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L’Italia superi il 2% e rafforzi l’Alleanza atlantica. Parla Formentini

Seguire l’esempio tedesco per dare nuovo slancio alla Nato, crisi energetica, Ucraina e il ruolo della Cina nel conflitto. Intervista a Paolo Formentini, deputato della Lega e vicepresidente della III Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati

“Nella dichiarazione di voto riguardo la risoluzione sulla guerra in Ucraina ho sottolineato, ma lo sostengo da sempre, che l’Italia, seguendo l’esempio della Germania, debba superare la spesa del 2% del Pil per la difesa. La Nato ce lo chiede da tempo”. Paolo Formentini, deputato della Lega e vicepresidente della III Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, a Formiche.net afferma la sua posizione sul possibile superamento da parte del nostro Paese del 2% del Pil per le spese per la difesa, strada già intrapresa dalla Germania. E sul conflitto russo-ucraino ribadisce che la Lega invita il premier Draghi a lavorare per il dialogo, contando anche sulla mediazione del Santo Padre.

Missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg, munizioni. Sono le potenziali armi che l’Italia invierà a Kiev. Mario Draghi invoca la linea della fermezza contro un “atto barbaro” scatenato da Mosca, mentre Matteo Salvini esprime la propria contrarietà alla fornitura di “armi letali”. Qual è la posizione della Lega in merito?

Matteo Salvini ha sostenuto la risoluzione votata quasi all’unanimità dal Parlamento italiano. La Lega non rompe la compattezza dell’Occidente mentre bombe russe cadono sulle città ucraine uccidendo innocenti e sventrando palazzi. Però, la Lega chiede al presidente Draghi di far quello che noi italiani sappiamo fare meglio di tutti: far parlare le parti, lavorare per il cessate il fuoco. Contiamo molto anche sulla mediazione del Santo Padre. Ieri, giorno delle ceneri, ho firmato l’appello del Papa per la pace.

La Germania ha deciso di superare il 2% del Pil in spese per la difesa come gli Usa chiedevano da tempo. Dovrebbe farlo anche l’Italia?

Nella dichiarazione di voto riguardo la risoluzione sulla guerra in Ucraina ho sottolineato, ma lo sostengo da sempre, che l’Italia, seguendo l’esempio della Germania, debba superare la spesa del 2% del Pil per la difesa. La Nato ce lo chiede da tempo. Troppo a lungo noi europei abbiamo pensato che fosse normale che gli Stati Uniti si svenassero per fornire uno scudo, un ombrello all’Europa. È importante sottolineare che la Nato è il bedrock della nostra sicurezza. Una difesa europea dovrà essere complementare e mai alternativa alla Nato, perfettamente integrata nell’alleanza anche come complementare. Ormai, sono quattro anni che partecipo, in qualità di vicepresidente della delegazione italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato, ai lavori dell’Assemblea e mi è chiaro che l’alleanza è un’alleanza non solo militare, ma anche e soprattutto politica, poiché tiene unito l’Occidente e anche l’Europa del post-Brexit.

Quanto alla risposta sanzionatoria, cosa pensa dell’esclusione mirata di banche russe dal circuito Swift? Ci saranno ripercussioni per il nostro Paese? L’importazione di gas dalla Russia soddisfa circa il 45% del nostro fabbisogno nazionale.

La crisi mette in evidenza le debolezze strutturali del nostro sistema-Paese. Dico sì ai rigassificatori, sì ai termovalorizzatori, sì all’incremento dell’estrazione di gas italiano, sì alla diversificazione dei canali di approvvigionamento di gas. Su questo mi sono speso molto in Parlamento, presentando varie interrogazioni sulla realizzazione del gasdotto EastMed. L’Italia ha bisogno di unità, ha bisogno di semplificare procedure per l’installazione di impianti solari ed eolici, ha bisogno di una vera politica energetica. La Lega ha votato le sanzioni chiedendo, però, un fondo compensativo europeo per non lasciare soli i nostri imprenditori già duramente colpiti dalla pandemia, e la sospensione del patto di stabilità. Da questa crisi drammatica ne usciremo stando compatti, con un sistema-Paese più forte.

Putin dopo aver messo in stato di allerta il sistema difensivo atomico, ha subìto la condanna della Cina, la quale rivendica una soluzione pacifica del conflitto. È ottimista? Roma può svolgere un ruolo di mediazione?

Matteo Salvini ha invocato con forza la necessità di un dialogo. Io stesso intervenendo alla Camera ho ribadito che confidiamo nel ruolo che può svolgere il presidente Draghi e nella mediazione del Papa. La diplomazia deve lavorare anche e soprattutto mentre cadono le bombe, non bisogna mai sbarrare la via alla pace. Detto ciò, noi della Lega siamo orgogliosamente parte dell’Occidente, della Nato e siamo convinti che le istituzioni democratiche vadano difese.

Tuttavia, la Cina si è astenuta sulla risoluzione dell’Onu per l’invasione russa in Ucraina.

La Cina parrebbe sfruttare questa crisi che l’avvantaggia poiché indebolisce oggettivamente la Russia. L’astensione è un segnale di distanziamento. Ed è logico. Infatti, più la Russia è debole ed isolata, più i russi dipenderanno in futuro dai cinesi.

Mi sia permesso lanciare un appello: non dimentichiamo Taiwan! Il summit del Quad (Usa, Giappone, India, Australia), oggi, ci ricorda quanto sia importante quell’area del mondo per tutti noi. Non bisogna arretrare, l’Indopacifico dev’essere free and open. Non arretriamo sulla difesa delle democrazie. Taiwan e l’Ucraina ci ricordano quanto lo stato di diritto, le istituzioni liberali e in definitiva la nostra stessa libertà oggi siano in pericolo.

I russi hanno delle ragioni? Quali?

Chi attacca una democrazia, una nazione sovrana e ne mina l’integrità non ha nessuna ragione. Le sofferenze del popolo ucraino e del popolo russo sono colpa di Putin.

La Commissione Esteri ha elaborato una risoluzione unitaria sull’Ucraina. Può dirci qualcosa in merito ai contenuti del documento?

Abbiamo lavorato con gli altri partiti in un clima di unità nazionale, con il coordinamento del presidente della Commissione Esteri Piero Fassino, per arrivare a un testo condiviso, spiace che poi alcune frange minoritarie abbiano rotto in aula quell’unità che è la nostra forza in questo momento tragico.

Kiev desidera entrare a far parte della famiglia europea. Cosa ne pensa? Quest’ingresso inasprirebbe maggiormente le tensioni attuali?

Abbiamo detto sì alla candidatura dell’Ucraina, sì alle sue aspirazioni europee, come è stato scritto nella risoluzione approvata da Camera e Senato.

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