Skip to main content

Così Russia e Cina minano le democrazie. Parla la premier lituana Šimonytė

Di Ingrida Šimonytė

È necessario affrontare gli attacchi autoritari all’ordine mondiale. Il discorso pronunciato da Ingrida Šimonytė, primo ministro della Lituania, alla Conferenza dell’International Republican Institute, tenutasi il 7 marzo 2022 nel Parlamento a Vilnius

La scorsa settimana è stata brutale. Per mille versi. Non solo per l’Ucraina. Ma per tutti noi che, almeno finora, abbiamo la fortuna di essere soltanto spettatori.

La nostra generazione sperava di non dover mai più assistere ad una guerra aperta, brutale e su vasta scala in Europa. Ora tale guerra si svolge sotto i nostri occhi, alle nostre porte. Ci svegliamo e andiamo a letto con la televisione che ci trasmette in diretta le massicce esplosioni nelle aree residenziali di Kharkiv, di Mariupol, di Kyiv… Con le immagini di case e scuole rovinate nelle strade che alcuni di noi hanno percorsi. Immagini con il silenzio assordante di donne, bambini ed anziani rifugiati sottoterra.

I nostri nervi sono esauriti sulle montagne russe dei sentimenti. Furia, disperazione, speranza, preoccupazione, dolore, determinazione, odio. Sollievo… ogni mattina quando apprendiamo che l’Ucraina, la sua leadership e la sua capitale hanno respinto l’ennesimo attacco e vivono per vedere un altro giorno. Guadagnando un giorno in più anche per noi. Un altro giorno in cui i bambini ucraini – non i nostri – vivono sotto i bombardamenti.

Oggi vorrei concentrarmi sul sentimento più travolgente: il senso di colpa.

È difficile scrollarsi di dosso il risentimento per il fatto che ci vuole così tanto sangue innocente per rendersi conto che i regimi autoritari sono come un virus contagioso. Il loro effetto distruttivo sull’intero organismo non può essere fermato se ci nascondiamo dietro la maschera della demagogia. O se ci copriamo gli occhi sperando che in qualche modo prima o poi tutto si risolverà.

Putin ha svelato ciò che in molti erano troppo riluttanti ad ammettere: un regime autoritario è come l’organismo di un tossicodipendente che richiede una dose sempre maggiore. Alla fine, perde ogni freno morale. E’ semplicemente determinato ad ottenere ciò che vuole. Nessun mezzo diventa inaccettabile. Nessuna bugia diventa troppo sfacciata e assurda per giustificare quel che non può essere giustificato.

Dobbiamo ammettere la dolorosa verità. Abbiamo tollerato le dittature purché non interferissero con il nostro desiderio di una vita comoda. Credevamo che i legami economici avrebbero civilizzato i regimi autoritari. Siamo stati riluttanti ad intraprendere azioni reali perché temevamo che sarebbe stata troppo costosa per le nostre economie ed avrebbe potuto provocare l’aggressore. Ci siamo ingannati da soli tentando di dialogare con dei bugiardi patologici e di negoziare la pace con coloro che vogliono solo la guerra.

Il nostro cervello si è abituato a vedere la Corea del Nord ed i suoi Kim per quel che sono, ma si è rifiutato di comprendere che nuovi Kim stavano emergendo alle nostre porte.

Il grande problema è che ai dittatori non interessa il benessere dei propri cittadini. E i loro cittadini sono così sottoposti al lavaggio del cervello e ipnotizzati che perdono qualsiasi volontà o capacità di resistere, anche quando il dittatore sta distruggendo le loro vite. La macchina della propaganda del Cremlino non risparmia nulla per adempiere alla sua missione: convincere i russi e fin troppo occidentali che l’Occidente è marcio e moralmente degradato. Al contempo, la famiglia di Putin, i suoi oligarchi e la sua entourage amano le gustose prelibatezza occidentali più di chiunque altro.

Per la mentalità occidentale e democratica, la vita umana è il tesoro più prezioso. Per un dittatore, nessun sacrificio umano è troppo grande per realizzare le sue ambizioni. Ecco perché Huntington batte Fukuyama.

Il problema è che i nostri principi, i nostri valori ed il nostro modo di fare vengono abusati dai dittatori del mondo. Che essi siano in Russia, Bielorussia, Cina, Corea del Nord, Iran, Venezuela o altrove al di fuori del mondo democratico. Spesso provino pure a travestirsi da democratici, all’inizio. Ma alla fine, i dittatori finiscono sempre per disprezzare apertamente l’ordine mondiale costruito sulle regole e sul rispetto dei diritti umani.

