Gedi ha accettato l’offerta di Bfc Media per l’acquisto del settimanale. Il passaggio di proprietà riguarda anche le famose pubblicazioni gastronomiche ideate dall’ex capo del potente Ufficio affari riservati del Viminale
Con L’Espresso, anche le Guide cambiano di proprietà. Si tratta delle famose pubblicazioni ideate da Federico Godio, direttore di una rubrica di cucina per il settimanale. Dietro quello pseudonimo si celava uno dei migliori gastronomi d’Italia, ma anche controverso uomo di potere: Federico Umberto D’Amato (Godio era il cognome della madre), funzionario italiano nato a Marsiglia nel 1919 e morto a Roma nel 1996, già a capo dell’Ufficio affari riservati del ministero dell’Interno dal 1971 al 1974.
Durante la Seconda guerra mondiale aveva lavorato come agente alle dipendenze di James Jesus Angleton, capo dei servizi segreti americani. Risultò iscritto alla P2, ma di Licio Gelli disse una volta: “Un cretino che diceva delle tremende banalità”. Su di lui le ombre di Piazza Fontana e Bologna. L’11 febbraio 2020 la procura generale di Bologna ha chiuso le indagini per la strage del 1980 e, ritenendo infondata la pista palestinese, lo ha indicato come uno dei quattro mandanti, organizzatori o finanziatori della strage alla stazione di Bologna del 1980 insieme a Gelli, Umberto Ortolani e Mario Tedeschi (tutti deceduti).
“IL GRANDE CHEF DEL VIMINALE”
Umbertone, così lo chiamavano gli amici, secondo alcuni era l’anima nera del ministero dell’Interno. Secondo altri era il “grande chef del Viminale”. Giacomo Pacini in La spia intoccabile (Einaudi) ricorda quanto D’Amato scrisse in un suo ormai quasi introvabile libro: “Ogni buon agente segreto, insieme al cifrario o al mini-registratore, ha sempre un taccuino con i buoni indirizzi di forchette nel suo Paese e all’estero. Questi ristoranti sono convenzionalmente una specie di campo neutro, dove si parla liberamente, senza timore di registrazioni clandestine o di altri trucchi e dove i camerieri hanno una sorta di nulla osta di sicurezza”.
Rimosso dall’Uar nel 1974, divenne direttore della Polizia di frontiera fino alla chiusura nel 1978 e andò in pensione dalla Polizia nel 1984. È proprio nel 1978 che diventò direttore della Guida ai ristoranti italiani, curandola fino al 1995 fino a farla diventare un punto di riferimento nella storia della gastronomia italiana. Scrive Pacini: “La più importante spia italiana, insomma, trova pure il tempo di lavorare (e con grande successo) come critico gastronomico in uno dei principali settimanali dell’area progressista”. Lo chef Gianfranco Vissani lo ha definito “suo mentore”.
In questo intreccio tra spionaggio e cucina, Pacini osserva: “Sul perché l’editore dell’Espresso ritenne di affidare incarichi di questo tipo proprio a D’Amato (che poteva anche avere un ottima conoscenza della gastronomia, ma non era certo uno chef) non è dato sapere. Appare tuttavia legittimo chiedersi se fosse solo un caso che a far emergere lo scandalo relativo al Piano Solo (in seguito al quale, a causa della grave delegittimazione subita dal Sifar, ebbe di fatto ha inizio l’ascesa di Amato i vertici dell’apparato di sicurezza) fosse stato proprio quel giornale.
IL CAMBIO DI PROPRIETÀ
BFC Media Spa e IDI Srl (socio unico Danilo Iervolino) hanno sottoscritto una lettera d’intenti con GEDI Periodici e Servizi Spa e GEDI News Network Spa per l’acquisizione dei rami d’azienda relativi alle attività editoriali del periodico L’Espresso e della testata Le Guide de L’Espresso. L’operazione verrà condotta dalla neocostituita società L’Espresso Media Srl, partecipata al 51% da BFC Media, società quotata al mercato Euronext Growth Milan, e al 49% da IDI Srl.
L’accordo prevede varie forme di collaborazione, tra cui la prosecuzione dell’abbinamento del settimanale all’edizione domenicale del quotidiano La Repubblica, la promozione congiunta delle iniziative editoriali, dei servizi di distribuzione nelle edicole e di gestione degli abbonamenti. “L’Espresso rappresenta una parte importante della storia d’Italia”, ha commentato Denis Masetti, presidente della neocostituita società. “Partendo dalla sua storia, vogliamo anche che si sviluppi attraverso un progetto editoriale indipendente e condiviso, supportato da strumenti e strategie moderne e investimenti adeguati che facciano crescere la qualità del prodotto, la diffusione e la sua penetrazione”.