia e violenta è talmente ovvia da aver spinto perfino il presidente Xi Jinping a dichiarare pubblicamente che la Cina non approva il massacro, che non poteva immaginarlo e che vuole restaurare la pace.

Qualcuno potrebbe sostenere che fare quadrato con Biden in questa delicata fase possa sembrare perfino un’interferenza nei guai interni della politica americana. Ma la verità è che, come hanno fatto a parti inverse gli Stati Uniti in altre occasioni, Washington ha oggi bisogno che i principali Paesi della Nato si uniscano alla condanna incondizionale dell’aggressione russa.

È imperativo che Berlino, Roma e Parigi in particolare si compattino intorno a Biden. Come ha già fatto il Regno Unito, che dichiarando da subito il sostegno al presidente americano ha confermato la lunga e solida “special relationship” con gli Stati Uniti.

Tra i tanti calcoli sbagliati di Putin c’è la straordinaria e inaspettata perdita di vite umane russe in Ucraina. Invece che cambiare corso o rallentare la brutale violenza, Putin, ormai fuori controllo, sembra voler aumentare la pressione sull’Occidente. Ha per esempio autorizzato diplomatici russi a dichiararsi “sorpresi” per la scelta dell’Italia di unirsi alle dure sanzioni contro la Russia. Ovviamente sottolineando quanto enorme sia la dipendenza del Paese dai rifornimenti energetici di Mosca.

Ora, qualche repubblicano in America potrà anche risentirsi del sostegno straniero al presidente, poco importa. Biden merita davvero un applauso da Johnson, Draghi e dagli altri leader delle democrazie occidentali per come si è mosso finora. Perfino l’Italia, che nella sua storia recente vanta la presenza influente di un potente Partito comunista, si è ora compattata di fronte all’aggressione sotto la guida di Draghi.

Difficile che Putin, determinato e scatenato com’è, faccia un passo indietro di fronte a questo moto di unità. E tuttavia questa compattezza fra leader nel medio periodo potrebbe essere efficace almeno quanto le sanzioni contro la Russia. Purtroppo, e con una certa soddisfazione, Putin può oggi contare sul fatto che le misure approvate avranno un impatto limitato e inoltre che nessun leader in Occidente voglia rischiare una guerra nucleare. C’è bisogno di una più forte prova di solidarietà globale. Un gesto di aperto supporto a Biden andrebbe in questa direzione.

Avrebbe anche un impatto sul rapporto tra Cina e Russia. Il presidente Xi dovrebbe realizzare che la sua nuova Via della Seta è messa in pericolo dall’atteggiamento di Putin. Qualcuno dovrebbe inoltre metterlo di fronte al fatto che buona parte della leadership cinese non approva fino in fondo il sostegno della Cina per Putin e la sua invasione.

Dalle dichiarazioni pubbliche fatte finora dal presidente cinese, sembra che sia consapevole dei rischi che corre schierandosi al fianco di Putin. È infatti sempre più evidente, e il leader di certo non lo ignora, che un supporto sostenuto nel tempo all’aggressione di Mosca presenterà anche alla Cina un conto salato


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