Noi in Lituania abbiamo continuato ad avvertire che i dittatori capiscono soltanto il linguaggio del potere brutale – economico, o  meglio, militare. Qualsiasi cosa in meno lo vedono come segno di debolezza che li incoraggia. Vedono l’appeasement come una licenza di uccidere. Abbiamo gridato a gran voce alle crescenti minacce alla sicurezza non solo per la nostra regione, ma anche per l’Ue e la NATO. Sulla necessità di rafforzare la difesa alleata. Sinceramente avrei voluto tanto che fossimo stati smentiti dai fatti. Purtroppo, non è così.

Oggi possiamo celebrare un mondo democratico più unito che mai. Il nostro aiuto all’Ucraina e la risposta al Cremlino sono più forti che mai. Stiamo finalmente investendo di più nella nostra sicurezza e ci rendiamo contro che la neutralità è un autoinganno. Tutto questo è successo troppo tardi. Ma la brutalità del Cremlino e l’eroismo del popolo ucraino hanno finalmente risvegliato l’Occidente.

Eppure non basta il risveglio. Addentrarsi nel credere che stiamo facendo abbastanza… non basta.

Potremmo non essere pronti a chiudere i cieli. Ma se vogliamo mantenere viva la piccola speranza che Putin possa essere fermato in Ucraina, dobbiamo fare molto di più. E subito. Dobbiamo continuare, aumentare ed accelerare gli aiuti letali all’Ucraina. Dobbiamo disconnettere non alcune ma tutte le banche russe da Swift per ottenere il pieno effetto delle sanzioni ora – non fra un anno. Tutte le sanzioni economiche che introduciamo sulla Russia devono essere introdotte anche in Bielorussia. Perché il regime di Lukashenko è complice. Ma anche perché dobbiamo impedire alla Russia di aggirare le sanzioni attraverso la Bielorussia. Se c’è qualche speranza che Putin possa essere fermato dalla sua cerchia interna ora, dobbiamo agire di conseguenza. E le tasche di Putin devono iniziare a sanguinare. Di brutto. Ora.

Dobbiamo tagliare le forniture energetiche della Russia all’Occidente. Qualunque cosa costerebbe ai nostri cittadini, è inferiore al costo della catastrofe umanitaria globale che abbiamo davanti. Questa primavera il terreno fertile ucraino non verrà seminato con grano, ma col sangue. Credo possiamo capire tutti cosa significherà per il mondo.

Già oggi dobbiamo chiederci non solo come possiamo resistere. Ma come potremmo mai tornare all’ordine mondiale basato sulle regole. Come possiamo ricostruire il mondo in modo che nessuno mai osi romperlo di nuovo. Certamente, non ce la faremo cadendo in ginocchio davanti al dittatore che si accinge a distruggerlo.

Non ho dubbi che altri dittatori stiano attentamente osservando. Capiscono cosa c’è in gioco. Aspettano di vedere se il mondo libero sarà in grado di domare la furia delle dittature. O se il terrore, basato sul ricatto nucleare, prenderà piede.

Oggi più che mai le democrazie devono restare unite. Dobbiamo smettere di dare la priorità al nostro comfort. Dobbiamo pensare a come sconfiggere un dittatore – facendone esempio per tutti gli altri. Altrimenti, ci sarà un prezzo inimmaginabile da pagare, e presto. Non dobbiamo temere il ricatto ma essere preparati, per quanto possibile, agli scenari peggiori. Dobbiamo far capire ai dittatori e al loro entourage che “è stato toccato il fondo”. Che non li sopporteremo più. Perché le dittature sono diventate una cancrena politica con la quale minacciano di infettare il mondo intero.

La situazione in cui ci troviamo oggi è molto grave. Ad un dittatore è stato permesso di marcire e di scivolare nella sua realtà parallela. È probabile che oggi, infatti, stia avvenendo la battaglia per la vera e definitiva liberazione dal totalitarismo sovietico nel mondo. Non ci siamo purificati da tutto il contagio quando è crollata l’Unione Sovietica. E ora dobbiamo sopportare il suo contrattacco.

Oggi, gli ucraini non sono soli nel combattere i resti dell’Urss che Putin tenta di resuscitare. L’Ucraina non sola nel proteggere la propria sovranità e l’ordine democratico mondiale. Un’ordine che sta reagendo. Di certo Putin non se lo aspettava.

Credo che il bene possa e deve prevalere sul male. Voglio credere che quando lo farà, saremo in grado di guardare gli ucraini negli occhi senza sensi di colpa. Facciamo tutto quel che è in nostro potere perché ciò accada. Oggi, non domani.

Слава Україні! (Gloria all’Ucraina)

(Traduzione in italiano a cura di Laura Harth)

 

×

Iscriviti alla newsletter