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Radio, Tv e siti web, il Cremlino spegne l’informazione

Bbc, DW, Meduza e Radio Svoboda. L’ente regolatore dei media in Russia, Roskomnadzor, ha annunciato le limitazioni ai pochi siti di informazione ed emittenti che erano rimasti. Nuove leggi per la censura in arrivo e la posizione dell’Unione europea

 

La radio Eco di Mosca, l’emittente televisivo Dozhd, il sito Meduza e il giornale Novaya Gazeta. I pochi canali di informazione indipendenti che erano rimasti in Russia sono stati oscurati – o costretti a chiudere – dopo l’ultima stretta del Roskomnadzor, l’ente regolatore dei media. Una guerra dentro la guerra, in cui Mosca sfrutta l’attacco armato in Ucraina per liquidare le voci del dissenso all’interno del Paese.

Il Roskomnadzor ha imposto sanzioni a tutte le testate che descrivono le operazioni in Ucraina come una “guerra” o “un’invasione”. L’unica definizione autorizzata dalle autorità russe è “operazione militare speciale”. Il mezzo di comunicazione che non si piega a questa narrativa rischia di essere oscurato o multato.

Sanzioni anche per i siti internazionali nell’edizione russa, come l’emittente britannica Bbc e il tedesco Deutsche Welle, che fanno una copertura non gradita della situazione.

Le pagine Facebook di molti siti indipendenti e internazionali sono diventati inaccessibili sul territorio russo, secondo il monitoraggio di GlobalCheck.

Imminente purtroppo la chiusura del sito web del servizio russo Radio Liberty, Svoboda.org, per avere diffuso notizie relative ai bombardamenti. Ieri è stata annunciata anche la chiusura di Rain tv, inclusa nella lista di “agenti stranieri” del ministero di Giustizia russo, del sito Taiga-Info, specializzato in notizie dalla Siberia, e dell’emittente tv di opposizione russa Dojd. “Serve tempo per respirare un po’ e capire come continuare a lavorare, speriamo davvero di tornare a trasmettere”, ha scritto sul canale Telegram Natalia Sindieieva, direttrice generale di Dozhd.

Nel caso dell’Eco di Mosca la decisione di fermare le attività è stata presa dalla maggioranza del Consiglio di amministrazione, in seguito alla sanzione per avere commentato la situazione “in maniera estremista e con disinformazione”. La radio conta di continuare a lavorare su YouTube e sui social network. Fondata ad agosto del 1990 ai tempi “perestroika”, l’Eco di Mosca è stata creata come un’alternativa a Gostelerradio, il monopolio sovietico della radio e televisione.

Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha commentato la chiusura come “una decisione degli azionisti, dei proprietari”.

Per Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, “in Russia stanno aumentando la censura dei media imposta dalle autorità e la repressione delle proteste pacifiche contro la guerra in Ucraina”.

“Questi mezzi di comunicazione – ha spiegato Borrell – sono stati messi a tacere per aver fornito una piattaforma a fonti e voci che contestano il quadro falsificato della situazione sul campo in Ucraina come rappresentato dal governo russo e dalla rete di disinformazione sotto il suo controllo, compresi i canali televisivi russi controllati dallo Stato”.

“Applaudiamo al coraggio di quei cittadini russi che osano opporsi pubblicamente alla guerra che Putin sta conducendo contro l’Ucraina, nonostante la censura e la repressione – ha concluso -. Applaudiamo ai media indipendenti russi e alle ong russe che difendono i valori della democrazia, dello stato di diritto e della libertà e ci sforziamo di informare il popolo russo della situazione sul campo in Ucraina”.

Intanto, le autorità russe non si fermano e discuteranno nei prossimi giorni in Parlamento un progetto di legge che prevede condanne fino a 15 anni per la diffusione di “notizie false” sull’esercito.

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